Il silenzio dell’acqua, una fiction Mediaset pensata per il pubblico

il silenzio

In un panorama televisivo sempre più spietato, i dati auditel non hanno premiato le recenti produzioni Mediaset. Se Barbara d’Urso sembra aver perso la corona di regina del fine-settimana, tanto che il suo Domenica Live è stato costretto a un marcato ridimensionamento, anche un reality una volta di successo come L’isola dei famosi non riesce tutt’oggi a conquistare il proprio pubblico di riferimento, creando improduttive polemiche e ondeggiando tra linee di share di poco superiori o addirittura inferiori al 15%. Rimandato anche il tanto chiacchierato Adrian a causa di apparenti malanni stagionali del Molleggiato, l’azienda fondata da Berlusconi ha tuttavia un ulteriore asso dalla manica ancora da giocare: la fiction. Conclusa da poco la fortunata Non mentire, la rete ammiraglia Canale 5 è infatti pronta ad accogliere nel proprio palinsesto Il silenzio dell’acqua, un crime thriller in 4 puntate, la cui messa in onda è prevista in prima serata a partire da venerdì 8 marzo.

La fiction, ambientata nel piccolo paese di Castel Marciano, segue le vicende che ruotano attorno all’inspiegabile omicidio di Laura (Caterina Biasiol), una sedicenne estroversa e solare, uccisa da un misterioso assalitore. Diversi sembrano essere i sospettati, tra cui l’ex fidanzato Matteo (Riccardo Maria Manera), che si rifiuta di testimoniare, l’insegnante di surf Max (Lorenzo Adorni), il quale potrebbe essere l’ultimo ad aver visto la ragazza ancora in vita, oppure addirittura la stessa disperata madre Anna (Valentina D’Agostino), che tra le lacrime confessa di non aver mai davvero accettato quella figlia avuta troppo presto. A fare luce sul caso, ci penseranno il poliziotto di paese Andrea Baldini (Giorgio Pasotti) e il vicequestore di Trieste Luisa Ferrari (Ambra Angiolini) che, nonostante i caratteri opposti, riusciranno non senza alcune difficoltà a scoprire il vero colpevole.

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Prodotta da RTI e VelaFilm, Il silenzio dell’acqua è una fiction dal sapore internazionale che, fin dalle prime sequenze, si contraddistingue per un dinamismo narrativo raramente presente nelle produzioni tricolore destinate al piccolo schermo. Sebbene rispetti le logiche di dilatazione temporale tipiche della serialità, la storia non sacrifica mai il proprio ritmo, riuscendo a mantenere salda l’attenzione dello spettatore, coinvolgendolo tanto nelle vicissitudini private dei personaggi quanto nelle indagini vere e proprie. Imparando la lezione dai crime d’oltreoceano, ma adattandola alle logiche televisive nazionali, la fiction gioca infatti su questo duplice micro-cosmo, intrecciando le vicende personali di una coralità di provincia con la cruda realtà della ricerca di un assassino.

La regia di Pier Belloni è pulita e funzionale, assolutamente adatta ad un prodotto generalista. Nonostante la cinepresa segua puntualmente i personaggi, non mancano alcuni movimenti di macchina più particolari, che dimostrano che al già rintracciato dinamismo narrativo si accosta anche una vivacità della messa in scena visiva, non sempre legata ai classici campi-controcampi. Davanti all’obiettivo, colpiscono invece le interpretazioni dei due protagonisti: se tutto il cast riesce a convincere grazie ad un ottimo affiatamento, Giorgio Pasotti dipinge alla perfezione un padre di famiglia con dei demoni interiori, mentre Ambra Angiolini incarna con grazia una poliziotta all’apparenza gelida, ma con un passato drammatico alle spalle.

Se l’auditel non ha premiato alcune delle recenti trasmissioni Mediaset, il biscione sembra quindi non arrendersi, confermandosi per l’ennesima volta capace di sfruttare al meglio un genere evergreen come quello della fiction. Grazie al prezioso aiuto di RTI e VelaFilm, Il silenzio dell’acqua si dimostra un buon prodotto pensato per il piccolo schermo, abile a intrattenere con leggerezza e ad accompagnare di puntata in puntata il proprio pubblico, che difficilmente lo abbandonerà. In un contesto televisivo (e digitale) sempre più frammentario e innegabilmente americanizzato, è piacevole scoprire un serial made in Italy capace di imparare dalle produzioni estere, senza però snaturare quello che veramente è e soprattutto senza venir meno a quello che il pubblico di Mediaset davvero desidera.