Venezia 76: 5 è il numero perfetto, Igort e il suo esordio riuscito solo a metà

5 è il numero perfetto

Quello di Igort, al secolo Igor Tuveri, era uno degli esordi più attesi della 76esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia apertasi ufficialmente ieri con la proiezione dell’intenso La vérité di Kore-eda. Dell’adattamento cinematografico del suo romanzo grafico più noto, 5 è il numero perfetto, se ne parlava difatti da più di un decennio. Inizialmente tra i produttori doveva figurare l’ex direttore del Festival di Venezia Marco Müller e dietro la macchina da presa nel corso degli anni si è pensato al regista romano classe 1955 Egidio Eronico e al cineasta cinese Johnnie To, con Igort che avrebbe dovuto partecipare solo in veste di sceneggiatore. Il progetto però ha preso definitivamente piede solo quando il nostro, in assoluto uno dei più celebri autori di fumetti e illustratori italiani a livello internazionale insieme a Lorenzo Mattotti (curioso come anche quest’ultimo abbia esordito nel lungometraggio con l’ottimo La famosa invasione degli orsi in Sicilia), ha accettato di curarne la regia.

Presentato in concorso alle Giornate degli Autori, 5 è il numero perfetto è un adattamento piuttosto fedele della pluripremiata graphic novel edita in Italia nel 2002 e poi pubblicata in numerosi paesi del mondo: siamo a Napoli nel 1972 e il vecchio guappo Peppino Lo Cicero (Toni Servillo), ritiratosi da tempo a vita privata, si trova costretto a tornare in azione per vendicare il figlio, giovane sicario ucciso durante una notte di lavoro in seguito al tradimento di un uomo di cui non si conosce l’identità. Per raggiungere il proprio scopo, Peppino coinvolge di nuovo il suo storico braccio destro, il temibile Totò ‘o Macellaio (Carlo Buccirosso), con il quale farà scorrere molto sangue per le vie del capoluogo campano alla ricerca della verità sulla morte dell’amato figlio.

5 è il numero perfetto

Fumettista, illustratore, saggista e musicista, con questo suo esordio dietro la macchina da presa Igort conferma la propria fama di artista poliedrico e, coadiuvato in primis dall’ottimo direttore della fotografia Nicolaj Brüel (Dogman) e dallo scenografo Nello Giorgetti, dimostra di avere anche una buona sensibilità sul piano dello sguardo cinematografico. Se dal punto di vista visivo il film risulta senz’altro affascinante con i numerosi riferimenti al cinema noir e nella ricostruzione di un’inedita Napoli cupa e piovosa, a convincere meno è lo sviluppo della storia e del rapporto tra i personaggi principali, il cui approfondimento psicologico rimane il più delle volte in superficie. Per quanto Igort avesse già esperienza in qualità di sceneggiatore cinematografico (negli ultimi anni ha co-sceneggiato L’accabadora di Enrico Pau e Last Summer di Leonardo Guerra Seràgnoli), infatti, è proprio lo script il punto debole della sua opera prima. 

Dopo una buona prima mezz’ora in cui vengono introdotti in maniera piuttosto intrigante vicenda e personaggi, il film non riesce a restituire ritmo e densità del romanzo grafico e, pur intrattenendo discretamente lo spettatore, si perde in alcune lungaggini e ridondanze di troppo (la stessa struttura divisa in cinque capitoli sul piano narrativo non risulta particolarmente efficace). Ad eccezione del protagonista ottimamente interpretato da Toni Servillo, gli altri personaggi sono troppo deboli sul piano della scrittura e diviene così difficile per chi guarda appassionarsi fino in fondo a quanto avviene sullo schermo. Sebbene 5 è il numero perfetto cerchi con coraggio di far dialogare i linguaggi del fumetto e del cinema, dunque, complessivamente non può considerarsi un’operazione del tutto riuscita. Davvero un peccato.