Come ogni anno, Cinetel ha pubblicato durante la seconda settimana di gennaio i dati ufficiali relativi all’andamento economico del mercato cinematografico italiano. A un primo sguardo generale, diverse sono le tendenze che puntualmente si sono riconfermate. La più importante è sicuramente la decrescita, costante ma non eccessivamente marcata, degli incassi totali: se nel 2017 il botteghino tricolore aveva guadagnato € 584.554.941 con un numero di presenze pari a 92.264.159, nel 2018 gli stessi valori sono scesi rispettivamente a € 555.445.372 (-4,98%) e 85.903.642 (-6,89%).
Nonostante queste cifre avvalorino un’idea di crisi che da anni si accompagna a qualsiasi discussione sull’economia del cinema italiano, altri dati – in questo caso in controtendenza rispetto a quelli proposti in precedenza – fanno invece presagire l’esatto contrario. Nel momento in cui ci si focalizza maggiormente sui lungometraggi nazionali, appare infatti palese che il cinema di produzione o co-produzione italiana esca assolutamente vincente dall’anno appena concluso. Rispetto ai dodici mesi precedenti, i lungometraggi nazionali hanno incassato complessivamente € 127.869.334, ovvero € 24.628.540 in più rispetto a quanto stilato lo scorso gennaio. Inoltre, è in crescita anche il numero di biglietti, che nel 2018 ha sfiorato i 20 milioni (per l’esattezza 19.920.776), superando di 3.027.820 unità la somma del 2017.
Questo incremento del +23,86% nei guadagni prettamente tricolore appare ancor più sorprendente nel momento in cui si prendono in esame i titoli che lo hanno permesso. Conclusa da tempo la remunerativa parentesi dei cinepanettoni e in mancanza di grandi supercampioni come Quo Vado o Perfetti sconosciuti (che nel 2016 incassarono rispettivamente € 65.365.655 e € 17.370.302), il pubblico sembra aver voluto puntare non esclusivamente su singoli poli d’attrazione – che essi siano attori, registi o anche storie rodate –, ma sul cosiddetto cinema medio, più tematicamente variegato.
Prendendo come campione i 27 titoli italiani (8 in più dell’anno precedente) che hanno registrato un incasso superiore al milione e mezzo, tale multiformità appare evidente, lasciando trasparire anche un desiderio da parte degli spettatori di confrontarsi con un nuovo modello di cinema. Sebbene sia inviolato il tradizionale predominio di commedie come ad esempio Benedetta follia con Carlo Verdone o Un gatto in tangenziale con Paola Cortellesi, non mancano dramedy famigliari (A casa tutti bene di Gabriele Muccino o Euforia di Valeria Golino), melodrammi d’amore (Napoli velata di Ferzan Ozpetek), thriller all’italiana (Il testimone invisibile con Miriam Leone) e perfino film d’autore (i due Loro di Paolo Sorrentino o Dogman di Matteo Garrone).
La grande vastità di titoli nazionali prodotti sembra aver permesso al cinema italiano di ritagliarsi uno spazio tra i grandi blockbuster americani, il cui dominio resta comunque incontrastato. Proprio questi ultimi risultano però curiosamente in perdita: con un incasso di € 333.515.100 e delle presenze pari a 50.958.345, il cinema a stelle e strisce è stato infatti vittima di una netta inflessione, come dimostrano il -14% degli introiti e il -15,29% dei biglietti venduti rispetto all’anno scorso.
Ad uno sguardo retrospettivo, il 2018 sembra dunque essere stato un buon anno per il cinema italiano, non solo da un punto di vista qualitativo, ma anche economico. Sebbene una lenta curvatura a ribasso accompagni gli incassi totali da circa un triennio – ovvero dal 2016, non casualmente l’anno di uscita del già citato Quo Vado –, l’offerta delle produzioni nazionali risulta sempre più vincente, non solo grazie ai tanto conclamati volti noti che lo popolano, ma anche (e forse soprattutto) per merito di giovani addetti ai lavori maggiormente disposti a sperimentare.