Eki: il magazine tra arte e luce

Eki
Le tre creative and editorial director: Camilla Cattabriga, Claudia Sicuranza, Eleonora Contessi.

Il connubio tra arte e luce può sembrare ovvio, ma su Eki riesce ad apparire inedito. Eki è un magazine cartaceo che vede la “luce” nel 2020 grazie all’idea di Camilla Cattabriga, Claudia Sicuranza, Maria Chiara Morolli e Arianna Pucci. Prendendo il nome da un’antica divinità del Sole, Eki ha lo scopo di creare uno spazio dove artisti di tutto il mondo possano confrontarsi sui molteplici modi di lavorare con la luce. Anche se le fondatrici vengono dal mondo del cinema, il magazine non è una rivista cinematografica né fotografica, ma è aperta a qualsiasi forma d’arte che tratti la luce.

Perché nel 2020, quando avete iniziato, avete subito deciso di uscire con una rivista cartacea?

Per raccogliere tutte le informazioni per le nostre interviste serve tantissimo tempo, per questo la rivista esce ogni sei mesi. Ci sarebbe dispiaciuto che tanto lavoro finisse per ricevere solo la fruizione rapida e spesso poco attenta di Internet. Pensiamo che unicamente con il cartaceo che va letto, riletto e conservato il lavoro venga rispettato. Inoltre ogni sei mesi scegliamo un tema, sempre in riferimento alla luce, e ci divertiamo a riportarlo nel concreto del magazine, a partire dalla copertina che ha una carta apposita rispetto al concept. Per il numero sulla luce solare, per esempio, abbiamo scelto un’immagine della corona solare stampata su una particolare carta brillante. Un elemento importante è quello della rilegatura: abbiamo scelto un tipo di rilegatura (gloo) che consente di aprire il magazine in maniera completa a 180°. Avere quindi un oggetto cartaceo ci permette di giocare con tutti questi elementi che con una rivista online non sarebbe possibile.

Siete tutte molto giovani. Dove vi siete conosciute e come è nato questo comune amore?

Noi tre creative director  (Claudia Sicuranza, Camilla Cattabriga, Eleonora Contessi) ci siamo conosciute al Centro Sperimentale, Arianna Pera, la nostra production coordinator si è aggiunta dopo ed è stata la nostra fortuna.

Quante copie di Eki siete arrivate a stampare?

Stampiamo ora 400 copie, non poche. Il primo numero era di 200, il secondo già di 300. La vendita della 00, copia pilota, fu una grande sorpresa poiché è andata sold-out in pochissimi giorni e abbiamo dovuto provvedere a una ristampa.

L’idea di lasciare al lettore la possibilità di acquistare la rivista sia con abbonamento che singolarmente nasce sin da subito?

L’idea dell’abbonamento è nato in parallelo con l’uscita della 02, numero dedicato alla luce solare. Sin dal numero zero siamo partite con la vendita online e con pochi punti vendita che già si stanno estendendo in zone anche di provincia e periferia. L’obiettivo è raggiungere anche posti fuori dall’Italia. I numeri infatti sono disponibili anche in lingua inglese grazie a tante traduttrici che fanno un lavoro fantastico.

La vostra distribuzione quindi punta anche al mercato estero?

Le premesse ci sono tutte. È una finestra importante anche per gli artisti coinvolti. Una volta scelto il tema, iniziamo con un vero e proprio brainstorming per individuare gli artisti che esprimono nelle loro opere quel tema. È una delle parti più intense che anche umanamente ci regala tantissimo.

Eki

Come impostate il lavoro rispetto alle scelte estetiche e grafiche?

Scegliamo tutte insieme. Ne discutiamo tanto. Avere tre teste permette alla rivista di essere più ricca, fortunatamente siamo molto in sintonia e sono sempre scambi da cui impariamo molto. Poi c’è il nostro grafico Beniamino Ziccardi che quando non siamo convinte del tutto o indecise viene in soccorso con il suo sguardo da esperto. Per quanto riguarda la scelta delle immagini va in base anche a chi segue l’intervista e l’artista per quell’articolo. A volte è difficile scegliere tra tutte le immagini che si vorrebbero usare.. Questo tipo di lavoro parte già dal principio, prima dell’intervista con l’artista. È sempre un lavoro che funziona all’unisono dall’inizio fino alla fine e che mette in gioco la fiducia che ognuna ripone nell’altra.

Come fate con il copyright?

Ci stiamo muovendo per capire qual è il metodo migliore per utilizzare le immagini. In un primo momento ci facevamo bastare le mail di conferma da parte degli autori, che ha comunque valore legale. Ora proviamo a contrattualizzare, quando possibile. Il lavoro dietro è sempre tanto, anche perché gli artisti vengono da tutto il mondo.

Quali sono i temi dell’ultimo numero?

Eki issue 03, acquistabile online e nei punti vendita selezionati, tratta la luce nel digitale. Ci siamo poste tante domande: una su tutte, come con l’avvento di nuove tecnologie l’uso della luce sia cambiato. Partendo da questi interrogativi abbiamo scoperto mondi che non ci aspettavamo. Tra tutti i numeri è forse quello che ha richiesto la ricerca più ampia. Abbiamo intervistato, per esempio, un direttore della fotografia di videogiochi che per noi ha rappresentato un mondo totalmente nuovo.

Come è composta la vostra redazione? Avete collaboratori con esperienze e studi diversi dai vostri?

Siamo partite in cinque ragazze. Poi si sono aggiunte le traduttrici (Giulia Libardi, Giulia Sorbo, Greta Rattini, Marta I. Giotti e Nina Moog), una text editor (Maddalena Sciarra), una text supervisor (Maria Francesca Catelli), un grafico (Beniamino Ziccardi), e Arianna.  Siamo molto contente perché nel tempo è nato un bel rapporto e un bel dialogo. Per ogni intervista poi che decidiamo di fare dove noi non ci sentiamo competenti chiediamo ad altri collaboratori più preparati sul tema di confrontarsi con l’artista.