“Cerchiamo sempre di fare qualcosa che non si sia visto prima”

Kelsey Mann ha svelato i segreti della prossima animazione targata Pixar, mostrando, ancora una volta, la capacità di questo team da Oscar di mettersi continuamente in gioco.

“Cosa sarebbe accaduto se..?” Questa è la domanda da cui parte sempre il lavoro di ricerca del team Pixar per dare il via ad una nuova avventura animata. A svelarcelo è Kelsey Mann, story supervisor già coinvolto in altri lungometraggi come Toy Story 3 – La grande fuga, arrivato alla Festa di Roma per presentare le prime immagini della nuova animazione Il viaggio di Arlo, che sarà in sala dal 25 novembre.

Trenta minuti, in tutto, grazie ai quali viene dissolto qualsiasi timore su un eventuale confronto con il tanto, e giustamente, acclamato Inside Out. Il prossimo lungometraggio firmato dalla Pixar, non dovrebbe pagare in nessun modo lo scotto del successo indiscusso del suo predecessore, visto che, seguendo le direttive artistiche dell’azienda, sposta l’attenzione su uno stile e una narrazione completamente diversa. “Ogni volta che affrontiamo un nuovo progetto cerchiamo sempre di fare qualche cosa che non si sia visto prima – spiega Mann – in questo caso tutto ha preso forma da un interrogativo. Cosa sarebbe successo se, invece di essere estinti da un asteroide, i dinosauri avessero continuato a vivere tanto da formare una società civile? Partiti da questo presupposto, abbiamo percorso tutte le strade narrative possibili, anche le più ardite. Abbiamo perfino creato delle scene in cui queste creature enormi guidavano delle macchine. Alla fine, però, ci sono sembrate eccessive e non le abbiamo inserite”.

La vera novità di questo film, la cui gestazione è durata cinque anni e ha visto un cambio al timone con il regista Peter Sohn, è nascosta nel cuore della vicenda e nella natura dei suoi protagonisti. Pur riproponendo il classico viaggio di iniziazione e crescita di un giovane personaggio accompagnato dal suo cucciolo, prova a cambiare le carte in tavola con un inaspettato scambio di ruoli.  A vestire, infatti, i panni del protagonista adolescente lontano da casa è proprio un dinosauro erbivoro, affiancato da un cane, ossia un piccolo umano selvaggio. Il tutto inserito nella polverosa e monumentale ambientazione del cinema di frontiera.

Ma quali sono state le sfide maggiori ? “Fin dall’inizio volevamo fare un film con pochissimi dialoghi. Solitamente, quando si crea un prodotto per famiglie si cede alla tentazione di riempirlo di parole inutili e di troppi personaggi. Noi, invece, volevamo che fosse più quieto. Questo, però, aumenta notevolmente le difficoltà in scrittura perché non hai nulla dietro cui nasconderti. L’unica cosa da fare, in questo caso, è cercare la verità per rendere il tutto condivisibile e credibile concentrandosi sulla natura dei personaggi”. E per ottenere questo effetto il team Pixar conosce un metodo infallibile. “Bisogna uscire e sperimentare le emozioni – conclude Mann – ad esempio. Sentirci microscopici di fronte all’immensità di una montagna e condividere i nostri timori”.