Sorpresa “Endless”, thriller onirico in Sicilia

Pubblicate da meno di un mese su Youtube, le prime due puntate della webserie “Endless” hanno attirato l’attenzione di migliaia di spettatori. Prodotta da RockBet Produzioni e Velvet, girata da Lucilla Mininno e disponibile anche in versione “internazionale” con sottotitoli, il thriller onirico Endless (otto puntate da dieci minuti) sarebbe già lanciato verso una seconda stagione. Alla base del successo del progetto una scelta audace: girare per il web come per il cinema, prendendosi il lusso di scegliere una chiave narrativa – suggestiva e visionaria – assai poco praticata nel frenetico mondo della rete.

Lucilla, Endless ha un ritmo più da sala che da web…

In effetti Endless non è nata come prodotto per il web, ma per il cinema. Ho scelto il web per la grande libertà che mi offriva, soprattutto in termini di distribuzione. Attraverso il web posso far circolare la mia storia senza impigliarmi nelle difficoltà della macchina distributiva istituzionale. E comunque in sala in qualche modo ci siamo arrivati: al cinema Iris di Messina le nostre puntate saranno proiettate prima dei film “ufficiali”.

Non a caso Messina, visto che Endless è girato in Sicilia. Perché là?

Non giro nulla se prima non conosco i posti. E la Sicilia ha dei paesaggi incredibili. Avendo scelto un’impostazione così onirica, più gli snodi della serie si facevano evocativi e più sentivo il bisogno di cercare luoghi che trasudassero, per così dire, sangue.

Il web ti ha permesso anche maggiore libertà a livello creativo?

Sì. Ho sviluppato la storia come preferivo. Se fossi andata da un produttore classico, presentandogli il progetto, credo che mi avrebbe riso in faccia. Endless è un prodotto difficile da raccontare, visivo, evocativo, lavora sulle suggestioni…

Proviamo a raccontarlo?

Lo definirei un thriller onirico. Una storia che ha una componente visionaria, perché lascia allo spettatore la voglia e la capacità di immaginare, e insieme una componente di thriller, con il classico “puzzle” da ricomporre.

Il cinema di David Lynch sembra essere un riferimento importante.

Lo è, come Fellini. Sono due autori di cui ho visto tutto. Del resto… bisogna copiare dai grandi, no?

La libertà di cui parli si è riflessa anche nel lavoro sul set?

Assolutamente sì. Partivo da una sceneggiatura, che ho seguito in maniera fedele. Ma molte cose sono andate aggiungendosi via via, durante la lavorazione. Del resto il mio background è nel teatro e nell’improvvisazione… Molto del materiale creato in questo modo finirà nella seconda serie di Endless. Così come intendo usare anche i suggerimenti arrivati dagli spettatori… sono aperta a tutto, Endless è nato come un progetto supercreativo e tale deve rimanere.

Il tuo curriculum è eterogeneo: attrice, regista, sceneggiatrice, persino montatrice…

Tutto è stato molto naturale. Ho studiato come attrice, poi ho cominciato a scrivere e ho fatto per dieci anni la drammaturga per il teatro. Le competenze e le passioni sono andate accumulandosi. Per ultima è arrivata la regia.

Altri progetti in corso?

Sono al lavoro su due lunghi, un adattamento cinematografico dell’Amleto, che ha già un patrocinio Rai e di cui ho girato un pilot di dieci minuti, e un altro film, più vicino per sensibilità a Endless, dal titolo provvisorio Ninuccio.

Credi che nel cinema italiano ci sia spazio per le donne registe?

Sono cresciuta in Puglia, mi sento una donna molto concreta. Perciò ammetto che per le donne la fase “fisica” della regia possa essere forse più problematica che per gli uomini. Gestire il lavoro del set è un massacro, servono concentrazione, forza e nervi saldi. Ma non sono prerogative esclusivamente maschili. Il mondo cinematografico oggi appartiene agli uomini, sta a noi lottare per riprendercelo.

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