Festa del Cinema: Maternal, ovvero la maternità conflittuale

maternal-laura-delpero

Reduce dal successo del Festival di Locarno, dove è stato presentato in concorso ottenendo una menzione speciale, Maternal di Laura Delpero è arrivato ora anche alla Festa del Cinema di Roma dopo aver girato negli ultimi mesi le kermesse cinematografiche di mezzo mondo. Con alle spalle due documentari apprezzati nei circuiti festivalieri, Signori professori (2008) sul mondo della scuola italiano e soprattutto Nadea e Sveta (2012) sulla vita di due amiche moldave che lavorano in Italia lontano dalla loro famiglia, la quarantaquattrenne regista e sceneggiatrice bolzanese per la sua prima incursione nel lungometraggio di finzione si è ispirata a una sua esperienza di vita argentina.

Per quattro anni, infatti, la Delpero ha insegnato cinema in una casa famiglia religiosa per adolescenti madri di Buenos Aires, dove ha conosciuto ragazze dalla vita travagliata, spesso con storie di violenza alle spalle, abbandonate dalle loro famiglie e dai padri dei bimbi. Impossibilitate a farcela da sole, le giovani donne venivano aiutate quotidianamente dalle suore, che si occupavano del sostentamento di madri e figli offrendo al contempo un’educazione cattolica.

Da qui nasce la storia di Maternal, che non a caso ha uno sguardo e un approccio di fondo che ricordano da vicino quelli documentari: Lu (Augustina Malale, che vive realmente in una casa famiglia) e Fati (Denise Carrizo, una semiesordiente con qualche piccola esperienza in ambito teatrale) hanno diciassette anni e dividono la stessa stanza di una struttura gestita da alcune suore. La prima è irrequieta e, pur non avendo alternative, non riesce ad accettare di restare nel contesto in cui vive, la seconda è più introversa e riflessiva; entrambe però sono incapaci di dare ai propri figli l’amore di cui avrebbero bisogno. Un giorno giunge dall’Italia per prendere i voti perpetui Suor Paola (l’attrice Lidiya Liberman), la quale entrando in contatto con Nina, la figlia trascurata da Lu, andrà in crisi e sarà costretta a mettere in discussione i principi su cui è fondata la propria vita.

La prima opera di finzione di Laura Delpero ha senza dubbio il merito di mostrare un interessante spaccato di vita all’interno di un peculiare mondo tutto al femminile chiuso all’esterno, dove coesistono maternità adolescenziale e castità cui sono votate le suore. Sebbene in Maternal si giochi spesso in maniera piuttosto affascinante con i silenzi e gli sguardi degli interpreti (in alcune scene, prima fra tutte quella del parto, la Fati di Denise Carrizo rappresenta una bella sorpresa), però, l’indagine sulla maternità non emerge con le necessarie forza e carica emotiva. L’impressione infatti è che la regista non riesca a controllare appieno il lavoro di sottrazione e, così, le dinamiche psicologiche di Lu, Fati e Suor Paola rimangono troppo in superficie per condurre lo spettatore ad immergersi in quei conflitti interiori che dovrebbero rappresentare il cuore pulsante del film. Particolarmente efficace invece, sia dal punto di vista narrativo che visivo, il finale secco e aperto.