Salmo. Il più autentico di tutti

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È l’uomo del momento. Le radio passano le sue canzoni. I social moltiplicano i suoi video. I media si litigano le sue interviste, le sue parole, la sua schiettezza. Sto parlando di Salmo, il più autentico di tutti. Ho l’occasione di parlarci tramite il super efficiente fratello-manager Sebastiano che, senza troppi giri di parole, ci mette in contatto e con ancor meno vezzi formali inizia la piacevole chiacchierata con Salmo; le frasi di circostanza da intervista per i rotocalchi non interessano a me e tantomeno a lui, che mi chiama “fra’” e scherza su se stesso e sul mondo. Sarebbe superfluo parlare ancora della sua storia, quella musicale almeno, quella che lo ha accompagnato fino al suo ultimo album, Playlist, che sta facendo incetta di primati e dischi di platino «la mia storia ha anche un po’ rotto le palle» mi dice lui ridendo e saltando a piè pari la breve introduzione.

Arriviamo al dunque, quindi, parlando di cinema, di questa connessione che va avanti da tempo e che ora, dopo l’uscita del video di Lunedì, sembra inevitabile, quasi scontata. Ma prima di andare nello specifico del video, facciamo un passo indietro e Salmo mi parla del suo rapporto con il cinema, ricorda di esserne appassionato da quando era piccolo, ma non un cultore, «non uno di quei patiti che collezionano film, che sanno tutto». La sua intuizione è stata quella di inserire il cinema nei videoclip prima di molti altri. Per spiegarsi mi cita Yoko Ono del 2011, tratto da The Island Chainsaw Massacre: l’impostazione di quel video aveva un mood molto cinematografico, nel montaggio, nei colori, nelle riprese, cominciando a mettere una distanza tra lui e gli altri rapper.

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Gli chiedo se il cinema, i video e quindi il pensiero per immagini tipico della scrittura filmica influenzino i suoi testi: racconta che qualcosa si è modificato in lui, quello che prima nasceva per concetti e idee, adesso nasce con le immagini già dentro, ad esempio quando ha scritto Lunedì aveva già in mente il video, è stato Alessandro Borghi poi a metterci molto del suo facendolo diventare quel piccolo capolavoro che possiamo ammirare. Poi la sua risposta apre una dissertazione interessante sulla realtà dei videoclip e la loro importanza nella scrittura e nell’immagine dell’artista, dimostrando una capacità di analisi che spesso sfugge agli artisti, a volte anche ai manager stessi: «Ormai i video musicali sono in una sorta di limbo». Mi spiega che è un problema di veicolo più che di prodotto, ad esempio chi fa film ha le sale oppure Netflix, insomma è messo in un contesto buono per il suo mercato.

«Chi fa musica come me, invece, spende centomila euro per fare un video, ma quel video non viene messo su Netflix (uno mio sì, però parlo in generale), ma viene caricato dentro il frullatore di Youtube, dove capita di trovarti in coda a video veramente inutili. Si dovrebbe pensare a un canale apposito, ad esempio se Netflix avesse l’intelligente idea di creare una sezione per i videoclip sarebbe una bomba. Non è così facile, non è che possono rivoluzionare tutto il sistema, però pensa a una piattaforma dedicata solo ai video musicali».

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Salmo a valorizzare una sua canzone con Netflix c’è riuscito, l’unico in Italia a uscire sulla piattaforma con un video realizzato insieme a cast e troupe di Narcos Messico, set ideale per la sua Sparare alla luna e per lo storytelling immaginato dal cantante. Al momento la collaborazione si è fermata lì, ma speriamo che Netflix possa seguire il consiglio. Alla fine della lunga chiacchierata, l’ultima domanda sembra naturale: già altrove Salmo aveva parlato delle sue intenzioni, di tanti che lo vedono come attore mentre lui in realtà studia come regista e fa esperienza, co-dirigendo i suoi video e talvolta anche quelli di altri, come per la canzone Sabato di Jovanotti, allora mi ritrovo a chiedergli se e quando avverrà questo salto dal microfono alla macchina da presa.

Salmo frena, dice che probabilmente non ci sarà, non adesso, non così di botto. Sa che in Italia, specialmente in quest’epoca di gogne social e flotte di opinionisti da commento compulsivo, fare un passo falso significa bruciarsi. «Io sto molto attento a tutto quello che faccio, anche nella musica sarei potuto scadere – precisa – però so adesso quali sono i passi che non devo fare, e il primo passo è non fare un film mio» (il pensiero corre rapidamente a tutti quei comici, cantanti, youtuber o altro, ingurgitati dalle produzioni e sputati sul mercato). Comunque Salmo crede sia stato importante partire davanti alla cinepresa e non dietro, perché per arrivare un giorno a dirigere un attore bisogna sapere cosa si prova a esserlo. E lui ha dato prova delle sue abilità attoriali in più occasioni, mostrandosi perfettamente a suo agio all’interno di produzioni di livello internazionale, da Netflix fino al meraviglioso rapporto di squadra instaurato proprio sul set di Lunedì.