Francesca Comencini: l’amore è una guerra

una scena del nuovo film di Francesca Comencini
foto di Andrea Pirrello

L’amore per Francesca Comencini è una guerra. Guerra dei sessi e guerra con sé stessi. Per il suo nuovo lavoro, Amori che non sanno stare al mondo, presentato in anteprima al Festival di Locarno nella sezione Piazza Grande, la regista si è costruita un alter ego nevrotico e accentratore, Claudia, professoressa universitaria in piena crisi. La ragione è la fine della sua storia col collega Flavio, uomo taciturno, prudente, poco voglioso di impegnarsi in una relazione così totalizzante. Claudia e Flavio sono due personaggi che traboccano di idiosincrasie legate a un vissuto personale, ma sono anche lo specchio dei tempi di cui il film della Comencini prova a dare uno scorcio. Basti pensare al loro primo incontro/scontro durante il quale si scatena una polemica accademica sul peso dell’amore e della figura femminile nell’evoluzione della società. Una scaramuccia tra docenti che si consuma di fronte a una platea di allievi e che si trasformerà, nell’arco di poche ore, in una improvvisa dichiarazione d’amore (da parte di lei) di fronte a un piatto di spaghetti.

“Io sono femminista” sottolinea Francesca Comencini. “Considero il femminismo una cosa importantissima e rivendico totalmente questa etichetta. Per molti anni il femminismo è stato visto come una minaccia e sono felice nel vedere che oggi le ragazze ne abbiano riscoperto il valore. Generalmente le storie d’amore non riescono a realizzarsi. Prima o poi finiscono. In questo momento c’è una crisi dei rapporti tra uomini e donne. Per me questo è un film generazionale, della mia generazione, quella dei 40-50enni. Persone che si sono affrontate, scontrate, che si sono misurate con la nuova libertà delle donne e col suo impatto su tutti gli assetti della vita, in primis sulle storie d’amore”.

Mascino e Trabacchi in una scena del film di Francesca Comencini
foto di Andrea Pirrello

A interpretare Claudia e Flavio sono Lucia Mascino, attrice teatrale nota al grande pubblico per la web series Una mamma imperfetta e per I delitti del BarLume, e Thomas Trabacchi. Due volti poco inflazionati sul grande schermo che Francesca Comencini ha scelto cucendogli addosso due personaggi scomodi proprio perché capaci di mettere in piazza, senza filtri, manchevolezze e difetti. Il film, che ha una struttura narrativa scomposta, a tratti quasi caotica, assembla materiali diversi per riprodurre il “rumore” che si avverte nella testa dopo la fine di un amore. Un rumore che Francesca Comencini mima rimescolando la linea temporale, con continui salti tra passato e presente, aggiungendo voice over che riproducono i pensieri di Claudia e Flavio, immagini di repertorio e sequenze pseudo-oniriche. Ma su tutto svetta Claudia con le sue reazioni scomposte, i suoi momenti di sconforto, i suoi eccessi emotivi.

Lucia Mascino spezza una lancia a favore del suo personaggio: “Claudia può apparire isterica, eccessiva, egocentrica, ma il suo comportamento è causato dal momento che sta vivendo. Si trova nella fase di non accettazione della fine di un rapporto che lei ha contribuito a chiudere per poi pentirsene subito. D’altra parte in vari momenti del film Claudia sente che il suo uomo non è coinvolto nella storia in maniera totale, lei chiede di più perché quando ami veramente la totalità non ti spaventa. La sua ossessione amorosa contribuisce a rovinare il rapporto, ma l’ossessione proviene dal fatto che Flavio non è coinvolto quanto lei o da una sua insicurezza? E’ intorno a questo interrogativo che ruota il film”.

La regista Francesca Comencini

Amori che non sanno stare al mondo segue l’elaborazione del lutto di Claudia per la fine della relazione con Flavio seguendola nelle varie fasi che seguono il distacco, la frenesia dello stalking telefonico, gli sfoghi con l’amica del cuore, interpretata da un’irresistibile Carlotta Natoli, e l’approdo a una relazione omosessuale con una disinibita studentessa che ha il volto di Valentina Bellè.

Francesca Comencini alza l’asticella della provocazione mescolando sensualità esplicita e autoironia in un lavoro che si va delineando come una commedia, ma che presenta tratti decisamente atipici rispetto alla produzione italiana media. Quale reazione auspica la regista nel pubblico quando il film arriverà nelle sale? “Credo che la risposta sarà reattiva, sia in positivo che in negativo” confessa la Comencini. “Il mio è un film che irrita, infastidisce, fa rabbia oppure piace molto. Ciò che auspico è che tante donne vadano a vederlo e ne traggano un piccolo empowerment, che trovino la forza di rialzare la testa e ricominciare”.