Fotografi di scena/3: Floriana Di Carlo

Floriana Di Carlo
Floriana Di Carlo sul set.

Floriana Di Carlo è una fotografa dal sangue siciliano, che sa come cogliere le sfumature cromatiche della sua terra. Alla ricerca costante delle geometrie nascoste in natura, scatta immagini caratterizzate dalla ripetizione e da nette linee prospettiche. Il suo “dietro le quinte” è personale e poco inscrivibile in uno stile preciso, ma di sicuro di raffinata bellezza. Con Floriana prosegue la nostra carrellata di ritratti dei fotografi di scena più ricercati sui set.

La tua prima macchina fotografica?

La Polaroid di papà! Quando ho iniziato a lavorare seriamente l’ho fatto con una Canon Eos 60D. 

Il tuo primo film?

Felicia Impastato, diretto da Gianfranco Albano, un film a cui sono tuttora particolarmente legata per la storia, i luoghi, il legame con la troupe e il cast. Ricordo ogni scena, ogni inquadratura: stavo sempre sul set, andavo anche quando non ero convocata.

Quale macchina fotografica utilizzi ora? E perché è quella più adatta a te?

Lavoro con due corpi macchina Canon: EosR6 ed EosR, una scelta parecchio condizionata da una questione di impugnatura, a parità di performance con le altre. Difficilmente mi indirizzo su altre scelte: mi informo, le provo (negli ultimi  due anni ho anche  lavorato con corpo e ottiche Sony extra “corredo”)… e poi resto fedele.

Obbiettivi? Quali lenti preferisci sul set?

Nel mio corredo ho sempre un 24-70mm, un 70-200mm T 2.8. e un 50mm fisso. Ottiche che mi permettono di interagire in maniera quasi completa con la scena.

Quando scatti sul set, in generale impieghi priorità di otturatore, di diaframma oppure setti tutto in manuale? 

Manuale, ma non è una regola. Dipende dalle situazioni, dalla luce, da quel che provo quando osservo le scelte del reparto fotografia senza esserne necessariamente condizionata.

Fotografia naturalistica: preferisci ottenerla solo con luce naturale o con l’utilizzo di diverse luci artificiali?

Solo con la luce naturale. 

Quando scatti fuori dal set, in particolare per i “posati”, preferisci luce continua o flash?

La luce continua: ho dato via i flash tanto tempo fa. Un bagliore che mi infastidisce: lo trovo condizionante per chi si trova al di là dell’obiettivo.

Curi tu la post-produzione delle tue foto?

La post la seguo sempre ed esclusivamente io. Il ricordo legato al momento, alla luce e ai colori è oggettivo prima di essere soggettivo. Rischierei di vedere alterato quello che cerco di catturare quando scatto.

Il primo vero e importante rimprovero che hai ricevuto durante un lavoro ma che ti ha insegnato qualcosa di fondamentale sul tuo mestiere.

Il più grande rimprovero è stato quasi tacito, quindi anche più pesante. Un ritardo di consegna per il mio primo lavoro importante. Ritardo dovuto a tempistiche che non conoscevo ancora nonché ad una metodica sbagliata. Da quel momento organizzarmi è diventato naturale.

Chi come noi fa cinema, spesso non pensa ad altro e non ha il tempo di godersi altro. Ma dimmi tre cose che addirittura preferisci allo stare sul set.

Mi divido tra bere vino e mangiare patatine, tante patatine, ma il mio vero guilty pleasure è il taglio e cucito, la macchina da cucire è il mio terzo corpo macchina.

 Il collega che “odi” di più, perché è troppo bravo?

Sono tantissimi: Turetta, Primavera, Scarpa, Carmelingo, Zayed, Zambelli, ultimo ma non ultimo  di questa “prima formazione”, nonché quello che più mi piace praticamente sempre, Philippe Antonello.