Benedetta Porcaroli: siamo una squadra fortissima

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Non lasciatevi ingannare dal suo aspetto angelico, perché la “ragazzina” ha coraggio da vendere e la risposta sempre pronta. Non a caso, ha grandi progetti in arrivo… Vi dice qualcosa Netflix?

La meravigliosa incoscienza dei vent’anni e l’onesta consapevolezza di chi sa che non si finisce mai di imparare: così la giovanissima star della fiction Tutto può succedere affronta la sua carriera sempre più fitta d’impegni. Eppure la vita sul set non era affatto nei suoi piani: «A casa mia, scherzando, si è sempre detto che da grande avrei fatto l’attrice, ma diventarlo davvero è stato un colpo di fortuna. Ho sempre amato il cinema, papà mi ha cresciuta coi vecchi film di Totò e Alberto Sordi, ma mi sono buttata all’improvviso in un lavoro che non conoscevo affatto».

E ci è riuscita in pieno: in pochi anni Benedetta è stata diretta da Paolo Genovese nel cult Perfetti sconosciuti ed è recentemente apparsa in Sconnessi di Cristian Marazziti. «A livello interpretativo l’approccio al grande schermo e alla TV per me è stato simile. Ho amato tutti i personaggi che ho interpretato e li ho affrontati con lo stesso impegno. Poi, ovviamente, ogni regista ha un approccio e un carattere diverso. Paolo Genovese, ad esempio, è un vero professionista nel trovare l’equilibrio tra offrire delle linee guida all’attore e lasciarlo libero di favorirne la disinvoltura».

Come ti comporti sul set?

Non ho mai studiato davvero recitazione. Un paio di volte ho chiesto l’aiuto di un coach ma non ho mai trovato il tempo per approfondire. Non so se il mio sia talento innato, sicuramente la naturalezza è uno dei miei punti di forza, ma ho costantemente la sensazione che quello che faccio lo potrei fare ancora meglio. Quindi mi piace potermi dare e chiedere consigli alle persone con cui lavoro e che spero credano nel mio personaggio quanto me.

Prossimamente ti vedremo in Baby, serie targata Netflix che racconterà senza filtri il difficile mondo degli adolescenti.

Sarò la protagonista e finora è stata sicuramente la più grande sfida professionale che abbia affrontato. Sono una buona consumatrice di serie TV e di prodotti Netflix. Quindi, quando ho saputo che avrei lavorato per una squadra talmente forte e professionale ero felice e onorata. Tuttavia, non c’è solo Baby nel mio futuro. Mi vedrete anche, accanto a Barbora Bobulova, nell’opera prima di Manfredi Lucibello: il thriller psicologico Tutte le mie notti.

Che effetto fa passare da progetti per lo più corali a ruoli da protagonista?

Spaventa a morte! Ho letto da qualche parte che entrare in un personaggio è come fare un tuffo nell’acqua gelida: bisogna buttarsi e non pensarci più. Quando sei il personaggio principale hai molta più paura, ma quando cogli la sua anima e capisci esattamente cosa fare, nessuno può sapere meglio di te come comportarsi.

Cosa pensi della generazione di giovani emergenti di cui fai parte?

Siamo un gruppo bellissimo, tanti di loro sono miei amici e adoro vederli cimentarsi in interpretazioni coraggiose. La cosa migliore è che tra noi siamo solidali. Il nostro legame ci rende più forti anche nell’affrontare un provino. Se mi ritrovassi a contendere un ruolo, ad esempio, con una delle sorelle Fontana e fosse lei a ottenerlo al posto mio, sarei contenta. Siamo veramente tosti e determinati e sono orgogliosa di far parte di questo gruppo.

E se un tuo coetaneo ti chiedesse un consiglio per intraprendere la tua strada?

Non gli direi mai di perdere le speranze anche se, realisticamente, non è un momento fantastico per chi sogna di affermarsi come attore in Italia. Ma la mia è una generazione cosciente come mai prima d’ora, e con maggiori strumenti per affrontare questo mondo. Gli direi «preparati, stai per scendere in battaglia. Credici ma non prenderti troppo sul serio». Come dimostra la mia esperienza, ci vuole anche un pizzico di fortuna!

Quali sono i valori che non perdi mai di vista nel lavoro e nella vita privata?

L’umiltà è il più importante. Il nostro lavoro ci espone tantissimo e rimanere coi piedi per terra è fondamentale, perché la professione dell’attore ti dà tantissimo ma può anche essere molto frustrante. Essere umile ti aiuta a gestirla nel bene e nel male, a tenere stretti i rapporti sinceri che instauri. Nella vita personale, invece, con un mestiere che mi porta via così tanto tempo, cerco di rispettare tutti coloro con cui lavoro e di non trascurare la mia famiglia e i miei amici.

Siete ancora più esposti anche per via dei social, che oggi permettono un contatto costante e diretto con i fan. Come vivi la loro presenza nella tua vita?

Non so, con un pizzico di amarezza. Sarò all’antica, ma era bello che l’attore si ammantasse di un alone di mistero e che non si potesse entrare nella sua vita a 360 gradi, sapendo esattamente chi è e cosa fa. D’altra parte, ora il pubblico ha modo di sostenerti concretamente, seguirti e comunicare con te. Questo rappresenta un traino maggiore e a me piace che ci sia un rapporto paritario; interagisco volentieri con chi mi scrive.

Il progetto che ancora non ti è stato proposto?

Sogno una favola dallo humour nero o una commedia brillante alla Woody Allen. Paradossalmente però adoro anche i ruoli forti, in cui la protagonista ha un grave handicap o un trauma terribile alle spalle. Vorrei poter fare tutto quello che non sono.