Un “Weekend” che non si dimentica: Riccardo Grandi racconta il suo film in uscita su Amazon Prime

weekend-riccardo-grandi - Fabrique du Cinema
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L’eterno scontro fra presente e passato, ambientazioni sospese e non-luoghi: sono una parte dei numerosi tasselli di Weekend, film che conta tra i produttori Roberto Cipullo di Camaleo e Giovanni Amico di Twister, che il regista Riccardo Grandi ha deciso di raccontare a Fabrique in occasione dell’uscita del film su Amazon Prime domani 17 dicembre. I protagonisti sono alcune delle giovani leve che si sono fatte più notare nel cinema italiano degli ultimi anni: Alessio Lapice, Filippo Scicchitano, Jacopo Olmo Antinori, Lorenzo Zurzolo, Eugenio Franceschini.

Ci racconti il progetto creativo che sta dietro il film?

Weekend nasce due anni fa, figlio di lunghe chiacchierate fra colleghi destinate, come spesso succede, a rimanere chiuse in un cassetto finché non si trova l’occasione giusta. E in seguito, a causa della pandemia, il lavoro è stato necessariamente sospeso e abbiamo potuto ricominciare solamente durante il periodo estivo. Dato che si tratta di un film ambientato sotto la neve, abbiamo dovuto ricreare gran parte del set in studio e lavorare molto in post-produzione, questo grazie alla Frame by Frame nella persona di Davide Luchetti. In generale posso dire che è stata una bella prova di coesione del gruppo di lavoro essere in grado di riprendere le fila di un lungometraggio dopo molto tempo di sospensione. Per quanto mi riguarda, prima di Weekend la mia esperienza era legata alla miniserie Passeggeri notturni, tratta dai racconti di Gianrico Carofiglio. Per questo motivo ho sentito l’esigenza di portare sullo schermo qualcosa che provenisse più “da me”. Devo dire che amo lavorare in gruppo e non mi ritrovo affatto nella figura del regista autarchico. Adoro lavorare con grandi autori – l’esperienza con Carofiglio è stata bellissima – e in special modo cerco di creare dei veri e propri gruppi di scrittura perché penso che sia il modo migliore per far nascere un film.

Weekend potrebbe definirsi un lungometraggio cross-genered, ma con un approccio visivo legato molto al classico. Come ti sei mosso in questa direzione?

I rimandi al passato ci sono inevitabilmente, in particolare ad autori cui sono molto legato, come Hitchcock e Polanski – Nodo alla gola e Cul de Sac – maestri nel girare in ambientazioni circoscritte. Inoltre, l’esperimento che abbiamo tentato è stato quello di creare un “nowhere”. Il cinema italiano è spesso un cinema fortemente caratterizzato da una determinata provenienza, in questo caso abbiamo cercato di creare un non-luogo, cercando di essere meno local. Come ha sempre sostenuto Stephen King: «I miei romanzi sono tutti ambientati a Castle Rock» e alla domanda su dove sia questo posto, lui risponde: «Sulla mia scrivania, vicino alla mia macchina da scrivere». Ho anche portato avanti una ricerca visiva molto approfondita con il direttore della fotografia Timoty Aliprandi per ricreare le atmosfere vitali per il film.

Qual è stato l’approccio degli attori nel creare questa sospensione?

Gli attori sono arrivati sul set dopo un lungo periodo di prove, in cui sono stati chiamati a vivere davvero l’ambiente del film ricreato dal production designer Biagio Fersini. Quindi in qualche modo sono riusciti a toccare con mano la sensazione di reclusione in cui è avvolto Weekend. Alla base di tutto c’è stata la loro disponibilità verso il testo e verso i personaggi.

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“Weekend”, Alessio Lapice e Filippo Scicchitano

Protagonista in Weekend è la continua lotta tra passato e presente. Cosa scaturisce da questa contrapposizione?

Uno dei grandi temi del film è effettivamente questo: il passato che torna ripetutamente e con forza, riproponendo gli errori incancellabili dei protagonisti. Questa lotta fa perno sul concetto di giustizia, un tema che mi è stato sempre molto a cuore. La giustizia ha mille sfaccettature e credo che sia anche alla base dell’essenza stessa del cinema. Lo spettatore va al cinema per emozionarsi ma anche perché, in qualche modo, vuole ricevere giustizia: che sia una commedia o una storia d’amore o qualsiasi altro genere, quando inizia a vedere un film lo spettatore vuole che succeda ciò che è giusto che succeda.

A proposito di futuro, invece: quali saranno i tuoi prossimi progetti?

Al momento ho un progetto che è in fase di scrittura, un thriller ambientato a New York, città che amo molto. Ammetto che il mio sogno è proprio quello di poterlo realizzare lì. L’augurio per il futuro rimane quello di continuare a creare dei gruppi di scrittura e di lavoro, per far sì che il ruolo del regista seguiti a essere quello del coach di una bella squadra capace di coordinare il talento degli altri.