Ancora una volta: i giovani attori di Fabrique n. 29

attori

È stato un anno difficile. Mentre un virus sconosciuto ha riempito di malati gli ospedali di tutto il mondo, il virus purtroppo conosciuto del razzismo ha continuato a fare vittime, a partire dagli Stati Uniti, dove la morte di George Floyd ha provocato imponenti rivolte che non scorderemo facilmente. Ma anche in Europa e in Italia c’è sempre qualcuno pronto a dividere, invece che unire, sulla base del colore della pelle o della provenienza. I nostri giovani attori del numero 29 sono qui per dimostrare ancora una volta, con le loro storie e la loro professionalità, quanto ogni discriminazione fondata sulla diversità di colore, lingua o cultura sia inaccettabile e superata dalla storia.

HAROUN FALL

Ho 24 anni e vengo da Torino.

Mi avete visto in: Ho iniziato con Arrivano i prof, una commedia di Ivan Silvestrini. Poi ho recitato nelle serie L’amore strappato per Canale 5 e L’allieva per RAI 1 e nel film di Mauro Russo Cobra non è. Ho girato inoltre diversi cortometraggi con le produzioni di Lino Guanciale e del Centro Sperimentale di Cinematografia. Ultimamente sono stato in tournée teatrale con La classe di Vincenzo Manna e la regia di Giuseppe Marini.

Mi vedrete in: Zero, serie Netflix, che uscirà nei mesi invernali. Sarò anche in Space Monkeys, opera prima di Aldo Iuliano, con Amanda Campana e Riccardo Mandolini.

Essere a cavallo tra diverse culture, per me significa: Significa aver maggiore capacità di comprensione e di sguardo sul mondo. Io sono stato adottato e la considero una fortuna perché, nella sfortuna di non aver conosciuto i miei genitori biologici, mi ha dato la possibilità di vivere più culture contemporaneamente: se questo è un arricchimento per chiunque, lo è ancora di più per un attore perché ti porta a comprendere diversi punti di vista. Significa avere la possibilità di ampliare la propria visione e scegliere facendo la differenza.

FLAURE B.B. KABORE

Ho 26 anni e sono nata a Ouagadougou, Burkina Faso.

Mi avete visto in: Il vegetale di Gennaro Nunziante: come prima esperienza completa sul set è stato veramente un dono poter partecipare a questo progetto. Nella terza stagione di Tutto può succedere di Alessandro Casale e Lucio Pellegrini. A teatro negli spettacoli di Lucilla Lupaioli, e in Silvia di Federico Maria Giansanti.

Mi vedrete in: Sono in attesa del responso dai casting di due progetti importanti top secret…

Essere a cavallo tra diverse culture, per me significa: Non credo di aver capito bene la domanda, ma in ogni caso per me significa non saper cosa rispondere ogni volta che leggo “città di provenienza” o mi viene chiesto “di dove sei?”. Significa crescere in un paese in cui, accendendo la TV, ti vedi rappresentata sempre con gli stessi stereotipi o addirittura non ci sei per niente. Significa, sin da piccola, essere categorizzata in un modello di bellezza definito “non bello” per via dei miei capelli, delle mie labbra e, non c’è neanche bisogno di dirlo, per il colore della mia pelle. E dover accettare il fatto che queste stesse caratteristiche che nelle ragazze nere non vengono rispettate e celebrate, addosso ad altre ragazze, “non colorate” vengano definite “esotiche”. Quando sono sul set, significa, a volte, dovermi preparare al fatto che non ci siano fondotinta della mia nuance e essere liquidata con un “tanto hai una pelle bellissima, a che ti serve”. Significa, nonostante quanto ho appena detto, essere parte e amare questo meraviglioso paese che mi ha accolta tanti anni fa, in tutti i suoi colori.

YONV JOSEPH

Sono nato in Florida, USA.

Mi avete visto in: Penny on Mars, L’agenzia dei bugiardi, E noi rimanemmo solo a guardare.

Mi vedrete in: Nel cortometraggio BRUH (Black Roman Unapologetic Here).

Essere a cavallo tra diverse culture, per me significa: Provengo da un paese multiculturale, sono cresciuto in comunità multiculturali e ho frequentato scuole dove le persone erano diverse tra loro, sia in termini di aspetto fisico sia di valori, quindi quando sono arrivato qui in Italia non mi è sembrato strano vedere così tanta gente diversa. Trovo sia bello salire su un autobus e sentire quattro o cinque lingue diverse. Penso che la questione del multiculturalismo e della diversità percepite come problematiche abbia a che fare con la resistenza al cambiamento di alcune persone. Vorrei che la società mi vedesse semplicemente come un essere umano e non qualcuno o qualcosa di diverso dagli altri.

MARTINA SAMMARCO

Ho 31 anni, sono nata ad Asmara (Eritrea) e sono cresciuta in provincia di Vicenza.

Mi avete visto in: Lampedusa, Nero a metà e sono stata protagonista di un episodio de L’ispettore Coliandro dei Manetti Bros. Ho avuto l’opportunità di interpretare un piccolo ruolo nel film The Two Popes di Fernando Meirelles, un set illuminante dove ho potuto vedere all’ opera attori immensi come Anthony Hopkins e Jonathan Pryce.

Mi vedrete in: Doc – Nelle tue mani di Jan Michelini e Ciro Visco, con Luca Argentero.

Essere a cavallo tra diverse culture, per me significa: Tutto e niente. È qualcosa che trovo affascinante (mi sono laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi sull’auto rappresentazione delle seconde generazioni di turco-tedeschi nel cinema), ma che personalmente, purtroppo, non mi appartiene. È vero, sono di origine eritrea, ma, essendo stata adottata a pochi giorni di vita, l’unica cultura nella quale mi posso identificare è quella italiana. Il desiderio, però, è quello di fare un viaggio ad Asmara e scoprire finalmente qualcosa di più del luogo dove sono nata e che, a oggi, è solo impresso nei tratti somatici del mio viso.

MAURIZIO BOUSSO

Ho 25 anni, sono nato e cresciuto a Roma.

Mi avete visto in: Tolo Tolo di Checco Zalone, nel videoclip musicale Immigrato che ha lanciato il film e in un episodio della serie Nero a metà andata in onda su RAI 1.

Mi vedrete in: A settembre dovrebbero partire le riprese di un film per il cinema, visto il periodo che stiamo vivendo il condizionale è d’obbligo. Il progetto è entusiasmante ma al momento non posso dire di più.

Essere a cavallo tra diverse culture, per me significa: È un gran privilegio, sono cresciuto con influenze culturali diverse che mi hanno sicuramente arricchito. Ad esempio fin da piccolo, durante le vacanze estive, andavo nel paese di mio padre: quando tornavo a casa qui in Italia, era tutto molto strano, sono paesi così diversi tra loro nei modi di pensare e fare. Mi dovevo sempre riadattare ma mi piaceva. Oggi sono senegalese come mio padre, domani etiope come mia madre poi di nuovo italiano. Credo quindi che allo stesso tempo significhi sapere “negoziare” la propria identità all’interno dei vari contesti in cui vivi.

TEZETA ABRAHAM

Sono nata a Gibuti da genitori etiopi, mi sono trasferita a Roma quando avevo cinque anni.

Mi avete visto in: È arrivata la felicità.

Mi vedrete in: Chi lo sa! Ci sono un po’ di progetti che si stanno concretizzando…

Essere a cavallo tra diverse culture, per me significa: È davvero molto importante. Avere la possibilità di attingere sia dalla cultura italiana e occidentale che a quella etiope africana mi rende sicuramente una persona per certi versi più complessa, ma voglio pensare che al mondo d’oggi questa sia per me una grande opportunità per vivere appieno le mie culture, e poter essere come un ponte che metaforicamente le collega.