Cinema Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Mon, 15 Apr 2024 16:52:14 +0000 it-IT hourly 1 The Cineclub Contest: immagina il cinema del futuro https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/the-cineclub-contest-immagina-il-cinema-del-futuro/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/the-cineclub-contest-immagina-il-cinema-del-futuro/#respond Tue, 26 Mar 2024 13:53:39 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=19033 Hai mai pensato a come saranno le sale cinematografiche del domani? Forse saranno come letti galleggianti sull’acqua, con uno schermo che fluttua sopra di te. O forse diventeranno drive-in per piloti di droni. Oppure potrebbero rimanere simili a quelle di oggi, magari più intime, con presentazioni speciali e ospiti d’onore. The Cineclub Contest è un’opportunità […]

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Hai mai pensato a come saranno le sale cinematografiche del domani? Forse saranno come letti galleggianti sull’acqua, con uno schermo che fluttua sopra di te. O forse diventeranno drive-in per piloti di droni. Oppure potrebbero rimanere simili a quelle di oggi, magari più intime, con presentazioni speciali e ospiti d’onore.

The Cineclub Contest è un’opportunità unica per dare forma alla sala cinematografica del futuro. Vogliamo sapere come le nuove generazioni immaginano il cinema e il luogo in cui viene proiettato. Per molti di noi, la sala cinematografica è stata il luogo per eccellenza per godersi un film. Ma per i millennial e la generazione Z, abituati a una varietà di dispositivi e modalità di fruizione dei contenuti, cosa rappresenterà il cinema nei prossimi anni?

The Cineclub Contest offre agli artisti uno spazio di libertà creativa per esprimere con le immagini la loro visione dell’evoluzione del cinema. I finalisti avranno l’opportunità di essere esposti a Roma di fronte ai più grandi nomi dell’arte illustrata e del cinema. E il vincitore riceverà un premio in denaro di 500 euro.

Una giuria composta da esperti del settore, tra cui Giacomo Bevilacqua, Emiliano Mammuccari, Ginevra Nervi, Alessandro Celli, Maria Giulia Costanzo e Cynthia Sgarallino, valuterà le opere. Ma attenzione: hai tempo solo fino al 30 marzo per inviare le tue opere!

The-Cineclub-Contest-giuria

Tutte le informazioni necessarie nel bando al link: https://thecineclubcontest

Qui la pagina IG 

The Cineclub Contest è prodotto dall’associazione culturale Bladerunner, in collaborazione con Fabrique du Cinéma, Autori d’immagini, Pepe Agency e con il patrocinio del Comune di Roma.

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Finalmente l’alba, film ambizioso con un’esordiente di incredibile talento https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/finalmente-lalba-film-ambizioso-con-unesordiente-di-incredibile-talento/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/finalmente-lalba-film-ambizioso-con-unesordiente-di-incredibile-talento/#respond Tue, 13 Feb 2024 08:43:34 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18963 I film di un autore eccezionale come Saverio Costanzo si aspettano sempre con grande trepidazione: anche laddove non convincono pienamente, anche quando possono sembrare diseguali e non sempre uniformemente ispirate, le opere di Costanzo rappresentano ogni volta un tassello importante nel panorama contemporaneo del cinema italiano, sia per ciò che il regista ha da dire, […]

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I film di un autore eccezionale come Saverio Costanzo si aspettano sempre con grande trepidazione: anche laddove non convincono pienamente, anche quando possono sembrare diseguali e non sempre uniformemente ispirate, le opere di Costanzo rappresentano ogni volta un tassello importante nel panorama contemporaneo del cinema italiano, sia per ciò che il regista ha da dire, sia per lo stile con cui mette in scena le proprie storie. È quindi con grande gioia che si può salutare Finalmente l’alba, presentato in concorso a Venezia 80, nove anni dopo Hungry Hearts.

Si tratta di un film molto ambizioso, opus magnum prodotto da Fremantle, Wildside e Rai Cinema, e per governare un tale impianto Saverio Costanzo si è potuto avvalere di collaboratori eccellenti come il direttore della fotografia Sayombhu Mukdeeprom (il film è girato in 35mm), la montatrice Francesca Calvelli, la costumista Antonella Cannarozzi, la scenografa Laura Pozzaglio.

Il film si apre con un film: in un granuloso bianco e nero, scorrono le scene finali di un dramma di guerra di stampo neorealista, con un soldato americano che mette in salvo una bambina dopo che la madre è stata uccisa a sangue freddo da un ufficiale della Wehrmacht; fatto il proprio dovere, il soldato si allontana sulla scalinata di piazza di Spagna, in una inquadratura potentissima che a noi spettatori tornerà utile più avanti… Si accendono le luci, l’incanto svanisce, conosciamo la protagonista del film, anche se non lo sappiamo ancora: la giovane Mimosa, timida adolescente romana appassionata di cinema, in compagnia della madre e della sorella maggiore, Iris, che ha il sogno di fare l’attrice, e che viene intercettata (grazie alla sua bellezza) da un giovanotto spavaldo, che le promette di farle fare la comparsa nel nuovo, colossale peplum che gli americani stanno girando a Cinecittà.

Finalmente l'albaIn casa la notizia che la figlia maggiore vada a Cinecittà crea scompiglio, ma alla fine i genitori acconsentono: da qui, possiamo già immaginare gli sviluppi della storia, e cioè che sarà la timida (e più pudica) sorella minore, Mimosa, ad attirare l’attenzione della grande macchina da cinema americana, richiesta in scena addirittura dalla protagonista del film, la star planetaria Josephine Esperanto. La lunga e bella sequenza ambientata a Cinecittà, nel quale si possono cogliere i riferimenti cinematografici che più ci piacciono, in particolare non si può non pensare a Bellissima di Luchino Visconti, ha il suo acme nel secondo film nel film: la scena finale di un monumentale film storico, che ha come riferimento principale Cleopatra di Mankievicz e che spinge a una riflessione sull’impianto formale pensato da Saverio Costanzo: sia il film “neorealista” d’apertura che il “peplum” non sono girati in uno stile facsimile a quello dell’epoca, ma sono entrambi interpretazioni libere e contemporanee di quel peculiare genere cinematografico, nel montaggio, nella scelta delle lenti, nell’uso della luce, nella direzione degli attori.

La giovane Mimosa, tuttavia, intrufolandosi nei corridoi degli stabilimenti, si imbatte in un cinegiornale grazie al quale Costanzo stabilisce il “colore”, l’atmosfera nella quale è calato il film, e che a ben vedere è anche una dichiarazione di quale sia l’embrione effettivo di Finalmente l’alba: un grave fatto di cronaca nera del 1953, la morte della ventunenne Wilma Montesi, modenese, fidanzata con un poliziotto (anche Mimosa, lo scopriamo nelle scene iniziali, è in procinto di sposarne uno che, palesemente, non ama), ma con l’ambizione di entrare nel mondo del cinema, e ritrovata annegata sulla spiaggia di Torvaianica. Un caso ancora irrisolto.

Il rapporto fra Mimosa e Josephine Esperanto raggiunge, grazie alle riprese del colossal, un tale grado di complicità che la diva decide di portare con sé la ragazza per tutta la notte – con l’aiuto di un mefistofelico ma gentile traghettatore interpretato dallo straordinario Willem Dafoe -, in una lunga odissea che si svolge per gran parte nella villa di Capocotta di un signore molto potente, e nel quale si dispiega un caleidoscopio di eventi goliardici, goderecci ma anche dolorosamente grotteschi al quale prendono parte anche personaggi realmente esistiti, come il compositore Piero Piccioni, Alida Valli interpretata da Alba Rohrwacher, e tanti altri personaggi-maschere loschi e spaventosi.

L’enorme corpo cinematografico rappresentato dalla festa notturna ha il chiaro intento di suggerire, dapprima in maniera più allusiva e poi sempre più chiaramente, che l’esistenza di Mimosa e quella della povera Wilma Montesi sono sovrapponibili: Mimosa è Wilma? Ci troviamo di fronte a una allucinazione? Ci troviamo di fronte a una riproposizione dei medesimi eventi del caso della ragazza modenese, quasi a stabilire una implacabile serialità di questi macabri episodi che si svolgono all’ombra delle dorate promesse del mondo cinematografico?

Saverio Costanzo ci lascia liberi di crederlo, ma è probabilmente in questa rischiosa fase del film che c’è un momento di stagnazione che fa fare al racconto una brusca frenata, rispetto al più serrato ritmo della prima parte. Finalmente l’alba comunque si riscatta nel bellissimo finale: ritorna piazza di Spagna, ma stavolta in una veste nuova, sul volto di Rebecca Antonaci, la protagonista: ennesimo, incredibile talento scoperto da Saverio Costanzo, che dopo essersi inventato grazie all’Amica geniale una intera generazione di giovani, bravissimi attori napoletani, ora regala al cinema italiano una grande attrice dal futuro sicuramente radioso.

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Torna Fabrique Club il 1 marzo al Mediterraneo! https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/fabrique-club-1-marzo/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/fabrique-club-1-marzo/#respond Sun, 11 Feb 2024 14:05:21 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18954 Il cinema suona differente e la grande festa sta tornando! Il 1 Marzo il Fabrique Club prenderà vita nuovamente nella cornice affascinante del Mediterraneo al Maxxi, con artisti emergenti, mostre d’arte, teatro e tanta musica. Segna la data e seguici sui social per gli aggiornamenti. Ci vediamo presto, Fabriquers!   Dalle 20 – Live performance […]

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Il cinema suona differente e la grande festa sta tornando! Il 1 Marzo il Fabrique Club prenderà vita nuovamente nella cornice affascinante del Mediterraneo al Maxxi, con artisti emergenti, mostre d’arte, teatro e tanta musica.
Segna la data e seguici sui social per gli aggiornamenti. Ci vediamo presto, Fabriquers!
 
Dalle 20
– Live performance dell’artista Marcello Del Prato, a cura di Giorgia Grassi
Ileana D’Ambra legge dei brani dalle Lettere contro la guerra di Tiziano Terzani
– Presentazione del film Maschile plurale con il regista Alessandro Guida e il cast
– Presentazione dello spettacolo Interrail con il regista Riccardo D’Alessandro e gli attori, in collaborazione Off/Off Theatre
– Performance di burlesque con Giulia di Quilio
– Live Concert di Santachiara
– Dj set con Nina Enne
 
Fabrique Club 1 marzo

Mediterraneo
via Guido Reni, 4 A
00196 Roma

Ingresso: 10 euro

Sponsor: Inlusion Creative Hub
Con la collaborazione di Off/Off Theatre  

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Te l’avevo detto, Ginevra Elkann ci riprova https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/te-lavevo-detto-ginevra-elkann-ci-riprova/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/te-lavevo-detto-ginevra-elkann-ci-riprova/#respond Mon, 29 Jan 2024 10:24:21 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18933 Siamo in una Roma accaldata e giallastra. Anomalie termiche portano il caldo sopra i 35°. Ma siamo a gennaio, e i personaggi di questa coralità intitolata Te l’avevo detto sembrano un bel po’ spaesati anche per questo motivo. E soprattutto presi dalle personali vicende che condurranno ognuno di loro a venire a capo dei mille […]

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Siamo in una Roma accaldata e giallastra. Anomalie termiche portano il caldo sopra i 35°. Ma siamo a gennaio, e i personaggi di questa coralità intitolata Te l’avevo detto sembrano un bel po’ spaesati anche per questo motivo. E soprattutto presi dalle personali vicende che condurranno ognuno di loro a venire a capo dei mille rimandi di una vita. C’è la pornostar sul viale del tramonto ispirata a Cicciolina di Valeria Golino che dovrà fare i conti con la sua stalker un po’ nevrotica Valeria Bruni Tedeschi. C’è la giovane badante bulimica alle prese con un flirt da pianerottolo Sofia Panizzi, e ci sono poi i sottotitolati Greta Scacchi e Danny Huston, per l’occasione sorella e fratello sacerdote, americani, con l’incombenza di trovare una collocazione per le ceneri della loro madre.

Quest’opera seconda di Ginevra Elkann segue l’esordio di Magari, anno 2019, del quale mantiene Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher, in coppia anche lì, ma qui divorziati e con un bambino conteso. La narrazione intessuta questa volta ambisce a una tridimensionalità che non spicca mai il volo. Vuoi perché i dialoghi tante volte scorrono farraginosamente – la sceneggiatura è scritta dalla regista con Chiara Barzini e Ilaria Bernardini – vuoi per la scelta di non spingere mai gli eventi ad un climax realmente catartico. Ma latitano anche invenzioni originali in macchina da presa. L’intenzione di stendere un affresco un po’ distopico sulla catastrofe ambientale imminente abitata da storie di singoli con esistenze al capolinea non era neanche malvagia, anzi, se ne poteva creare un bel ponte metaforico quanto attuale. Anche se qui Paolo Virzì con Siccità è arrivato un po’ prima. Il fatto è che sviluppo ed esecuzione risultano leggeri, e i personaggi mollicci. Queste donne dalle vite inciampate sui problemi potevano essere molto di più. E il cast lavora davvero bene con quel che ha, ma sempre limitatamente al proprio ruolo. Va bene, c’è la scelta di far bisbigliare alcuni personaggi, e questo è uno dei peccati capitali del nostro cinema negli ultimi lustri, ma le emozioni che lo schermo ci inocula restano poche e sfuggenti.

Con la sua ottima confezione tecnica, la fotografia opportunamente polverosa e appannata è di Vladan Radovic, Te l’avevo detto arriva in sala il primo febbraio distribuito da Fandango. Avendo prodotto in Italia i buoni esordi di Duccio Chiarini, con Short Skin, e Lamberto Sanfelice, con Cloro, ma pure i primi due film dell’iraniano Babak Jalali, Frontier Blues e Land, l’impressione è che Ginevra Elkann ha forse maturato più e meglio il ruolo di producer. Con pazienza, l’aspettiamo alla sua opera terza, o alle prossime produzioni. L’ultimissima nota di merito va a Riccardo Senigallia. È lui a comporre per la colonna sonora alcune musiche estremamente intriganti che salvano il film.

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Enea, il fascino rabbioso della borghesia https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/enea-il-fascino-rabbioso-della-borghesia/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/enea-il-fascino-rabbioso-della-borghesia/#respond Thu, 11 Jan 2024 08:32:48 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18900 Gli auricolari sempre nelle orecchie ti connettono con il mondo ma ti distaccano dal prossimo, e forse pure da te stesso. Chissà se l’Enea di Pietro Castellitto, al cinema da oggi, se ne rende conto mentre svapa nella limo che se lo scarrozza per la Roma bene. Gli eventi della sua vita agiata gli scivolano […]

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Gli auricolari sempre nelle orecchie ti connettono con il mondo ma ti distaccano dal prossimo, e forse pure da te stesso. Chissà se l’Enea di Pietro Castellitto, al cinema da oggi, se ne rende conto mentre svapa nella limo che se lo scarrozza per la Roma bene. Gli eventi della sua vita agiata gli scivolano addosso come fossero tracce Spotify. Così questo trentenne galleggia tra la gestione del suo localone sushi-dance e l’amico aviatore, le feste passate a salutare, gli eccessi tirati su dal naso e una famiglia borghese e perbenista che sognerebbe la propria pace. Invece a Enea capita di entrare in un grosso giro di spaccio, così le cose cambieranno. Per sempre.

Castellitto torna a scrivere e dirigere dopo I predatori. Non perde ferocia, anzi. Il suo mondo stavolta si restringe esclusivamente su una Roma Nord di bella facciata ma priva di valori saldi. O meglio, anch’essi come brani Spotify passano e spariscono dal player della vita in un soffio. “Le ragazze belle rendono la vita leggera come un treno di nuvole”, dirà al primo appuntamento a Benedetta Porcaroli. Spinta dal motore della vitalità giovanile, la leggerezza si mescola con un’arroganza silente ma punzecchiante come un laserino negli occhi. E alla base una totale mancanza di umanità e reale contatto con l’altro da sé compone una rabbia recondita che permea anche i più insospettabili.

Alla regia vuole strafare Castellitto, più che nel suo lavoro precedente. In parte ce la fa, anche lasciando scoperti vari aspetti di quella che sarebbe un’intricata vicenda criminale. A proposito di questo è Adamo Dionisi, ex-boss gitano di Suburra, a interpretare il grosso capoclan che prende a cuore Enea rivolgendogli il frasario poetico e sano che non ti aspetteresti mai e poi mai da un tipo così. Sarà paradossalmente lui a incarnare in toto tutti quei valori scivolati via come sashimi avanzato. L’interpretazione di Dionisi vale una significativa fetta di film. Fa tenerezza poi la presenza del vero fratello Cesare Castellitto nei panni del fratellino quindicenne bullizzato e ingenuo. E quella del placido padre di Enea interpretato proprio da Sergio Castellitto. Infine lo scontro con Giorgio Montanini, già protagonista dell’opera prima. Stavolta l’attore marchigiano si ripulisce dal fascistello che interpretò per Castellitto dando vita a uno scrittore che simboleggerà l’opulenza, la ricchezza, ma probabilmente non la potenza. Spetterà agli audaci quella? Chissà.

I personaggi di questo lavoro galleggiano sperduti tra rimorsi e rabbia. Si nutre di piccoli paradossi e grandi cortocircuiti questo film che non lascia tranquilli. In certe atmosfere riecheggia la Borghesia tratteggiata da Bunuel, in altre ci si può percepire il filo invisibile che lo lega incoscientemente al contemporaneo Saltburn di Emerald Fennell, entrambi cuccioli in qualche modo debitori dell’eredità liscia e spietata di American Psycho. Anche se in fin dai conti l’ombra di un’influenza sorrentiniana potrebbe essere sospettabile quanto naturale. Enea, il film, non sia mai il ragazzotto, schiaffeggia, taglia e distrugge quando apparentemente accarezza e accoglie nel suo agio. Sbruffone nella forma e nella sostanza Castellitto ci piace anche con le sue imperfezioni perché ha coraggio e stile. Sarebbe una gran cosa prima poi vederlo lavorare insieme ai D’Innocenzo. Il cinema italiano ha bisogno anche di questi enfant terrible, con tutti i loro pregi e tutti i loro difetti.

 

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Il cinema suona differente: torna Fabrique Club il 17 novembre https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/il-cinema-suona-differente-torna-fabrique-club-il-17-novembre/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/il-cinema-suona-differente-torna-fabrique-club-il-17-novembre/#respond Mon, 06 Nov 2023 09:38:45 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18796 Il cinema suona differente! Il 17 novembre torna Fabrique Club a EXP con cinema, arte, musica e dj set. Seguici sui social per tutti gli aggiornamenti. Ti aspettiamo! – In collaborazione con Teatro Off/Off Partner: @storienelmondo @inlusioncreativehub.post EXP via Nazionale 194 Ingresso: 10 euro

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Il cinema suona differente! Il 17 novembre torna Fabrique Club a EXP con cinema, arte, musica e dj set. Seguici sui social per tutti gli aggiornamenti. Ti aspettiamo!

In collaborazione con Teatro Off/Off
Partner: @storienelmondo @inlusioncreativehub.post

EXP via Nazionale 194

Ingresso: 10 euro

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Lyda Patitucci ospite del podcast Il Cinema è Morto https://www.fabriqueducinema.it/cinema/people/lyda-patitucci-ospite-del-podcast-il-cinema-e-morto/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/people/lyda-patitucci-ospite-del-podcast-il-cinema-e-morto/#respond Mon, 06 Nov 2023 09:21:29 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18792 Lyda Patitucci è l’ospite della seconda puntata de “Il Cinema è Morto”, il podcast condotto da Mauro Zingarelli e Andrea Ricciotti che parla di cinema con chi la settima arte la fa in prima persona. La regista di Come pecore in mezzo ai lupi racconta del percorso che l’ha portata a dirigere il suo primo […]

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Lyda Patitucci è l’ospite della seconda puntata de “Il Cinema è Morto”, il podcast condotto da Mauro Zingarelli e Andrea Ricciotti che parla di cinema con chi la settima arte la fa in prima persona. La regista di Come pecore in mezzo ai lupi racconta del percorso che l’ha portata a dirigere il suo primo film, delle difficoltà di emergere senza avere conoscenze pregresse nel settore e delle trappole che si incontrano durante la famosa gavetta che bisognerebbe fare.

Lyda parla anche del suo lavoro di regista di seconda unità di film come Il primo re e Veloce come il vento, spiegando in cosa consiste e come l’ha aiutata a farsi strada nel settore. Insomma, tanti consigli e dritte per chi vuole intraprendere questa carriera o anche solo conoscere meglio cosa si cela dietro questo universo. Il podcast, in 7 episodi prodotti da Bladerunner e Fabrique du Cinéma, è disponibile su YouTube e Spotify.

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Fabrique 15 settembre: il nuovo party a Testaccio Estate! https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/fabrique-15-settembre/ Sat, 02 Sep 2023 15:10:53 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18656 La grande festa del cinema è tornata! Il 15 settembre il party di Fabrique si è svolto nella magica location di Testaccio Estate, con i live di Gemello e di Dario Rossi, artisti emergenti, mostre, talk, dj set e il nuovo numero di Fabrique du Cinéma, il 41esimo! A presentare la serata l’attrice Francesca Valtorta.  […]

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La grande festa del cinema è tornata! Il 15 settembre il party di Fabrique si è svolto nella magica location di Testaccio Estate, con i live di Gemello e di Dario Rossi, artisti emergenti, mostre, talk, dj set e il nuovo numero di Fabrique du Cinéma, il 41esimo! A presentare la serata l’attrice Francesca Valtorta
Tutte le foto negli album sulla nostra pagina FB.

PROGRAMMA

MOSTRE D’ARTE

Ad arricchire l’evento del 15 Settembre, saranno presenti delle esposizioni artistiche di videoarte, performance e fotografia, a cura di Giorgia Grassi.
Gli artisti:
Sara Galletta, fotografa
POUR 35mm, Francesco Candido, fotografo
Tommaso Montemagno, scrittore di romanzi, regista e artista audiovisivo
Matteo Tranquilli, regista, montatore di videoclip e fashion spot.
Lorenzo Vitrone, regista e redattore
Eugenio Norman Venturato, regista
Anita Ricci, visual artist e Brando Pacitto, attore e fotografo
Odino, artista
Erotiq, performer
Mani, performer

LIVE GIOVANI ARTISTI

Abbiamo selezionato 6 stelle nascenti del panorama musicale per aprire la grande festa del 15 settembre sul palco di Testaccio Estate, che spazieranno tra i vari generi passando dal pop all’indie, dal cantautorato al rock!
In ordine alfabetico:
LePrimo, Alessandra e Linda Primo, duo musicale.
Macadamia, Alessandra Guidotti, Andrea Cascini e Emanuele Fusarodella, trio musicale.
Moonmine, Lorenzo Ciavola, solista.
Porthos, polistrumentista solista.
Velia, Irene Cavallo e Matteo Giannaccini Gravante, duo musicale.
Vingiano, cantautore solista.

TALK: CINEMA E DIRITTI

Lo sciopero di Hollywood per eque retribuzioni e contro il pericolo rappresentato dall’AI ha portato alla luce in maniera esplosiva il tema dei diritti dei lavoratori del cinema e dello spettacolo. Quello che succede oggi nell’industria hollywoodiana potrebbe essere la prova generale di cosa accadrà domani in tanti altri settori in tutto il mondo.
È tempo di capire cosa si agita dietro lo schermo e perché c’entrano anche le piattaforme di streaming. Lo facciamo con l’aiuto di due associazioni esperte sul tema: Artisti 7607 e Unita.  Saranno con noi sul palco per Artisti 7607 Elio Germano, Cinzia Mascoli, Alfonso Di Carlo, Urbano Barberini, Matilde Cascone e per Unita Francesca Romana De Martini.

MAIN LIVE: GEMELLO (opening Ollaround)

Siamo felici di annunciare che la voce di questa edizione del Fabrique Party sarà Gemello!
Pittore e rapper, Gemello si fa strada nel mondo della musica passando dall’hardcore degli esordi a visioni più profonde e introspettive, curando sempre di più la scrittura.

LIVE: DARIO ROSSI

È un batterista, percussionista e produttore di musica elettronica unico nel suo stile. Tra i drummer più conosciuti al mondo, Dario si distingue per l’originalità e l’unicità delle sue performance, rappresentando un unicum nel settore della musica elettronica.

DJSET: FLAVIO LE FOSSE

Classe ’96, è un musicista, compositore di musica per film e serie tv, produttore di musica elettronica e DJ. Nei suoi set predilige uno stile percussivo e spazia dalla tech-house alla tribal techno. In collaborazione con Storie Nel Mondo, il suo dj set ci accompagnerà in un viaggio di libertà e totale immersione.

FABRIQUE N. 41

Nel nuovo numero di Fabrique: in copertina il talento esplosivo di Francesco Gheghi e poi, in ordine sparso, il fumetto di Zuzu, l’esordio di una regista action, Lyda Patitucci, che cos’è il prompting e perché non potremo farne a meno, un focus speciale su tutto quello che si muove nel mondo del cinema e delle serie nel Sud Italia, lo speciale sui giovani attori Arianna Pozzoli, Gian Marco Fochetti, Nina Pons e Luca Molteni, un’analisi su come il documentario ha reso forme d’arte le locandine cinematografiche e il mondo meraviglioso dei titoli di testa. 

INGRESSO LIBERO

Mediapartner: @radiokaositaly
@storienelmondo
Partner : @inlusioncreativehub.post
@unhcr_italia

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Tiziano Russo: da Skam Italia a Noi anni luce https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/tiziano-russo-da-skam-italia-a-noi-anni-luce/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/tiziano-russo-da-skam-italia-a-noi-anni-luce/#respond Tue, 18 Jul 2023 12:23:28 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18595 Salentino, con una solida esperienza dietro la macchina da presa costruita tra spot e videoclip sempre con uno sguardo creativo al servizio dell’umanità delle sue storie, Tiziano Russo ha girato le immagini per canzoni di musicisti come Ghali, Francesco Gabbani, Boosta, Negramaro. Qualche cortometraggio e poi Skam Italia, il format internazionale di finzione Netflix. Ma […]

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Salentino, con una solida esperienza dietro la macchina da presa costruita tra spot e videoclip sempre con uno sguardo creativo al servizio dell’umanità delle sue storie, Tiziano Russo ha girato le immagini per canzoni di musicisti come Ghali, Francesco Gabbani, Boosta, Negramaro. Qualche cortometraggio e poi Skam Italia, il format internazionale di finzione Netflix. Ma è con Noi anni luce che esordisce alla regia cinematografica uscendo in sala il 27 luglio distribuito da Notorious Pictures, presentandolo prima al Festival di Giffoni il 23 luglio.

Carolina Sala, vincitrice del Fabrique Award 2022 per Vetro, in quest’altra opera prima diretta da Russo è con Rocco Fasano. Interpretano due ragazzi che s’incontrano in ospedale per un problema di leucemia. L’incipit narrativo  usa la malattia, con leggerezza e serietà, come leva per raccontare la vita e la crescita di una ragazza insieme a una madre un po’ ansiosa che ha il volto di Caterina Guzzanti.

Dalla regia di una serie come Skam Italia al film Noi anni luce, com’è avvenuto il tuo passaggio?

È stato tutto piuttosto automatico. Il film l’ho girato meno di un anno fa, ma si è incastrato perfettamente trai set di Skam 5 e Skam 6. Li ho vissuti quasi come un unico grande lavoro, anche se il film ha una storia a parte che ho provato a portare in scena cercando più autenticità possibile. Quindi non ho avvertito un grande salto tra serialità e cinema perché ho lavorato con il mio stesso modo di rappresentazione, di fare cinema.

Noi anni luce sembra racchiudere molti generi: dramedy, medical, road movie, ma soprattutto il coming of age. Qual è stata l’impostazione originaria della narrazione?

L’ho sempre presa come una storia di formazione, un coming of age. Tutti gli altri generi per me sono leggibili come sottotracce. Ed è inevitabile perché trattiamo la storia di una diciassettenne che a causa della malattia scopre di avere un mondo intorno fatto di rapporti, evoluzione, esplorazione e crescita. Nel mio modo di raccontare cerco di essere più vicino alla verità e ai giovani. Nella luce e nel buio. E nei coming of age proprio a quell’età ti arriva qualcosa addosso, così inizi a cambiare perché capisci che c’è davanti una vita. 

E questo l’hai fatto anche con la malattia, che hai toccato in maniera molto discreta, delicata, ma senza pietismi.

Sì, per questo motivo avevamo un referente. La malattia c’è, nel film costituisce il motore orizzontale che porta avanti la storia, e per questo il confronto con un medico anche in scrittura è stato fondamentale. Lui ci diceva che la malattia è fatta di grandi curve, picchi alti e bassi. Quindi non si può raccontare solo i momenti bassi di una malattia, solo la sofferenza, altrimenti se ne perde il realismo. Noi l’abbiamo affrontata con la giusta distanza perché nel film la malattia smuove anche qualcosa di bello, per assurdo. Michela Murgia ha detto che il periodo più libero della sua vita è iniziato paradossalmente con la sua malattia. “Faccio quello che voglio, dico quello che voglio: sono libera”. Secondo me lo è sempre stata, ma adesso ancora di più. Vedo questa libertà come la possibilità di mettere da parte la malattia. Raccontarla, ma tenendola a debita distanza.

Come hai scelto il cast di attori, e come hai lavorato con loro, e soprattutto con i protagonisti?

La ricerca non è stata facile. Ho fatto tantissimi provini, ma sempre con le idee chiare. Rocco Fasano lo conoscevo da Skam 5, e sapevo di avere un attore capace di muoversi in un linguaggio di spensieratezza. Carolina Sala mi sembrava perfetta invece perché apparentemente distante, ma con dentro la voglia di esplodere per comunicare. Ha un viso angelico ma deve affrontare una cosa più grande di lei. Poi una figura ironica, comica come Caterina Guzzanti affronta un personaggio nuovo. Lei è stata molto felice perché per la prima volta interpretava una madre, in più seria, drammatica. Ho scelto personalità molto diverse fra loro per renderle più simili a una famiglia vera e propria.

Tiziano Russo
Tiziano Russo sul set.

I due protagonisti sono molto giovani ma già con solide esperienze alle spalle. Cosa ti hanno donato lasciandoti sorpreso?

Fino al primo ciak la mia paura era: “Ce l’ho la coppia, si o no? Riuscirò a creare questa simbiosi?” Io faccio sempre delle prove a casa mia, e ci eravamo stati tre settimane. Già lì c’era una chimica, provando le scene più importanti. Ma dalle prove al set tutto può cambiare. Quello che mi hanno ridato è stato l’ascolto. Ho trovato due ragazzi che sanno come ascoltarsi, sono completamente aperti a ogni tipo d’informazione e richiesta. Sono grandi studiosi, presenti e attentissimi nel dedicarsi al copione. Mi hanno fatto felice.

Anche la musica svolge un ruolo importante. Oltre al tuo pezzo ci sono anche i ComaCose.

In un film di questo tipo c’è la possibilità di muoversi in diversi generi musicali. C’è anche Fulminacci, Filippo è un amico e amo la sua musica. I ComaCose coprono il finale, ma tengo molto anche a La musica di FORTE con Fulmini. C’è anche musica internazionale però. Come gli Isaac Delusion, con Isabella. Mentre io non sono musicista, cazzeggio con la chitarra, però una volta registrando voce e chitarra in camera ho pensato d’inserire una mia cosa per la scena del falò, che doveva dare un po’ l’idea dei sensi annebbiati. Così la mia imperfezione diventava perfettamente adatta a quel contesto. 

Quali sono i tuoi autori di riferimento e il cinema di cui ti nutri di più?

A Sergio Bassetti del Centro Sperimentale devo tantissimo, mi ha iniziato a tutto il cinema di Polanski. Poi con gli anni i riferimenti cambiano insieme allo sguardo. Oggi tra Bong Joon-ho e  Yorgos Lanthimos non saprei chi scegliere. Li guardo con grande rispetto… e da lontano! Spero di avvicinarmi piano piano, con umiltà. Ho 37 anni e ho notato che ogni decennio cambiano i riferimenti e questi tre registi dominano i miei tre decenni di vita e cinema.

Quali saranno i tuoi prossimi set?

Skam 6 l’ho finito di girare tre mesi fa, quindi adesso siamo in post-produzione.  Ora esce Noi anni luce e voglio godermi il momento. Lo presentiamo anche al Festival di Giffoni, e l’idea di incontrare così tanti ragazzi è molto stimolante. Dopo vorrei esplorare anche nuovi generi, nuovi scenari. Per l’anno prossimo ho già in cantiere una cosa, che non sarà un teen. Questo posso anticiparlo: sarà un dramedy con personaggi adulti.

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Simone Gandolfo si racconta tra cinema, produzione e vento di mare https://www.fabriqueducinema.it/cinema/people/simone-gandolfo-si-racconta-tra-cinema-produzione-e-vento-di-mare/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/people/simone-gandolfo-si-racconta-tra-cinema-produzione-e-vento-di-mare/#respond Fri, 14 Jul 2023 07:33:14 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18577 Macaia è un termine ligure che significa brezza, e come le brezze porta con sé novità e nostalgia. La nostalgia è un sentimento che Simone Gandolfo conosce bene, essendosi lasciato la Liguria alle spalle prima per Roma poi per New York. La carriera di attore e di produttore cinematografico lo portano lontano, ma il legame […]

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Macaia è un termine ligure che significa brezza, e come le brezze porta con sé novità e nostalgia. La nostalgia è un sentimento che Simone Gandolfo conosce bene, essendosi lasciato la Liguria alle spalle prima per Roma poi per New York. La carriera di attore e di produttore cinematografico lo portano lontano, ma il legame con le origini rimane fortissimo e ogni scusa è buona per tornare a casa.

Mi sei stato presentato come produttore e poi, quando ti ho cercato, ho scoperto che ti conoscevo già come attore.

Tutto vero. Nasco come attore ma da una decina d’anni faccio il produttore, sono passato al lato oscuro della forza. In particolare negli ultimi anni ho cominciato a fare il produttore esecutivo.

In alcuni casi questo dualismo attore-produttore ha un po’ giocato a tuo sfavore? Ci sono stati dei casi in cui ti hanno chiesto di scegliere, o l’uno o l’altro?

Sì, certamente. In Italia è complicato mantenere due posizioni, specialmente nel caso di un produttore, che solitamente discute di questioni economiche, amministrative e burocratiche, ed è difficile vederlo in un’altra veste. La mia scelta comunque è stata serena. All’inizio ricordo che era più complicato, come ex attore venivo guardato con sospetto. (ride) Gli attori vengono spesso visti come esseri strani.

Hai fondato una casa di produzione con il tuo socio, Manuel Stefanolo. Si chiama Macaia Film. Il nome è ligure. C’è un po’ di nostalgia dietro questa scelta?             

Più che nostalgia, gratitudine per le origini. E poi se fossimo stati a Roma saremmo stati soffocati dal mercato, invece restando a Imperia abbiamo avuto modo di imparare a camminare. Siamo partiti con progetti super indipendenti e poi lentamente siamo cresciuti.

All’interno di Macaia come gestisci i reparti? Come funziona l’ingranaggio tra sceneggiatura, regia, casting e come prende vita un progetto prima del set?

Da progetto a progetto si crea una squadra di lavoro artistica e tecnica. Nel caso specifico degli sceneggiatori a volte sono loro che propongono un progetto e da lì si mette su un team. La stessa cosa per la regia, poi per il casting director la cui scelta è dialogica con il regista. Quando lavoriamo come service production per progetti stranieri allora cerchiamo di consigliare persone di valore che ancora non hanno avuto una possibilità.

Simone GandolfoLe esperienze con Palomar e Viola Film come sono state?

È andata bene, era la strada che volevamo. Quando si è totalmente indipendenti si ha l’impressione che ci siano meno regole, invece quando avviene l’incontro con i più grandi bisogna accettarne tantissime di regole. Gli esempi di outsider completi che riescono a fare cinema senza passare attraverso queste regole sono pochissimi. Io personalmente l’ho trovato un interessantissimo percorso di crescita.

Secondo te la crescita delle piattaforme e l’ibridazione dei contenuti ha portato a un’esasperazione del mercato? Si produce tanto e male? Troppe serie, troppi film, troppe piattaforme il tutto a discapito di una scrittura di qualità?

No. Nel senso che se vogliamo impiegare dodici settimane per fare un film dobbiamo tornare indietro di dieci anni, però non era un mercato minimamente sostenibile. Quando un mercato si regge al 90% sull’aiuto pubblico si creano immediatamente delle metastasi, perché finché il pubblico lo può sostenere, bene, ma quando il pubblico non può più sostenerlo a quel punto crolla tutto. Per me il mercato adesso è più sano. Il vero problema è che In Italia non c’è la volontà di sperimentazione che serve per alimentare l’industria stessa. Se non avessi prodotto Io sono Vera, che è un film completamente indipendente con un budget sotto il milione di euro girato con il cuore e con il sangue, non avrei imparato tantissimo, per poi passare a set da 15 milioni. Però dovrebbero esserci regole diverse, quasi due contratti collettivi diversi, non è solo una volontà solo dei produttori di non farlo. Sono pochissimi quelli che credono in davvero nel progresso. In sostanza il mercato è sclerotico: si smontano e rimontano progetti, altri non partono completamente o partono troppo alla svelta. Poi è chiaro che si va sempre più verso una direzione neo-liberista: i grossi gruppi staranno a galla, mentre i piccoli faranno sempre più fatica e questa è proprio una direzione mondiale.

Sulle scelte attoriali, essendo stato attore per vent’anni, sei rigido o preferisci non occupartene?

No, non è mio compito giudicare. Se mi chiedono un parere, rispetto ad altri produttori esecutivi ho un punto di vista molto chiaro. Per me è relativamente semplice capire se un attore è giusto per quel ruolo o se non è giusto, se è bravo, cosa serve al progetto, ma lo dico solo quando mi è richiesto.

Che tipo di rapporto hai con la percezione di te stesso, del tuo corpo, della tua immagine? Ancora oggi ci stai lavorando o è un qualcosa messo ormai da parte?

Questa è stata la liberazione più grande. È impossibile scindere il lato personale dal lato artistico e da lì nascono tutti i problemi degli attori rispetto alla propria immagine. Invece nel lavoro da produttore se sbaglio qualcosa non sono io sbagliato, ma ho fatto qualcosa di sbagliato. È una conquista che mi rilassa moltissimo, lo ammetto.

 

 

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