Moths to Flame: Houston, abbiamo un problema

Moths To Flame

In esclusiva per i lettori di Fabrique la visione gratuita, per un periodo di tempo limitato*, dei corti più premiati degli ultimi anni: i loro autori sono registi giovani e promettenti, e noi scommettiamo sul loro talento. 

Neil Armstrong e Buzz Aldrin sono intrappolati misteriosamente in una stanza, pochi minuti prima della missione Apollo 11. Il countdown è deciso: il loro sarà un piccolo passo per un uomo, un gigante balzo verso l’ignoto.

MOTHS TO FLAME // Official Trailer from Box Vision on Vimeo.

Vincitore del Nastro d’Argento nel 2019, oltre a svariati altri premi in giro per il mondo, Moths to Flame di Luca Jankovic e Marco Pellegrino è una rilettura molto personale dello sbarco sulla Luna il cui cinquantenario si è celebrato nel luglio dello scorso anno.

Neil Armstrong, il primo uomo a mettere piede sul suolo lunare, è interpretato da David Menkin, Buzz Aldrin da David Callahan. Il corto è stato realizzato con la coproduzione di Box Vision (di cui Jankovic è uno dei fondatori) e dell’inglese Paguro Film di Giada Mazzoleni, in collaborazione con l’Ananim Production di Ghila Valabrega e il giovane team di Overclock.

Come si svolto il lavoro con i due attori, entrambi professionisti stranieri? 

L: Abbiamo avuto un po’ di difficoltà con la lingua, anche se uno dei due è americano ma vive in Italia da anni. Abbiamo impostato la lavorazione per poter fare due giorni di prove, uno con David Callahan e uno con David Menkin che è arrivato da Londra. Abbiamo lasciato loro libertà di movimento per poi fissare quello che ci piaceva. Da lì abbiamo modellato la regia, la spontaneità creativa degli attori ha aiutato moltissimo, anche per calibrare il linguaggio e le espressioni.

M: Infatti una prima fase di traduzione è stata fatta con Callahan stesso, anche grazie a un suo contatto: Peter Flood, dialoghista per Le iene di Quentin Tarantino. Siamo riusciti così a fare un editing più interessante e aderente al linguaggio usato nell’America dei Sixties. Ci siamo concentrati molto sui dettagli narrativi e filologici di quegli anni. Il nostro è stato un lavoro un po’ vintage: ad esempio, non abbiamo potuto usare la pellicola, ma abbiamo scelto delle ottiche anamorfiche degli anni Sessanta.

(ringraziamo Stefania Covella)

* Scaduto il termine, il video integrale sarà sostituito dal trailer.