Andrea Corsini: amo l’horror che racconta il presente

Ferine
Protagonista di "Ferine" è Anna Della Rosa ("La grande bellezza")

Il corto Ferine sta portando grande fortuna al suo autore Andrea Corsini. Dopo l’anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia, nell’ambito della Settimana della Critica, Ferine sta girando il mondo e ha da poco vinto il premio per il Miglior Corto al Nightmares Film Festival di Columbus, Ohio.

Adesso tocca a Polonia, Argentina e di nuovo Stati Uniti, col prestigioso New York City Horror Film Festival frequentato, in passato, da George Romero, Roger Corman e Tobe Hooper. Il bresciano Andrea Corsini, classe 1980, si gode il pubblico riconoscimento del suo lavoro e confessa che fare il regista non è sempre stato nei suoi progetti: «Mi sono avvicinato alla regia da autodidatta. Facevo l’impiegato e scrivevo di cinema per passione su un forum. A un certo punto ho deciso di visitare la Mostra di Venezia e mi sono ritrovato a fare l’aiuto regista di Virus, programma di RAI Movie. Lì ho scoperto che dietro l’obiettivo ci stavo bene, anche se prima di allora non avevo mai visto una macchina da presa». Conclusa quest’esperienza, Andrea Corsini decide di realizzare un cortometraggio a livello professionale. Il risultato è Non nel mio giardino, interpretato da Paolo Briguglia e Giorgio Carminati. «Per scriverlo ho impiegato un anno perché ho dovuto studiare il linguaggio e la tecnica. Volevo realizzare un progetto da proporre ai produttori e ho trovato dei professionisti interessati a Brescia. Sono andato a Berlino per una settimana per la post-produzione e ci sono rimasto due anni. Per me è stata la scuola più importante. Quando sono tornato in Italia, ho fondato una compagnia di produzione audiovisiva con alcuni soci. In sette anni ho trasformato un’esperienza transitoria in un lavoro».

FERINE | Shortfilm – Trailer from Andrea Corsini on Vimeo.

Sia Non nel mio giardino che Ferine gravitano nell’ambito dell’horror/thriller: il primo è un racconto distopico con una forte componente allegorica, mentre il secondo si avvicina molto di più all’horror classico. Il rapporto col cinema di genere, per Andrea Corsini, è una realtà complessa: «Non nel mio giardino è un lavoro spontaneo. L’ho scritto prima che uscisse Black Mirror. Avevo scoperto da poco Brazil e la fantascienza distopica, mi interessava raccontare quel tipo di atmosfere. Rivedendolo, il corto funziona più a livello di storia che di forma, per via dei mezzi limitati. La mia attrazione per l’horror deriva dal fatto che a casa mia gli horror erano vietati, perciò li vedevo solo a casa della nonna, in vacanza o dai cugini. Ci sono film a cui sono legato come La cosa di Carpenter, Non aprite quella porta di Tobe Hooper, Robocop di Verhoeven o Beetlejuice di Tim Burton. Non si può prescindere dagli autori che hanno fatto grande il genere, ma questi riferimenti non sono legati all’idea di cinema che vorrei fare oggi». Andrea Corsini ammette di non subire il fascino di operazioni nostalgia come la serie Stranger Things e preferisce guardare ai contemporanei che provano a dire qualcosa di nuovo: «Mi interessano autori come Ari Aster, Jordan Peele o Mike Flanagan che hanno ridato linfa vitale al genere; Carlos Reygadas va ancora oltre».

Quando si parla di modelli, lo sguardo di Andrea Corsini è rivolto al cinema internazionale, ma lui ci tiene a portare avanti la bandiera del cinema di genere italiano e analizza con sguardo lucido la situazione che si trovano di fronte i registi emergenti. Per l’autore bresciano il vero problema non è trovare storie da raccontare bensì incontrare il produttore giusto: «La prima difficoltà è farsi ascoltare. Se proponi un film di genere pensano che tu sia di serie B o low budget. Io ho lavorato bene con chi non mi ha promesso i soldi del ministero, ma a volte passano anni prima di incontrare un produttore adatto». Questa è la ragione per cui Corsini non ha ancora esordito nel lungometraggio, anche se ha una sceneggiatura pronta nel cassetto da anni: «Di solito si realizza un corto per poi fare il lungo, nel mio caso è accaduto il contrario. Ho scritto prima il lungo, da quel mondo in seguito è derivato Ferine. Entrambi ruotano attorno al tema della lotta primordiale, mi interessava confrontarmi con la figura del mostro senza giudicarlo. Volevo raccontare un personaggio che agisce con ferocia per via della situazione che vive. Gireremo in inglese, ma per ora il progetto è in fase di sviluppo perché mancano ancora i produttori. Se tutti i pezzi andranno a combaciare, sarà una coproduzione tra Italia, Francia e Canada».

Ferine è una produzione Oki Doki in coproduzione con Edi Effetti Digitali Italiani.