Carolina Cavalli: Ho scoperto la regia grazie ad Amanda

Amanda
Benedetta Porcaroli è Amanda nell'omonimo film di Carolina Cavalli.

I film hanno bisogno di pubblico, e il pubblico d’incontrare i protagonisti del grande schermo. Così dopo la partecipazione alla Mostra del Cinema di Venezia, durante il lancio cinematografico del suo Amanda, abbiamo parlato con Carolina Cavalli, regista alla sua opera prima che ci ha raccontato del film (con qualche aneddoto inaspettato).

Amanda, interpretata da Benedetta Porcaroli, è una ragazza sospesa tra l’indifferenza dei suoi genitori e una solitudine che vuole infrangere ritrovando un’amica d’infanzia, Rebecca, Galatea Bellugi, anche lei in conflitto con la madre, Giovanna Mezzogiorno. Nel cast, prima volta da attore, anche il cantautore Michele Bravi.

Possiamo dire che Amanda è una storia d’amicizia?

Sì, ma soprattutto di ricerca dell’amicizia e del proprio posto nel mondo. È una storia d’amicizia un po’ ideale come l’amico immaginario che ci creiamo da bambini per dar sollievo all’inevitabile sensazione di solitudine che si prova anche da piccoli. È un antidoto che fa parte di noi e crescendo, per me, cercare l’amica ideale è come cercare il proprio posto del mondo. Forse non c’è, ma è bello continuare a cercarla. Ed è quello che fa Amanda.

A proposito di solitudine, qui sembrano proprio gli adulti a coltivare e imporre solitudini alle loro figlie.

Direi piuttosto una sorta d’isolamento, in cui le figlie possono sentirsi protette o lontane da tutto. A ogni modo risalta un’impossibilità di comunicazione e di rapporto con la realtà, il mondo esterno. La realtà è una cosa strana poi, perché è qualsiasi cosa condivisa. Quindi l’astrazione di sé dalla realtà è più isolamento che solitudine. Però sì, ce l’hanno tutti gli adulti del film.

È la tua prima regia: sei sceneggiatrice, hai scritto Zero per Netflix, ma sei partita vincendo il Solinas e adesso ti sei ritrovata sul set dietro la macchina da presa.

Sì, ho sempre sceneggiato, soprattutto per il seriale. Ho lavorato in tantissimi script negli ultimi cinque anni. Poi alcuni progetti escono, altri si fermano, ma Amanda è venuto anche come regista. Non sapevo se sarei stata adatta perché mi sento estremamente a mio agio riportando sul foglio la mia immaginazione, la regia mi sembrava diametralmente opposta. In tante cose lo è, ma è talmente adrenalinica che provoca quasi dipendenza. Infatti ho già di nuovo voglia di girare, non me lo sarei mai aspettato.

«Siamo in mezzo al niente», «Tu stai in mezzo al niente». Si dicono Amanda e la sorella a un certo punto. E fa riflettere sui tanti non-luoghi che hai scelto come ambientazioni.

Mi affascinano molto le frasi che possono voler dire tutto o niente. E lì ad esempio Amanda e la sorella si trovano a discutere in mezzo ad un parcheggio vuoto. Lo spaesamento è stato molto importante, avere dei luoghi che non fossero significativi geograficamente. Luoghi che si sentissero, più che vedersi. Sono location scelte non per lo stile ma per la storia. Perciò i miei non-luoghi sono quasi un non-esserci.

Amanda

Infatti dalla casa in cemento di Giovanna Mezzogiorno alle grandi stanze spoglie della villa di famiglia di Amanda, dalla natura rigogliosa fino agli squarci vuoti di città al neon hai privilegiato ambientazioni molto evocative. Dove hai girato?

È vero. Ho girato principalmente a Torino e nei comuni dell’hinterland. Sai, è una città che ti offre la possibilità di sentirti dappertutto e da nessuna parte. A volte sembra il Midwest, ogni tanto Parigi. Mi dà sempre l’impressione di essere un po’ sospesa: ha un cielo tanto piatto che sembra un mare, ma in lontananza ti mostra le montagne. La trovo molto strana, a tratti malinconica e quindi poetica.

A un certo punto mostri una specie di obelisco acuminato in fondo a un parcheggio …

È l’obelisco di un outlet di Torino! Vedi che è una città un po’ buffa? Sembra aggiunto in postproduzione, e invece è reale. In generale non abbiamo aggiunto niente in post, magari abbiamo giusto tolto qualcosa. Invece lo scoiattolo che si vede alle spalle di Amanda sulla strada è stato un colpo di fortuna. È sbucato dal nulla, con una bellissima coda alta, guardava in macchina e si è messo quasi in posa!

Su quello infatti ero in dubbio se fosse aggiunto in CGI o no… Perché era perfetto anche nei tempi.

È verissimo, ed è stato un momento meraviglioso.

E con gli attori com’è andata? Hai messo insieme due giovani attrici, ma poi ha tirato fuori dal cilindro un cantautore come Michele Bravi…

Micky ha il suo universo ma è un attore, legge il personaggio e lo interpreta distanziandosi da sé. Al provino ha portato una proposta molto forte che non mi aspettavo e abbiamo lavorato proprio su quella. Ho fatto dei provini a tutti ed è stato scioccante per me cambiare dal foglio alla realtà. Poi però capisci che la realtà è piena di dettagli e sfumature che possono offrirti nuove intuizioni o difficoltà che devi impegnarti a superare in modo creativo. Lo stesso aiuto ti arriva dagli attori, perché con loro il personaggio che hai scritto esiste a prescindere dalla tua immaginazione

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