Prisma apre il suo primo episodio con il rosso a tutto schermo e prosegue per i sette successivi con gli altri colori della bandiera dell’orgoglio LGBTQ+, chiudendosi sul bianco, come la luce che li contiene tutti quanti prima che si rifrangano (appunto) in un prisma. Scritta da Alice Urciuolo e Ludovico Bessegato, con quest’ultimo anche alla regia, la serie accoglie con intelligenza i caratteri del teen drama d’importazione per accendere i riflettori su un gruppo di adolescenti di Latina e mostrarne le esperienze di crescita, da quelle più difficili a quelle più tenere. Prodotta da Cross Productions è ora disponibile su Amazon Prime Video.
Volto (doppio) di spicco nella serie è Mattia Carrano, interprete dei due gemelli Marco e Andrea Risorio, diciassettenni dalle attitudini e carattere opposti, a cui dà una pienezza emotiva unica per entrambi e ben distinguibile: Marco è timido, pratica il nuoto, occasionalmente videomaker, e sogna di conquistare il cuore di Carola (Chiara Bordi); Andrea preferisce il basket, ha un conto in sospeso con Nina (Caterina Forza) e finisce nel giro dello spaccio che lo porta un giorno a conoscere Daniele (Lorenzo Zurzolo), membro di un gruppo trap insieme a Vittorio (LXX Blood) e Ilo (Matteo Scattaretico). Per Andrea l’esplorazione della sua identità di genere trova come salvagente il libro di poesie Dolore minimo di Giovanna Cristina Vivinetto, la cui storia è stata d’ispirazione per gli autori nell’ideazione del soggetto di serie, nello specifico per le vicende dei due gemelli.
È un merito da non sottovalutare quello di creare personaggi a partire da esperienze di persone che vivono o hanno vissuto condizioni affini a quelle di cui si vuole parlare, così come dimostra la consulenza chiesta a Sofia Righetti, influencer e attivista disabile, per scrivere Carola. Quel che ne risulta nel complesso è un soddisfacente racconto di formazione che infrange pregiudizi di ogni tipo e normalizza radicalmente la presenza sullo schermo di personaggi appartenenti a minoranze, che purtroppo ancora oggi faticano a trovare spazio nei prodotti nostrani. La serie vanta inoltre un’attenta e varia selezione di brani musicali, che fissano i momenti ad alto impatto estetico, su cui Prisma sembra voler puntare molto, e che ben si inseriscono in un ritmo generale tenuto sempre vivo da una struttura narrativa solida e una fotografia che sa catturare lo sguardo, curata da Benjamin Maier.
Con una decisa progressione nel campo del dramma adolescenziale italiano, gli autori di Skam dimostrano di saper continuare a rivolgersi a un pubblico di giovani e giovanissimi. La loro ultima serie aspira a configurarsi come lo specchio della “Gen Z”, e lo fa trattando temi attuali in modo non banale, all’insegna dell’inclusività, anche in fase di produzione, un insieme di dati che se messi uno vicino all’altro restituiscono il valore unico e promettente di Prisma.