Oscar 2016: sorprese e conferme

Fabrique ha seguito la cerimonia dell’Academy in diretta commentando  tutti i premi con gli amici e gli esperti che sono rimasti con noi fino alla mattina per aspettare il verdetto sul miglior film.

Ecco un bilancio critico di Andrea Di Iorio, regista e sceneggiatore, sui più celebri awards del cinema.

La cerimonia degli Oscar appena trascorsa ha oscillato per tutto il tempo tra risultati piuttosto prevedibili e altri talmente imprevedibili da essere deludenti. Mad Max porta via quasi tutti i premi tenici, meritatamente, a eccezione dell’Oscar alla migliore fotografia, che va per il terzo anno consecutivo ad Emmanuel Lubezki. E ci chiediamo come mai non abbia vinto il tredici volte candidato Roger Deakins per l’ottimo lavoro in Sicario o John Seale, collaboratore storico del sempre sottovalutato Peter Weir, per Mad Max, appunto.

Sorprende, poi, in maniera non del tutto positiva l’ennesima vittoria di Iñárritu, un virtuoso della macchina da presa che però aveva già avuto modo di mostrare la propria cifra stilistica in Birdman lo scorso anno. Probabilmente, però, il premio mancato che ci lascia un po’ più dispiaciuti è quello a Stallone, che col suo Rocky invecchiato in Creed ci ha regalato un’interpretazione di straordinaria umanità. L’affetto del pubblico nei confronti di Rocky è percepibile, quindi anche la delusione, però è pur vero che ha vinto la migliore interpretazione della cinquina, cioè quella di Mark Rylance per Il ponte delle spie di Steven Spielberg.

C’è da aggiungere che la Brie Larson di Room non può reggere il paragone con la Charlotte Rampling di 45 anni, qui alla sua prima nomination in assoluto. E anche Rooney Mara probabilmente per Carol lo avrebbe meritato di più della seppur brava Alicia Vikander di The Danish Girl.

La premiazione che ci ha emozionati di più è indubbiamente stata quella di Ennio Morricone, che dopo un abbraccio con John Williams, va a ritirare la statuetta per dedicarla alla moglie. Un secondo premio alla carriera, più che al film stesso, dopo quello ufficiale già vinto nel 2007. fabriqueoscar2

Veniamo infine a Leonardo DiCaprio, la cui vittoria è di nuovo un premio alla carriera in un certo senso, non essendo di certo quella in Revenant la sua migliore interpretazione. Fassbender lo avrebbe meritato senza dubbio di più.

In conclusione, pare che l’Academy stia prendendo una strada tortuosa, non facilmente comprensibile, fatta di ripetizioni non del tutto spiegabili e neppure completamente condivisibili, che non sappiamo dove porterà alla fine questa fondamentale, contraddittoria, ma comunque seguitissima, celebrazione dell’industria cinematografica.