Barrì – Avincola e Amir Ra, in anteprima esclusiva

Barrì
"Barrì", il nuovo video di Avincola, con Alessandra Selene, Luca Guastini, Laura Traina.

Metti un giorno Avincola, Pasquale Panella, Morgan e Amir Ra: esce domani 3 ottobre il videoclip di Barrì, prodotto da Origines Project. Noi ve lo mostriamo in anteprima esclusiva e vi raccontiamo che storia c’è dietro.

Io sono stato luce/ingranaggio/chiave/ponte/Io ho condotto le genti/in luoghi inesplorati/ho contattato spazi/e tempi piegati

«A un certo punto mi contatta Morgan e mi dice: “Senti, ho fatto una chat Whatsapp con artisti e producer che stimo, e vorrei aggiungere anche te. Ho scritto un libro di poesie [Parole d’aMorgan, al tempo ancora inedito] e ho chiesto al grande Pasquale Panella di scrivere la prefazione”». Inizia così il viaggio di Barrì, e continua con Panella che propone a Morgan: “Io non ti faccio la prefazione. Ti faccio l’infrazione: cioè rispondo a tutte le tue poesie con altrettante poesie”. «Morgan ha pensato che con un’opportunità così rara sarebbe stato bello se ogni artista avesse scelto a sua volta delle poesie di Panella per trasformarle in canzoni».

Avincola ne ha scelte cinque, e una in particolare è diventata la title track con cui ha aperto il suo ultimo disco: Barrì. «La cosa più curiosa? Oggi ci sentiamo spesso, ma la prima volta che ho parlato con lui mancava mezz’ora alla mezzanotte di Capodanno: così ho passato il Capodanno al telefono con Pasquale Panella».

«È stata una delle cose più belle della mia vita, e non penso solo alla vita artistica. Questi testi non nascevano per essere canzoni: l’aspetto complicato e affascinante è stato il dover inseguire e avvolgere le parole con la musica. Mai avrei ritoccato il testo. Ma la consapevolezza di fare questo lavoro sulle parole dell’autore degli ultimi cinque album di Lucio Battisti [i famosi ‘album bianchi’ pubblicati tra il 1986 e 1994], lo stesso che ha scritto tutta la discografia di Enzo Carella, che ha lavorato con Zucchero e Mango, che ha scritto Vattene amore per Minghi, curato la versione italiana di Notre Dame de Paris e Romeo e Giulietta di Riccardo Cocciante… È  chiaro che mi emoziona. Barrì in un paio di giorni era pronta».

Oggi il video di Barrì si apre con il voice over di Morgan che recita i versi, bellissimi, della poesia originaria alla quale Panella ha risposto, che Avincola ha poi reso musica e sulla quale Amir Ra ha costruito un universo visivo. È inevitabile notare come questa creatura collettiva e composta su più livelli, sembri incredibilmente concepita da un unico sguardo. Partendo dal testo di Panella – evocativo ma obiettivamente criptico, sulla soglia dell’astrattismo – Avincola ha lavorato per creare una sorta di frattura tra parole e musica (i contrasti  non mancano nella sua discografia, come se testo e musica camminassero sempre insieme, consapevoli l’uno dell’altra, ma alimentandosi proprio nella distanza e nel conflitto): «Ho iniziato a lavorare su una sequenza ritmica di batteria molto ripetitiva. Volevo delle fondamenta toste su cui poter giocare con suoni, armonia, musica, e costruire uno scenario alternativo al testo. Battisti ebbe un po’ lo stesso approccio con Panella: ha dovuto costruire la musica su testi che avevano già una loro ritmica, dei tranelli, delle metriche alle quali adattarsi. Nel mio piccolo ho cercato di sperimentare lo stesso approccio».

Barrì

Io ho cablato freddo ferro/che connesso a rame sottile/ha suonato le note più acute mai udite/destando l’attenzione/agli elefanti nella foresta/tra gli applausi dei salici piangenti/dei sadici e paganti/che ridevano al mio passaggio/fragoroso e sfuggito a tutti

Amir Ra (che in occasione della prima collaborazione con Avincola per il videoclip di Battiti feat. Folcast aveva creato l’impianto visivo di un videogioco, combinando live action e 3D) per Barrì si confronta invece con un brano che di letterario e tangibile ha ben poco: lo traduce in una lettura filmica della canzone, collocando scene del quotidiano in un tempo incantato e onirico: «Già dal primo ascolto l’intuizione era quella di mettere Barrì all’interno di una sequenza filmica, quindi farla diventare una sorta di colonna sonora di quello che accade. Parte tutto da questa figura femminile con un velo: è alla ricerca della sua identità e del suo spazio. Volevo ricreare un preambolo contaminato dalla natura, che potrebbe anche sembrare il Nord Africa, con un’immagine quasi mistica di donna tra i campi. Le parole del pezzo sono molto evocative, e avevo anche due reference madri: i visual della regista iraniana Shirin Neshat e un film del ’94, Sotto gli ulivi di Abbas Kiarostami, che racconta la libertà, girato nel deserto con dei colori incredibili e una cura particolare rispetto all’uso del velo».

«Ho voluto lasciare Amir libero – spiega Avincola – perché mi fido ciecamente della sua intuizione e della sua originalità. Io scrivo canzoni, e solo quello so fare: non mi piace chi si improvvisa indossando panni che non gli stanno bene. Ho capito cosa aveva davvero in mente Amir solo durante le riprese ed è stato emozionante rimanere un po’ all’oscuro, vedergli costruire qualcosa dal niente. Il fatto che il videoclip sia volutamente poco chiaro mi affascina tantissimo, e si lega allo stile del testo di Pasquale Panella che, come sappiamo, è molto criptico nelle sue parole».

In un’atmosfera da realismo magico, il video alterna movimenti di macchina lenti e sinuosi a carrellate quasi danzate, con inquadrature pensate per essere composte come quadri animati (le migliori) in cui i personaggi respirano appena, mossi solo dal vento che li circonda, mimetizzandosi con i pattern della terra attraverso un’estetica ipnotica: «L’estetica è qualcosa che curo nei minimi dettagli, e avendo un’inclinazione da direttore della fotografia, questo mi porta a celebrare la cosa più importante: la luce. Tutte le riprese erano coordinate al timing del sole. Cercavo corpi baciati dalla luce che creassero un’atmosfera precisa. Per le ottiche ho usato delle Zeiss fotografiche vintage, che hanno una pasta che mi piace moltissimo. Adoro anche i filtri e li utilizzo spesso, non solo per togliere colore ma anche per giocare con la luce naturale, i riflessi, gli specchi».

Per quanto si intraveda il topos del triangolo amoroso, il risultato è, in definitiva, una vibrazione surreale: «E la bellezza del surreale, nel testo di Panella e nella visione di Amir, per me è un pregio», osserva Avincola. «Nel surreale ognuno può trovare qualcosa di sé. La sensazione che ho avuto leggendo la prima volta il testo di Panella è la stessa che ho provato guardando per la prima volta il videoclip: l’impressione di trovarmi di fronte a uno specchio distorto dove ogni cosa prende una forma inaspettatamente diversa da quella canonica».

 Ma ecco che lì… sei arrivata tu/e mi sono fermato a respirare/Allora ho detto alla mia vita:/“guai a te se mi togli quello sguardo/che la vita di tutte le mie reincarnazioni/possa essere dannata se non sarò capace/di salire alla sua grazia effeminata/odorante di vita e piena del tempo/finalmente saturo di un senso/prima d’ora mai incontrato/e che ‘amore’ ho definito”. (Morgan)