Shadows: un racconto di formazione come un thriller

Shadows di Carlo Lavagna
Mia Threapleton e Lola Petticrew in “Shadows”

Fin dai titoli di testa Shadows, il film del romano Carlo Lavagna in concorso alla 18esima edizione di Alice nella Città, è capace di stimolare la curiosità dello spettatore. Inquadrature che si spostano su quello che sembra un quadro composto da linee colorate, ricoperto di ombre; in sottofondo una musica suggestiva incute mistero e inquietudine. Subito dopo, Alma (Mia Threapleton, figlia di Kate Winslet) si risveglia di soprassalto da un incubo, così la sorella Alex (Lola Petticrew) cerca di tranquillizzarla, guardandola negli occhi e ripetendo ad alta voce le sue caratteristiche fisiche per farla ritornare alla realtà. Un primissimo piano inquadra Alma, mentre con gli occhi umidi guarda direttamente in camera, accrescendo la tensione della scena.

Alma e Alex vivono in un enorme hotel diroccato, in un’ambientazione post-apocalitticaa che poco a poco si disvela quando la madre (Saskia Reeves) torna dalla caccia notturna. Carlo Lavagna alterna diverse tecniche per valorizzare il carico drammatico delle singole scene: movimenti di macchina morbidi fanno posto a riprese esagitate realizzate con la camera a mano, inquadrature più raffinate e classiche, che sfruttano la profondità di campo, si alternano a sequenze più grezze ed essenziali. La regia di Lavagna (qui al suo secondo lavoro, dopo Arianna) è così disinvolta e attenta da sorprendere in diverse occasioni, come nella scena notturna ambientata nel bosco, quando Shadows chiarisce la sua natura horror: il buio che rende il bosco inconquistabile, l’affanno dei personaggi a tutto volume.

Ma sarebbe riduttivo confinare Shadows in un unico genere. «Una madre è responsabile delle debolezze delle proprie figlie», afferma la mamma, eppure esercita malamente il suo istinto protettivo, e con il suo atteggiamento sempre più ambiguo e imprevedibile provoca una frattura nel rapporto con le figlie che le spingerà a compiere piccoli atti di ribellione via via sempre più audaci. A ben vedere Shadows è soprattutto il racconto di un’emancipazione, in cui due figlie reagiscono alla scoperta di lati oscuri nella personalità della madre.

La sceneggiatura (scritta a otto mani da Vanessa Picciarelli, Fabio Mollo, Damiano Bruè e Tiziana Triana) rende con efficacia la suggestione provocata dalla mamma e dal suo istinto protettivo nelle due ragazzine: fuori «la natura si sta riprendendo tutto», ciononostante la mamma fomenta le paure anche indirettamente limitando la loro curiosità e non fornendo spiegazioni, oppure ignorando la loro crescita che le ha già portate ad avere i primi desideri sessuali e le prime mestruazioni. Soprattutto, la madre conserva il potere alimentando l’ignoranza delle figlie verso il mondo esterno: analogamente come accadeva in Kynodontas (di Yorgos Lanthimos, 2009), avere il controllo sulla cognizione degli oggetti fisici determina chi possiede il predominio.

Shadows è prodotto da Andrea Paris e Matteo Rovere, una produzione Ascent Film con RAI Cinema, in coproduzione con Feline Films, in associazione con Fís Éirean / Screen Ireland.