Fotografi scena/4: Luisa Carcavale

Luisa Carcavale
Luisa Carcavale è la protagonista del quarto episodio della nostra rubrica sui fotografi di scena.

Luisa Carcavale ha uno stile inconfondibile, con l’abilità di spaziare dal ritratto artistico al racconto di ambienti e atmosfere. I suoi lavori vengono pubblicati dalle migliori riviste internazionali e la sua fotografia così intensa e personale la porta spesso a essere ricercata da molti registi di cinema con i quali condivide un’unità di visione sia per le foto di scena che per la locandina. Tra i suoi ultimi lavori: L’ombra di Caravaggio, Petra, Blackout Love.

La tua prima macchina fotografica?

Quella in omaggio nel fustino del Dash a nove anni: era un gadget, una “Master compact 35mm”. Ricordo con nitidezza il momento in cui tiravo con insistenza la gonna di mia madre perché comprasse quel fustino, ero attratta inconsapevolmente da quell’oggetto. Poi a 16 anni ho comprato la prima macchina semi-professionale sempre a pellicola, una Canon Eos 33.

Qual è la macchina fotografica che utilizzi ora? E perché è quella più adatta a te?

Per il set cinematografico la Sony A7 Mark III. È leggera, regge gli alti ISO, ottima dinamicità cromatica e ha la modalità silent shooting.

 

Obbiettivi? Quali lenti preferisci nel tuo lavoro sul set?

Dipende dalle inquadrature, tendenzialmente ottiche fisse. Sul set uso i Sigma della serie Art, 35 mm e 85 mm entrambi f1.4, perché sono più luminosi e mi permettono di scattare in situazioni di luce scarsa, restituendo un’atmosfera verosimile al girato. 

Qual è stato il tuo primo set cinematografico? 

Il primo set come fotografa di scena è stata la serie Petra di Sky. I ricordi più belli sono legati principalmente al periodo di riprese a Genova e alla meravigliosa troupe con cui ho condiviso questa esperienza. Ricordo quasi con piacere anche il momento in cui ho rischiato l’amputazione della falange del dito medio della mano destra l’ultimo giorno di riprese: per fortuna quel giorno in ospedale c’era un chirurgo bravissimo che mi ha riattaccato il dito e sono tornata come nuova. Troppo splatter? 

Fotografia naturalistica: preferisci ottenerla solo con luce naturale o con l’impiego di diverse luci artificiali?

Non disdegno l’integrazione moderata di luce artificiale se migliora l’atmosfera o il beauty, ma dipende dallo scatto.

Luisa Carcavale Blackout Love
“Blackout Love”, con Anna Foglietta.

Curi tu la post-produzione delle tue foto?

Purtroppo sì. Perché preferirei affidarla a qualcun’altro, ma non c’è nessuno di cui mi fido davvero. È un lavoro che richiede molto tempo che si potrebbe dedicare ad altro, ma il budget dei servizi spesso non lo consente.

Il primo vero e importante rimprovero che hai ricevuto durante un lavoro ma che ti ha insegnato qualcosa di fondamentale sul tuo mestiere.

A un fonico dava fastidio il suono dell’otturatore anche in una distesa aperta e mi urlò contro di usare un blimp, un oggetto obsoleto e ingombrante, per cui comprai la Sony. Direi dunque che quel rimprovero mi ha insegnato la diplomazia.

Chi come noi fa cinema, spesso non pensa ad altro e non ha il tempo di godersi altro… Ma dimmi cosa preferisci allo stare sul set.

Sui set cinematografici porto sempre le cuffie per sentire la musica, che è già una buona alternativa al ciak/azione/stop, ma oggi senza dubbio preferirei una SPA.

Il collega che “odi” di più, perché è troppo bravo?  

Bridgitte Lacombe, e avrei odiato sicuramente anche Sergio Strizzi.