Maratona Oscar #Preview 4: I corti

Un'immagine da "Ave Maria"

Negli Stati Uniti, forse più che da noi, i cortometraggi sono una fucina di nuovi talenti che ogni tanto riescono ad approdare anche agli Oscar. Uno degli esempi più eclatanti è quello di Luxo Jr., la lampada della Pixar protagonista di un cortometraggio del 1986 diretto da quello che sarebbe diventato il guru John Lasseter. Steve Jobs aveva appena comprato la società dalla Lucas Film e il corto fu un modo per dimostrare al mondo di cosa poteva essere capace. Divenne il primo cortometraggio di animazione in 3D a ricevere una nomination, il resto della storia lo conosciamo bene.

Tra i nomi noti che negli anni hanno vinto questo riconoscimento ci sono l’attore e regista Jeff Goldblum (Il grande freddo, Jurassic Park, La mosca), lo sceneggiatore danese Anders Thomas Jensen (autore poi del lungo Le mele di Adamo) e andando un po’ più indietro nel tempo il francese Jacques Cousteau. Restando nell’animazione, invece, diversi sono anche gli italiani che sono saliti sul tappeto rosso entrando dalla porta “corta”, per così dire, come Bruno Bozzetto (nel 1991 con Cavallette), o Emanuele Luzzati (nel 1974 con Pulcinella). Questa categoria non prevede infatti limiti di lingua o nazionalità, ma richiede la vincita di un certo di numero di premi in festival internazionali riconosciuti o una vera e propria uscita al cinema nell’area di Los Angeles.

Quest’anno nella categoria dei migliori corti live action abbiamo innanzitutto una coproduzione tra Francia, Germania e Palestina intitolata Ave Maria, che vede una famiglia di israeliani costretti a chiedere aiuto a un gruppo di suore cattoliche quando la loro macchina li lascia a piedi nella West Bank. Scenari di guerra anche in Shok, film kosovaro sul conflitto degli anni ’90, e in Day One, con un’interprete dell’esercito americano a cui durante il primo giorno di lavoro viene affidato il figlio di un costruttore di bombe nemico. Infine Everthing Will Be Alright del tedesco Patrick Vollrath e l’irlandese Stutterer di Benjamin Cleary.

Tra i corti di animazione troviamo invece il film in computer grafica Bear Story di Gabriel Osorio, prima nomination in questa categoria per il Cile che, insieme a Il bambino che scoprì il mondo, è un attestato della crescente importanza dell’America Latina in questo settore. La Pixar ritorna dopo qualche anno di assenza dai corti con Sanjay’s Super Team, il breve film distribuito nelle sale insieme a Il viaggio di ArlCosmoso, mentre molto favorito sembra essere World Of Tomorrow di Don Hertzfeldt, già Gran Premio della giuria al Sundance. Prologue è l’opera del veterano Richard Williams, mentre il russo We Can’t Live Without Cosmos ha dalla sua il Premio della giuria al festival di Annecy.

Per il corto documentario intanto è interessante notare come due dei titoli candidati siano già disponibili su Netflix mentre gli altri tre saranno trasmessi dall’emittente HBO, il che dimostra un’attenzione verso il genere, anche in forma breve, che non trova uguali in Italia.

Cominciamo parlando di Body Team 12, i cui produttori esecutivi sono niente meno che l’attrice Olivia Wilde e il co-fondatore di Microsoft, Paul Allen. Il documentario è incentrato sull’epidemia di Ebola in Liberia, in particolare sulle squadre incaricate di raccogliere i corpi e si distingue non solo per il coraggio dei protagonisti ma anche di quello della troupe nell’esporsi a un possibile contatto con la malattia.

Chau, Beyond The Lines è il racconto delle conseguenze dell’Agente Arancio, il defoliante usato dalle truppe americane nella guerra del Vietnam, che tuttora oggi causa gravissime malformazioni nella popolazione locale e nei bambini, a volte trattati come attrazioni turistiche per le loro deformità. È stato girato nell’arco di otto anni dagli americani Courtney Marsh and Jerry Franck.

Ancora Vietnam in Last Day Of Freedom, che narra l’ultimo giorno di vita di un reduce della guerra nel Sud Est asiatico, resosi colpevole dell’omicidio di un’anziana mentre era ancora in preda al trauma post-bellico. In realtà si tratta di un ibrido che usa l’animazione per gestire meglio la drammaticità del racconto, lasciato alle parole del fratello del condannato; la regia è di Dee Hibbert-Jones e Nomi Talisman.

A Girl In The River: The Price Of Forgiveness diretto da Sharmeen Obaid-Chinoy, tratta della violenza domestica sulle donne in Pakistan, mentre come chiaro dal titolo Claude Lanzmann: Spectres Of Shoah ripercorre la tragedia dell’Olocausto ma attraverso la lente del cinema. O più di preciso la lente di Lanzmann, che al tema dedicò un’opera della durata di 10 ore.

Miglior cortometraggio

Ave Maria

Day One

Everything Will Be OK

Shok

Stutterer

Miglior cortometraggio d’animazione

Bear Story

Prologue

Sanjay’s Super Team

We Can’t Live without Cosmos

World of Tomorrow

 Miglior corto documentario

Body Team 12

Chan, beyond the Lines

Claude Lanzmann: Spectres of the Shoah

A Girl in the River: The Price of Forgiveness

Last Day of Freedom