Festival Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Tue, 16 Apr 2024 14:03:45 +0000 it-IT hourly 1 Ufficialmente aperta la nuova edizione dei Fabrique Awards! https://www.fabriqueducinema.it/festival/fabrique-awards-10a-edizione/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/fabrique-awards-10a-edizione/#respond Thu, 14 Mar 2024 16:45:54 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18999 Siamo entusiasti di annunciare l’apertura della 10a edizione dei Fabrique du Cinéma Awards, il nostro premio dedicato al cinema italiano e internazionale. Da cortometraggi avvincenti a lungometraggi che catturano l’immaginazione, passando per documentari che raccontano storie straordinarie, il nostro concorso offre una piattaforma unica per celebrare e promuovere il talento emergente nel mondo del cinema. […]

L'articolo Ufficialmente aperta la nuova edizione dei Fabrique Awards! proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Siamo entusiasti di annunciare l’apertura della 10a edizione dei Fabrique du Cinéma Awards, il nostro premio dedicato al cinema italiano e internazionale.

Da cortometraggi avvincenti a lungometraggi che catturano l’immaginazione, passando per documentari che raccontano storie straordinarie, il nostro concorso offre una piattaforma unica per celebrare e promuovere il talento emergente nel mondo del cinema.

Da sempre l’obiettivo dei Fabrique Awards è quello di fornire un’opportunità senza pari ai cineasti di tutto il mondo di condividere le loro visioni, esplorare nuove prospettive e connettersi con una comunità appassionata di professionisti del settore.

Unitevi a noi nel plasmare il futuro del cinema e nell’ispirare le prossime generazioni di cineasti. Siamo pronti a dare vita alle vostre visioni più audaci e a celebrare l’arte del cinema in tutte le sue forme.

Vi aspettiamo con impazienza ai Fabrique du Cinéma Awards 2024!

Tutte le info per l’iscrizione ai Fabrique Awards 10a edizione sulla nostra pagina di Filmfreeway.

L'articolo Ufficialmente aperta la nuova edizione dei Fabrique Awards! proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/festival/fabrique-awards-10a-edizione/feed/ 0
Fabrique Awards nona edizione: tutti i vincitori! https://www.fabriqueducinema.it/festival/fabrique-awards-nona-edizione-tutti-i-vincitori/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/fabrique-awards-nona-edizione-tutti-i-vincitori/#respond Tue, 19 Dec 2023 10:09:16 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18881 Un’edizione indimenticabile quella dei Fabrique Awards ieri sera al Teatro Sala Umberto, condotta da Riccardo Cotumaccio e Francesca Valtorta: grazie ai finalisti, ai vincitori e ai nostri fabriquers che hanno ballato fino a notte fonda con Valerio Diggiu alla consolle nell’after party. Ci vediamo il prossimo anno!   BEST INTERNATIONAL FEATURE FILM The Dry Fable […]

L'articolo Fabrique Awards nona edizione: tutti i vincitori! proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Un’edizione indimenticabile quella dei Fabrique Awards ieri sera al Teatro Sala Umberto, condotta da Riccardo Cotumaccio e Francesca Valtorta: grazie ai finalisti, ai vincitori e ai nostri fabriquers che hanno ballato fino a notte fonda con Valerio Diggiu alla consolle nell’after party. Ci vediamo il prossimo anno!

 

BEST INTERNATIONAL FEATURE FILM The Dry Fable di Zhengchao Xu

BEST ITALIAN DEBUT FEATURE FILM

Stranizza d’amuri di Giuseppe Fiorello

BEST ITALIAN INNOVATIVE FEATURE FILM

Una sterminata domenica di Alain Parroni

BEST ITALIAN SHORT FILM

My name is Aseman di Ali Asgari e Gianluca Mangiasciutti

BEST INTERNATIONAL SHORT FILM

Pina di Jeremy Depuydt e Giuseppe Accardo 

BEST ITALIAN ACTOR

Andrea Arcangeli (Come pecore in mezzo ai lupi)

BEST ITALIAN ACTRESS

Denise Tantucci (Io e mio fratello)

BEST INTERNATIONAL DOCUMENTARY

After the bridge di Davide Rizzo e Marzia Toscano 

BEST ITALIAN SOUNDTRACK

Denti da squalo di Michele Braga e Gabriele Mainetti

BEST ITALIAN TV SERIES

The Good Mothers

BEST TV SERIES CONCEPT 

Hotel Valadier di Alessandro Montali

BEST SHORT FILM SCREENPLAY

Come le alici di Valerio Maria Sessa


Iniziativa a cura dell’Ufficio di Scopo Politiche Giovanili del Comune di Roma

Iniziativa realizzata con il contributo e il patrocinio della Direzione generale Cinema e audiovisivo – Ministero della Cultura

L'articolo Fabrique Awards nona edizione: tutti i vincitori! proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/festival/fabrique-awards-nona-edizione-tutti-i-vincitori/feed/ 0
Fabrique du Cinéma Awards, la nona edizione con i talenti del cinema https://www.fabriqueducinema.it/festival/fabrique-du-cinema-awards-la-nona-edizione-con-i-talenti-del-cinema/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/fabrique-du-cinema-awards-la-nona-edizione-con-i-talenti-del-cinema/#respond Fri, 08 Dec 2023 13:31:55 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18863 Il 18 dicembre i Fabrique du Cinéma Awards celebrano al Teatro Sala Umberto la loro nona edizione, confermando ancora una volta un’instancabile ricerca nella promozione del cinema giovane e innovativo. La serata, che sarà presentata dall’attrice Francesca Valtorta e dal giornalista e speaker Riccardo Cotumaccio, avrà come accompagnamento le musiche dal vivo del cantautore Galeffi […]

L'articolo Fabrique du Cinéma Awards, la nona edizione con i talenti del cinema proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Il 18 dicembre i Fabrique du Cinéma Awards celebrano al Teatro Sala Umberto la loro nona edizione, confermando ancora una volta un’instancabile ricerca nella promozione del cinema giovane e innovativo.

La serata, che sarà presentata dall’attrice Francesca Valtorta e dal giornalista e speaker Riccardo Cotumaccio, avrà come accompagnamento le musiche dal vivo del cantautore Galeffi e le coreografie di Michael Fuscaldo.

La mission rimane quella che ha contraddistinto il Premio sin dalla nascita: promuovere la cinematografia italiana indipendente all’interno di una cornice internazionale. E di edizione in edizione i numeri crescono significativamente, un chiaro segnale dell’attrattiva generata da un concorso sempre più incisivo nel panorama audiovisivo italiano e mondiale.

La giuria della nona edizione è composta dal regista José Luis Solís Olivares (presidente della giuria), dall’attrice Laura Adriani, del musicista Omar Pedrini, dal critico Enrico Magrelli, dalla fumettista Zuzu e dal regista Fabrizio Corallo che, insieme alla redazione di Fabrique, assegneranno i premi del concorso.

Programma dei Fabrique du Cinéma Awards nona edizione:

ore 18.30 apertura nel foyer delle mostre di Daria Shoshani e Alexandra Fongaro curata da Giorgia Grassi

ore 21 inizio cerimonia Fabrique du Cinéma Awards nona edizione

ore 23.30 festa con il dj set di Valerio Diggiu aperta al pubblico nel foyer del Teatro

Iniziativa realizzata con il contributo e il patrocinio della Direzione generale Cinema e audiovisivo – Ministero della Cultura

Partner UNHCR 

Main Sponsor: Inlusion, TAV

Direct to Digital, Shuttersquad, Harumi, IDL Makeup, D-Vision Movie People

 

L'articolo Fabrique du Cinéma Awards, la nona edizione con i talenti del cinema proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/festival/fabrique-du-cinema-awards-la-nona-edizione-con-i-talenti-del-cinema/feed/ 0
Fabrique du Cinéma Awards 2023: tutti i finalisti! https://www.fabriqueducinema.it/festival/fabrique-du-cinema-awards-2023-tutti-i-finalisti/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/fabrique-du-cinema-awards-2023-tutti-i-finalisti/#respond Fri, 01 Dec 2023 08:08:27 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18807 Ecco finalmente tutti i finalisti delle 12 categorie dei Fabrique du Cinéma Awards nona edizione: chi sarà il vincitore in ciascuna quartina? Lo sapremo solo il 18 dicembre al Teatro Sala Umberto e, nel frattempo, seguiteci sui social per saperne di più sui candidati. MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE Backstage di Afef Ben Mahmoud and Khalil Benkirane […]

L'articolo Fabrique du Cinéma Awards 2023: tutti i finalisti! proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Ecco finalmente tutti i finalisti delle 12 categorie dei Fabrique du Cinéma Awards nona edizione: chi sarà il vincitore in ciascuna quartina? Lo sapremo solo il 18 dicembre al Teatro Sala Umberto e, nel frattempo, seguiteci sui social per saperne di più sui candidati.

MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE

Backstage di Afef Ben Mahmoud and Khalil Benkirane (Marocco)

Beautiful Friend di Truman Kewley (Stati Uniti)

Dignity di Dimitris Katsimiris (Grecia)

The Dry Fable di Zhengchao Xu (Cina)

MIGLIOR OPERA PRIMA ITALIANA

Castelrotto di Damiano Giacomelli

Come pecore in mezzo ai lupi di Lyda Patitucci

Piano piano di Nicola Prosatore

Stranizza d’amuri di Giuseppe Fiorello

MIGLIOR OPERA ITALIANA INNOVATIVA

Disco Boy di Giacomo Abbruzzese

Frammenti di un percorso amoroso di Chloé Barreau

Non credo in niente di Alessandro Marzullo

Una sterminata domenica di Alain Parroni

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO ITALIANO

Black Eyed Dog di Alessandro Cino Zolfanelli

Bordovasca di Giuseppe Zampella

Everyday dicks di Silvia Giambrone

My name is Aseman di Ali Asgari e Gianluca Mangiasciutti

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO INTERNAZIONALE

Dog Days di Carlotta Beck Peccoz (UK)

Ivalu di Anders Walter, Pipaluk K. Jørgensen (Danimarca)

Pina di Jeremy Depuydt e Giuseppe Accardo (Belgio)

Please Hold the Line di Tan Ce Ding (Malesia)

MIGLIOR ATTORE

Andrea Arcangeli (Come pecore in mezzo ai lupi)

Luigi D’Oriano (Mixed by Erry)

Gabriele Pizzurro (Stranizza d’amuri)

Gianmarco Saurino (L’estate più calda)

MIGLIOR ATTRICE

Deva Cassel (La bella estate)

Sara Ciocca (Nina dei lupi

Dominique Donnarumma (Piano piano)

Denise Tantucci (Io e mio fratello)

MIGLIOR DOCUMENTARIO INTERNAZIONALE

After the bridge di Davide Rizzo, Marzia Toscano (Italia)

Destiny of a truck driver di Yssouf Kousse (Burkina Faso)

The Lost Legacy of Tony Gaudio di Alessandro Nucci (Italia)

Sew to Say di Rakel Aguirre (Regno Unito)

MIGLIOR COLONNA SONORA ITALIANA

Denti da squalo di Michele Braga, Gabriele Mainetti

Life is (not) a game di Lorenzo Tomio

Piano piano di Francesco Cerasi

La primavera della mia vita di Colapesce, Dimartino

MIGLIOR SERIE TV ITALIANA

The Good Mothers regia di Julian Jarrold, Elisa Amoruso

 Per Elisa regia di Marco Pontecorvo

 Un’estate fa regia di Davide Marengo, Marta Savina 

La vita bugiarda degli adulti regia di Edoardo De Angelis

MIGLIOR CONCEPT DI SERIE

Cloak di Chelsea Cassio

Hotel Valadier di Alessandro Montali

Kyla’s War di Hank Isaac

Il meccanismo di Kozai di Emanuele Sana

MIGLIOR SCENEGGIATURA DI CORTOMETRAGGIO

Ancòra di Andrea Castelli

Come le alici di Valerio Maria Sessa

Minuteria di Alessandra Salvoldi e Giulia Noè

Showtime di Francesco Giardiello

 

L'articolo Fabrique du Cinéma Awards 2023: tutti i finalisti! proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/festival/fabrique-du-cinema-awards-2023-tutti-i-finalisti/feed/ 0
Clorofilla: la ragazza con i capelli verdi entra nel mito https://www.fabriqueducinema.it/festival/clorofilla-la-ragazza-con-i-capelli-verdi-entra-nel-mito/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/clorofilla-la-ragazza-con-i-capelli-verdi-entra-nel-mito/#respond Thu, 16 Nov 2023 15:22:56 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18801 Maia ha capelli verdi erbacei, è legata in maniera profonda alla natura e al mondo delle piante. Teo è un giovane e solitario coltivatore di arance. E la loro storia non assomiglia a nessun’altra vista sullo schermo. Ivana Gloria, regista dell’insolito Clorofilla, è nata Domodossola, si è diplomata allo IED di Milano e  ha vissuto […]

L'articolo Clorofilla: la ragazza con i capelli verdi entra nel mito proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Maia ha capelli verdi erbacei, è legata in maniera profonda alla natura e al mondo delle piante. Teo è un giovane e solitario coltivatore di arance. E la loro storia non assomiglia a nessun’altra vista sullo schermo. Ivana Gloria, regista dell’insolito Clorofilla, è nata Domodossola, si è diplomata allo IED di Milano e  ha vissuto a New York, Londra e Portogallo. L’abbiamo incontrata in occasione della Festa del Cinema di Roma, più precisamente in quella fucina di novità che è Alice nella Città, in cui il film è stato presentato, e ci ha parlato del verde dominante nella sua opera prima, di trasformazioni e aspirazioni.

Con Clorofilla hai messo in scena la favola di due anime solitarie legate entrambe indissolubilmente alla natura. Cosa rappresentano per te Maia e Teo?

Maia è una ragazza che rinnega la propria essenza, ma grazie a Teo riesce a scoprire qualcosa che non ha mai voluto vedere dentro di sé. C’è una scena, costruita in montaggio, dove tramite il contatto fisico che ha con Teo Maia riesce a sentire la natura, e quindi anche la sua natura. Mi è piaciuto raccontare la dinamica del riconoscere nell’altro qualcosa che in te nascondi.

Il tuo film intreccia le Metamorfosi di Ovidio e il mito di Dafne sviluppandoli poi in modo molto originale.

Quello era più un punto di partenza dello sceneggiatore, Marco Borromei. Per me la storia parlava di una persona che non vuole accettare la sua natura e la propria sessualità. Infatti la protagonista a un certo punto avrà un orgasmo “con” il bosco, qualcosa che l’attira e la spaventa allo stesso tempo. Ho cercato di fare un film molto sensoriale e visivo, così abbiamo lavorato tanto sul suono per dare tridimensionalità alle emozioni e alle paure di Maia.

Con i tuoi protagonisti Sarah Short e Michele Ragno hai creato un’evidente affinità sullo schermo. Come l’avete raggiunta?

È stato un avvicinamento graduale ma necessariamente veloce: avevamo pochissimo tempo per girare. Michele Ragno è stato scelto due settimane prima d’iniziare le riprese, Sarah è stata confermata un mese prima, ma il momento in cui ho sentito davvero la chimica fra di loro è stato quando ho messo la camera sui primissimi piani: le scene più intime. Il set e la troupe erano sempre in movimento per organizzare le scene successive, ma quando arrivavo a stringere sui volti di Sarah e Michele tutti si calmavano in una specie di catarsi.

Non c’è solo tanto verde il Clorofilla (costumi, scene, pergolati e vegetazione libera), ma traspare un messaggio di amore, o forse più un atteggiamento verso l’ambiente, molto pacifico e positivo.

Avevo la natura come leit-motiv perciò non potevo che cercare di catturarla in ogni inquadratura. Ce n’è solo una di Teo in salotto che sfoglia dei disegni mentre Maia gli si avvicina: è l’unica scena che non ha un po’ di verde. Volevamo aggiungerlo in postproduzione ma non c’era più budget, una rabbia…

Michele lo conoscevo già come attore e ti ha dato tantissime sfumature e fragilità. Sarah la vedevo per la prima volta invece e l’ho trovata naturale, ruvida a suo modo, e funziona molto bene.

Sì, di lei ho visto un self-tape a settembre dell’anno scorso. Era solo il primo step ed era già l’attrice che mi convinceva di più, avevo già deciso che Maia era lei. Michele invece è un attore molto solido. È arrivato molto preparato e ha aiutato anche Sarah. Prima di partire per il set abbiamo provato in tutti i parchi di Roma analizzando ogni stato d’animo e spesso ci ritrovavamo a condividere nostre esperienze di vita più intime partendo dai personaggi. Michele aveva anche disegnato uno schema in cinque fasi sul processo d’accettazione della morte associandolo al percorso dei personaggi nella sceneggiatura. Però abbiamo dato anche tanto spazio all’improvvisazione. Pensa che nelle prove, per fornire le inquadrature al DOP, ho praticamente pre-girato il film col mio iPhone.

Posso dirtelo? A me fai pensare anche a una risposta pacata a Titane e, solo per la parte onirica, a Un lupo mannaro americano a Londra, ma per vegani. Ma qual è il cinema al quale aspiri?

Agli operatori in realtà ho fatto una testa così perché volevo girare molti piani sequenza, avendo in mente Victoria, un film di un solo piano sequenza del 2015 girato a Berlino in una notte. Volevo uno sguardo fluido. Per Titane sì, in effetti! Sai, io sono una fan di Junior, il primo cortometraggio di Julia Ducournau. Invece Il lupo mannaro… sai che non l’ho mai visto? Lo cercherò. Invece sul cinema a cui aspiro mi è stato detto che Clorofilla sembra un film straniero. Ecco, aspiro a fare film internazionali.

L’ARTICOLO COMPLETO SARÀ DISPONIBILE SUL NUOVO NUMERO DI FABRIQUE SOLO PER GLI ABBONATI, CLICCA QUI PER ABBONARTI

L'articolo Clorofilla: la ragazza con i capelli verdi entra nel mito proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/festival/clorofilla-la-ragazza-con-i-capelli-verdi-entra-nel-mito/feed/ 0
Desiré, la forza di diventare grandi https://www.fabriqueducinema.it/festival/desire-la-forza-di-diventare-grandi/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/desire-la-forza-di-diventare-grandi/#respond Mon, 30 Oct 2023 08:27:14 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18785 Napoli. Una ragazza al posto sbagliato nel momento sbagliato viene arrestata con addosso la droga di un corriere, il suo ragazzo. Ci spostiamo sull’isola di Nisida, un posto quasi irreale nel Golfo di Napoli dove si trova davvero un istituto penale minorile. Desiré di Mario Vezza ha un incipit da Mare fuori e una delicatezza […]

L'articolo Desiré, la forza di diventare grandi proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Napoli. Una ragazza al posto sbagliato nel momento sbagliato viene arrestata con addosso la droga di un corriere, il suo ragazzo. Ci spostiamo sull’isola di Nisida, un posto quasi irreale nel Golfo di Napoli dove si trova davvero un istituto penale minorile. Desiré di Mario Vezza ha un incipit da Mare fuori e una delicatezza introspettiva che ricorda il Fiore di Claudio Giovannesi. La protagonista è una sedicenne di origini nigeriane. Uno scricciolo d’energia stretta che con le sue due lingue madri porta sé due mondi dentro di sé: napoletano e francese. Testa alta e muso duro a proteggerne tenerezza e fragilità tipiche di quell’età, l’interpretazione di Nassiratou Zanre ci rende molto vividamente la forza di un’adolescente che vuole crescere a tutti i costi. Anche dal carcere, anche con una madre problematica che di tanto in tanto verrà a trovarla. Anche se il mondo intorno sembra implodere in quell’isolotto a ferro di cavallo con un mare cristallino dove fare il bagno, seppur sorvegliate dalle secondine, è un lusso per pochi.

Forse una via per fuggire da quelle mura è il teatro. Negli ultimi anni lo abbiamo visto con Grazie ragazzi di Riccardo Milani e ancor prima con il Cesare deve morire dei Taviani. Un insegnante di teatro, barba candida e passione artistica di Enrico Lo Verso, segue il gruppo di giovani detenute dove con fatica inizia ad ambientarsi anche Desiré. Lavorare su sé stesse per mettere in scena l’Amleto sarà il trampolino non solo per la protagonista, ma anche per tutte le altre ragazze. Un nuovo modo per apprezzare la loro vita di giovani donne. Emotività e percorsi interiori non emergono da sequenze di prove estenuanti (praticamente assenti) quanto più dai confronti con il loro maestro a fine prove. Una stilizzazione ottimamente congegnata alla base di una regia lineare che ne evidenzia i pregi senza mai strafare.

Il teatro come chiave capace di dischiudere la vita lo intende anche una secondina in una battuta con le ragazze dove ammetterà a mezza bocca di vivere già facendo teatro tutti i giorni. Un piccolo segno sulla condizione del personale penitenziario, costretto a vivere schermato dalle proprie emozioni ed empatie durante ogni turno di lavoro. La scrittura di Vezza, insieme a Fabrizio Nardi e con lo zampino di Maurizio Braucci, che ha appena accompagnato anche la sceneggiatura di Palazzina Laf, respira di mille sfumature perfettamente posate su ognuna delle ragazze che tra le mura carcerarie aspira alla vita a modo suo. Carica sessuale, rabbia, paura, resilienza, instabilità e amicizia, tutte represse tra le loro parole non dette fanno percorsi poco convenzionali attraverso queste penne, riservandoci nei giusti momenti dei buoni twist. Anche grazie alle giovani attrici del cast.

Alla Festa del Cinema di Roma n° 18, anzi meglio, ad Alice nella Città, la sezione separata che sembra un festival a sé, Desiré si è aggiudicato il Premio Raffaella Fiorella per il miglior film italiano del Panorama Italia, a sua volta sezione di Alice. Un po’ come questo gioco di sezioni a matrioska, in questo film conta il nocciolo, il coming of age diremmo con facilità o faciloneria. Invece il nocciolo qui sta semplicente nell’imparare a nuotare tra i flutti non sempre accoglienti della vita.

 

L'articolo Desiré, la forza di diventare grandi proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/festival/desire-la-forza-di-diventare-grandi/feed/ 0
Io e il Secco. Un’opera prima col superkiller https://www.fabriqueducinema.it/festival/io-e-il-secco-unopera-prima-col-superkiller/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/io-e-il-secco-unopera-prima-col-superkiller/#respond Fri, 27 Oct 2023 08:27:00 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18775 Non capita spesso di aver a che fare con un killer quando si tratta di opere prime italiane. Figuriamoci un “superkiller”, come quello che assolda il piccolo Denni. Dieci anni e i pugni stretti, di rabbia per il suo papà che picchia la sua mamma, e per una difesa che è troppo piccolo per offrirla. […]

L'articolo Io e il Secco. Un’opera prima col superkiller proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Non capita spesso di aver a che fare con un killer quando si tratta di opere prime italiane. Figuriamoci un “superkiller”, come quello che assolda il piccolo Denni. Dieci anni e i pugni stretti, di rabbia per il suo papà che picchia la sua mamma, e per una difesa che è troppo piccolo per offrirla. Andrea Sartoretti indossa i panni dell’orco, Barbara Ronchi la madre bloccata dal silenzio per le ferite raccontate come cadute. Denni è interpretato invece dal piccolo Francesco Lombardo. Occhioni che guardano severi il mondo adulto e i sogni mostruosamente proibiti di avere una super forza telecinetica nelle sue fantasie di bambino ferito dalla difficile situazione famigliare, Denni incontrerà per la sua vendetta il Secco.

Ebbene sì, il “superkiller” è solo un ragazzotto senza arte né parte che passa da eroe tenebroso agli occhi puri di Denni. Lo fa vivere Andrea Lattanzi con un romanesco che appare quasi esotico nell’ambientazione della storia. Ci troviamo infatti sulla costiera ravennate, tra spiagge desolate ai bordi della stagione calda, moli di scogliere e trabocchi di legno. Anche Sartoretti adotta quella cadenza, e la indossa a pennello, come tutt’e due le facce del padre violento. È a questo che serve il Secco: sparare al papà. Inizia così per questa improbabile coppia di ragazzi un viaggio sgangherato verso la vendetta.

L’opera prima Io e il Secco si presenta come un buddy movie abbastanza atipico. Con un bambino protagonista ma non esattamente rivolto a quel pubblico di giovanissimi. Lo sguardo del regista Gianluca Santoni infatti, seppur pudico di fronte alle violenze domestiche, non si tira indietro su altre scene un po’ forti per un bambino e un linguaggio che non fa troppi sconti. Il soggetto di questo film, firmato dal regista insieme a Michela Straniero, ha vinto il Solinas nel 2017, sviluppandosi in questo piccolo esordio di piacevole scorrimento. Con alcuni twist niente male e la scelta vincente di ambientare il tutto in una provincia non piatta e poco battuta dal grande schermo. 

Santoni fotografa una famiglia che cerca di tenersi a galla da un problema che la zavorra. La direzione degli attori non cerca fronzoli ma tocca un buon equilibrio tra realismo e fantasie puerili del piccolo protagonista. Uno dei punti di forza sta nello stemperare il peso tematico della violenza domestica pur mantenendone in piedi la portata. L’altro sta nella chimica tra il bambino e il superkiller, ognuno dei quali nel proprio percorso dell’eroe acquisirà nuove consapevolezze su sé stesso e sul mondo. Alla Festa del Cinema di Roma edizione XVIII partecipa in concorso ufficiale per la sezione dedicata al cinema dei giovani Alice nella Città.

 

 

L'articolo Io e il Secco. Un’opera prima col superkiller proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/festival/io-e-il-secco-unopera-prima-col-superkiller/feed/ 0
La Settimana Internazionale della Critica n. 38 e i suoi corti vincitori https://www.fabriqueducinema.it/festival/la-settimana-internazionale-della-critica-n-38-e-i-suoi-corti-vincitori/ Mon, 11 Sep 2023 13:07:23 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18671 Quest’anno la Mostra del Cinema di Venezia ha compiuto la sua ottantesima edizione. All’interno di una grande kermesse come questa il cinema breve viene sempre considerato palestra, esercizio per giovani registi, o superficialmente una vetrina. A nostro parere rimane invece un vivaio d’idee libere per nuovi autori che raccontano storie mostrando le loro potenzialità con […]

L'articolo La Settimana Internazionale della Critica n. 38 e i suoi corti vincitori proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Quest’anno la Mostra del Cinema di Venezia ha compiuto la sua ottantesima edizione. All’interno di una grande kermesse come questa il cinema breve viene sempre considerato palestra, esercizio per giovani registi, o superficialmente una vetrina. A nostro parere rimane invece un vivaio d’idee libere per nuovi autori che raccontano storie mostrando le loro potenzialità con la singolarità dei loro cortometraggi. Un corto è un po’ come una barzelletta: semplice, diretta e con un solo scopo. Che nel caso del cinema non è la risata finale, anche se capita, ma un’emozione. Quindi un colpo di scena, un pugno nello stomaco, un dato della realtà, la riflessione su una scoperta, o una freddura. Un monito certe volte, o una risata appunto. Comunque un solo concetto su una sola emozione che concentra tutto il lavoro narrativo edificato in quella manciata di minuti intorno a un micro-mondo, la messa in scena. Insomma, una storia che ogni autore tira fuori dal buio del grande schermo per intingerci dentro la sensibilità di uno spettatore al fine emozionarlo.

Giunta alla sua edizione numero 38 la Settimana Internazionale della Critica, sezione collaterale della Mostra, oltre ai lungometraggi (7 film in concorso più 3 eventi speciali), abbiamo avuto 7 cortometraggi in concorso, più i 2 in apertura e in chiusura rispettivamente di Liliana Cavani e Francesco Piras. Tutti e 9 italiani. Mentre la giuria composta da Eddie Bertozzi, responsabile acquisizioni per la distribuzione Academy Two, il regista Matteo Tortone e la producer Nicoletta Romeo ha decretato i 3 vincitori ai quali siamo andati a dare uno sguardo (di altri due concorrenti, Tommaso Fragini e Federico Demattè, abbiamo parlato un articoli precedenti).

Nel documentario La linea del terminatore di Gabriele Biasi seguiamo la testimonianza di Fernanda Gonzales, un’immigrata Argentina che è fuggita da Buenos Aires fino all’Italia. Il regista ce ne lascia ascoltare la voce, un flusso di coscienza accompagnato da immagini dirompenti a sintetizzare il dramma e l’urgenza di questa donna. Oltre a immagini di repertorio, Biasi sceglie le partenze di razzi aerospaziali, così le esplosioni di quei reattori ben rappresentano la rottura traumatica, anche violenta di del viaggio come impresa immane, distacco dalla propria terra verso lo spazio come verso il futuro in un altro paese lontano. I sensi di colpa per aver lasciato indietro la sua famiglia bruciano l’anima della donna come quei motori in fiamme. Biasi utilizza immagini porose che sembrano in Super8 e 16mm, distorsioni psichedeliche per raccontarne in video i sentimenti, ma soprattutto colpisce la lampante metafora delle strumentazioni aerospaziali, un modo di raccontare l’immigrazione bagnato di Kubrick, perché un viaggio per trovare una nuova vita è sempre un’odissea. Con questa intuizione Biasi si è aggiudicato il Premio alla Migliore Regia – Stadion Video.

Ha i toni di una commedia brillante invece We Should All Be Futurist dell’autrice Angela Norelli (regia e sceneggiatura). Allegoria concettuale che giustappone immagini di film anni ’10 e ’20 a un vivace carteggio tra due donnine di casa. “Isterica” viene chiamata la donna che si affaccia fuori dai binari di un’educazione patriarcale. Così la storia del primo vibratore, sì il primo strumento di piacere erotico storicamente dedicato alle donne e al loro diritto al piacere, si lega a un linguaggio cifrato in sottili allusioni che irride con leggerezza il futurismo di Marinetti e il superomismo uomo-macchina in una chiave tutta proto-femminista. Parlare quasi in codice diventa un inno alla libertà senza tempo, libertà che passa in primis dall’intimo umano, femminile. Il mondo in un corpo, e il corpo nel mondo come avamposto di sopravvivenza dell’identità, come punto G di una dimensione d’indipendenza da conservare anche al costo di comunicare tramite codici cifrati contro mariti impantanati nei rigidi tecnicismi maschiocentrici del loro tempo. O semplicemente resilienza novecentesca della prima ora. Sta di fatto che questo corto audace e frizzante ha vinto il Premio al Miglior Contributo Tecnico – Fondazione Fare Cinema.

Il Premio al Migliore Cortometraggio – Frame by Frame della Settimana Internazionale della Critica è andato infine a uno shortfilm che guarda al passato di due alberi cresciuti nel bel mezzo della foresta amazzonica peruviana. Presupposti originali, misteriosi e apparentemente impossibili da realizzare come Las memorias perdidas de los árboles di Antonio La Camera costituiscono esattamente quelle sane tensioni creative tra autore, grande schermo e spettatore che sfidano il sentire e l’immaginare. Così in un continuo controcampo tra arbusti imponenti scopriremo il loro passato umano di fratellini. La loro lingua è un crepitio gutturale, quasi atavico, ma i sottotitoli ci offrono il linguaggio umano. Flashback di vite passate si risvegliano da memorie sopite, rimaste legate tra liane o sepolte dal fogliame. La dimensione natura si fonde in contrasto con un vero e proprio viaggio spirituale rendendo più viva che mai quella comunemente errata staticità che assegniamo al mondo vegetale. Il regista di questa produzione italo-spagnola tinteggiata di colori sfocati e lisergici tutto il suo film. Sfoca i ricordi umani ponendoci di fronte a soggettive di sensorialità quasi aliene. Attinge a diverse tecniche da videoarte, rielaborazioni sulla luce quasi pittoriche, astrattiste, miscelando effetti digitali in un decoupage che ci parla di rispetto per l’ambiente attraverso il destino di due bambini senza mai tralasciare grazia e magnificenza del mondo vegetale.

 

 

 

 

 

L'articolo La Settimana Internazionale della Critica n. 38 e i suoi corti vincitori proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Laterale Film Festival, 7a edizione: il cinema come frontiera ancora da esplorare https://www.fabriqueducinema.it/festival/laterale-film-festival-7a-edizione-il-cinema-come-frontiera-ancora-da-esplorare/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/laterale-film-festival-7a-edizione-il-cinema-come-frontiera-ancora-da-esplorare/#respond Tue, 22 Aug 2023 20:19:49 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18645 Pronto a tagliare il traguardo della sua VII edizione, Laterale Film Festival si conferma come uno degli appuntamenti più originali del panorama festivaliero italiano e non solo. Un evento culturale, promosso dall’Associazione Culturale Laterale, che si propone di valorizzare cortometraggi innovativi di giovani cineasti, senza trascurare le sperimentazioni di registi affermati: un’opportunità imperdibile per chiunque […]

L'articolo Laterale Film Festival, 7a edizione: il cinema come frontiera ancora da esplorare proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Pronto a tagliare il traguardo della sua VII edizione, Laterale Film Festival si conferma come uno degli appuntamenti più originali del panorama festivaliero italiano e non solo. Un evento culturale, promosso dall’Associazione Culturale Laterale, che si propone di valorizzare cortometraggi innovativi di giovani cineasti, senza trascurare le sperimentazioni di registi affermati: un’opportunità imperdibile per chiunque desideri interrogarsi sulla natura e il senso delle immagini in movimento.

In programma nei giorni 1, 2 e 3 settembre negli spazi del Cinema San Nicola di Cosenza, la rassegna prosegue con passione la sua attività di diffusione di visioni alternative. Tre giorni di proiezioni, incontri e approfondimenti. Non sono previsti premi o giurie; prevale invece una logica di scambio e di condivisione, che ha ottenuto nel tempo la risposta entusiasta da parte di pubblico e artisti.

 “Guardando cadere filmando” è lo slogan che identifica la nuova edizione, un invito a immergersi in acque profonde alla scoperta delle migliori produzioni audiovisive contemporanee. «Ché l’invisibile sta al fondo delle cose».

IIjen,London
“Ijen,London” di Ben Rivers.

Sono 21 i film che compongono la Selezione Laterale 2023, 21 modi differenti di dire “cinema”. Grazie alla forma breve, gli autori infrangono “l’obbligo” del racconto per evidenziare, invece, le qualità poetiche del mezzo cinematografico. Lavori di questo tipo stimolano la partecipazione attiva dello spettatore nella costruzione di significati e interpretazioni, offrendo così un coinvolgimento che apporta maggiore profondità alla visione dei film. «L’atto di vedere è l’atto di scoprire».

Impreziosiscono il cartellone i cortometraggi As filhas do fogo di Pedro Costa (presentato in anteprima mondiale allo scorso Festival di Cannes), Ijen,London di Ben Rivers e Train Again di Peter Tscherkassky.

C’è, poi, un’altra tendenza che accomuna diverse opere della selezione. Molti filmmaker si sono interrogati sulla valenza della parola visibile nel cinema, cioè la relazione tra testo scritto e immagine. Ne sono conseguiti film in cui i testi non svolgono una funzione di servizio, come fanno invece i sottotitoli o le didascalie, ma si intrecciano nelle trame dell’immagine. La pagina e lo schermo non sono quindi così dissimili e i rapporti di subordinazione tra il testo e l’immagine possono saltare.

L’esperienza di fruizione laterale non si limiterà alla visione dei lavori selezionati: prima e dopo le proiezioni, gli spettatori avranno la possibilità di godere della mostra dal titolo “Le altre cose mancano” curata da Mattia Biondi e Mattia Fiorino, due degli organizzatori della manifestazione. Nello specifico, l’allestimento prevede l’esposizione di una serie di pagine scelte da alcuni importanti libri di cinema scritti dai più significativi registi di ogni tempo. Il risultato è un suggestivo atlante di pensieri e riflessioni che invitano il visitatore a riconsiderare l’essenza del cinematografo e a interrogarsi sulla sua specificità.

Train Again
“Train Again” di Peter Tscherkassky.

Il Laterale Film Festival si conferma, dunque, uno straordinario laboratorio di idee all’interno del quale godere di sorprendenti creazioni audiovisive prodotte al di fuori dei circuiti canonici; i curatori operano nella convinzione che il cinema d’artista sia ancora in grado di sviluppare sensibilità e pensiero critico. L’esperienza estetica garantita dal festival si rivela decisiva per resistere all’omologazione culturale dei nostri giorni.

Come da tradizione, l’ingresso è gratuito e l’inizio delle proiezioni è previsto per le ore 20:30.

 

L'articolo Laterale Film Festival, 7a edizione: il cinema come frontiera ancora da esplorare proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/festival/laterale-film-festival-7a-edizione-il-cinema-come-frontiera-ancora-da-esplorare/feed/ 0
La Sardegna che non ti aspetti in 5 cortometraggi https://www.fabriqueducinema.it/festival/la-sardegna-che-non-ti-aspetti-in-5-cortometraggi/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/la-sardegna-che-non-ti-aspetti-in-5-cortometraggi/#respond Mon, 24 Jul 2023 14:37:01 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18620 Sardegna, tredicesima edizione del Figari Film Festival. In un contesto dove i pitch sono allestiti in acqua e i film si guardano sulle sdraio in spiaggia, la ricchissima proposta di cortometraggi è riuscita a catturare un’attenzione reale. Tra categorie internazionali, nazionali, animazione e la “scarpette rosse” dedicata alle tematiche femminili, al Figari colpisce la qualità […]

L'articolo La Sardegna che non ti aspetti in 5 cortometraggi proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Sardegna, tredicesima edizione del Figari Film Festival. In un contesto dove i pitch sono allestiti in acqua e i film si guardano sulle sdraio in spiaggia, la ricchissima proposta di cortometraggi è riuscita a catturare un’attenzione reale. Tra categorie internazionali, nazionali, animazione e la “scarpette rosse” dedicata alle tematiche femminili, al Figari colpisce la qualità (davvero) sempre alta dei progetti in concorso. In particolare i titoli e gli autori più inediti, ovvero quelli che abbiamo scoperto proprio grazie alla rassegna. 

A sorprenderci di più è proprio la sezione dei corti regionali: progetti girati in Sardegna, ad opera di autrici e autori locali, che per noi rappresentano una novità. Sono cinque, quelli in concorso: naturalmente si tratta di un campione troppo ridotto per parlare di una wave locale o di un’ipotetica scuola di autori emergenti; tuttavia qualcosa sembra unirli per gusto, tematiche, capacità narrative e intenzioni di messa in scena. 

Quello che è mio di Gianni Cesaraccio, Abba di Annette Fabiana Lupo, Dalia di Joe Juanne Piras, Fradi miu di Simone Contu e Ugolino di Manuele Trullu hanno, a colpo d’occhio, un comun denominatore: la curiosità verso tematiche disturbanti che vengono portate in scena in modo ancor più disturbante.

Non è solo merito della location suggestiva, che certo, ha influito sulla visione. I cinque corti provocano nello spettatore una sorta di disgusto trainato dall’indignazione, dal conflitto morale. Non è mai ovvio chi siano i buoni e chi i cattivi.

Come succede con Dalia che, a tradimento, ci racconta una storia di pedofilia ma anche di coppia, instillando il dubbio (e l’incubo) di poter vivere accanto a una persona senza conoscerne gli aspetti più perversi. Come accade con Fradi miu, storia di vendetta ambientata nella comunità agro-pastorale della Sardegna centrale, che affronta questioni culturali come i codici d’onore quando c’è di mezzo un delitto di sangue – e così solletica uno dei nostri istinti più radicati: quello di farci giustizia da soli. E ancora Ugolino, che indaga il personaggio reso celebre dalla Commedia dantesca guidandoci verso la pietas (poche cose disturbano le nostre certezze morali quanto il provare compassione per il “mostro”). Abba, sci-fi post-apocalittico che fa pensare alla Anna di Ammaniti, ci mostra le conseguenze della crisi climatica senza fronzoli, senza drammatizzare uno scenario che, già di suo, non potrebbe essere più drammatico: lo fa assumendo il punto di vista della natura che «ora si è ripresa ciò che è suo, e il Pianeta è guarito». Per un momento non sappiamo se parteggiare per lei o per noi esseri umani.

Gianni Cesaraccio
Gianni Cesaraccio. regista di “Quello che è mio”.

Il premio per il Miglior Corto Regionale è andato invece a Quello che è mio di Gianni Cesaraccio (che ha conquistato anche la Giuria Popolare) e che maschera un’originale denuncia sociale vestendola da heist movie. Quattro amici compiono una serie di rapine goffe e grottesche sullo sfondo di una Sardegna torrida e svuotata. Gli vogliamo bene anche se non dovremmo (è un corto ben scritto: ecco perché). Sono in realtà quattro malati terminali, ex soldati ammalati in missione a causa di materiali tossici come l’uranio impoverito: stiamo assistendo al loro testamento e al fallimento della giustizia (su 4000 vittime e 300 morti, lo Stato italiano si è assunto la responsabilità di neppure 50 casi). 

C’è una sensazione, ad unire la visione dei cinque corti, che sembra essere una costante: la sobrietà. È sobria la regia, di questi autori, che compongono inquadrature essenziali, spesso silenziose; è sobria la scrittura, perlopiù asciutta e rafforzata da battute concise, così come la recitazione che non lavora mai sugli eccessi e perfino nel dialetto mantiene un respiro internazionale. 

C’è poi un ultimo fattore, forse il più affascinante e identitario: il volto. Verrebbe da chiamarlo “il primo piano sardo”, che un po’ come quello francese, non si sa bene come spiegarlo ma è quasi un marcatore intrinseco del suo cinema. Per una combinazione di elementi – vuoi per fisionomia, per attitudine, per caratteristiche culturali – è riconoscibilissimo. Quello sardo è un primo piano corrucciato a prescindere dalla storia, con la fronte increspata e gli occhi spesso ridotti a fessure, che raramente ha bisogno di battute e ricorda il duello a colpi di close up tipico del western, ma più scarno e meno teatrale. 

L’ARTICOLO COMPLETO SARÀ DISPONIBILE SOLO PER GLI ABBONATI SUL PROSSIMO NUMERO DI FABRIQUE, CLICCA QUI PER ABBONARTI

 

L'articolo La Sardegna che non ti aspetti in 5 cortometraggi proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/festival/la-sardegna-che-non-ti-aspetti-in-5-cortometraggi/feed/ 0