In the Trap: un horror di respiro internazionale

Il regista Alessio Liguori racconta In the Trap, il suo ultimo lungometraggio dal respiro internazionale girato con Dream World Movies e Mad Rocket Entertainment – factory fondata dallo stesso regista assieme a Daniele Cosci, Alessandro Risuleo e Simone Bracci (qui il Making of).

In virtù di questa prospettiva internazionale, con quale stile ti sei voluto accostare a In the Trap e a che tipo di pubblico hai pensato di rivolgerti mentre giravi?

Mi piace specificare che il progetto di In the Trap è profondamente europeo: il cast è quasi interamente di lingua inglese, la colonna sonora è stata registrata a Budapest e le riprese sono state effettuate tra Italia e Inghilterra. Per quanto riguarda il pubblico, il target è molto ampio. Abbiamo pensato di rivolgerci innanzitutto agli amanti del genere – non mancano quindi jumpscare e un’atmosfera molto tesa – ma al tempo stesso In the Trap si presenta come un horror psicologico che si muove per stratificazioni. Perciò è adatto anche a chi vuole passare solamente 90 minuti piacevoli in una sala cinematografica e avere un ruolo attivo all’interno della vicenda.

Come siete riusciti a rivisitare gli stilemi tipici di un genere come l’horror?

Abbiamo lavorato moltissimo in pre-produzione perché siamo molto esigenti. C’è stata quindi una buona preparazione già in fase di sceneggiatura nella quale abbiamo deciso di rivisitare i temi ricorrenti dell’horror secondo la nostra visione. La volontà è stata quella di avvicinarsi a un ideale di narrazione il più verosimile possibile pur facendo riferimento ai cliché del genere. Questo film è frutto di un grandissimo lavoro di gruppo in cui ognuno è riuscito a dare il massimo. Credo molto nel lavoro di squadra e ho sempre desiderato trovare – come in questo caso – le persone giuste con cui collaborare e creare qualcosa di innovativo.

In the Trap il regista Alessio Liguori
Alessio Liguori sul set

Quale è stato il vostro approccio al casting?

La fase di casting non consiste nella ricerca di un volto ma di una personalità, perché il dono più prezioso di un attore sta nel suo vissuto e nella sua esperienza di vita. Ho sempre creduto che fosse necessario costruire insieme il personaggio e farlo poi crescere all’interno del team. Alla fine di questa fase ci siamo trovati addirittura a scegliere tra due gruppi di attori così eterogenei che ci avrebbero fatto girare due film totalmente diversi.

I vostri progetti e ambizioni per il futuro?

Il nostro prossimo film si intitolerà Shortcut e speriamo che possa essere il trampolino di lancio per nuove proposte sui film di genere. Con la Mad Rocket intendiamo infatti produrre e dare spazio ad autori giovani come una vera e propria factory.