Preti

In tempi di apoteosi bergogliane c’è ancora chi ha il coraggio di fare satira sul cattolicesimo: con uno stile originalissimo (basta ascoltare il doppiaggio) Preti ha fatto il boom di visualizzazioni in rete. Fabrique ha scovato l’autore Astutillo Smeriglia aka Antonio Zucconi grazie a uno dei suoi amici e collaboratori storici, l’attore Guglielmo Favilla, voce del giovane prete-stagista della serie. Ecco il loro dialogo surreale, beffardo e irriverente.

Guglielmo. Eccoci qui. Vorrei chiederti un sacco di cose, sull’amicizia, sulla saggezza e l’immortalità, ma alla fine mi limiterò a un blandissimo “Come nasce Preti”?

Antonio. Preti è nato come cortometraggio, ma già pensato per essere suddiviso in piccoli episodi per una serie web. Ogni scena è infatti più o meno autoconclusiva e funziona anche da sola. È la prima volta che una mia animazione esce dal circuito dei festival di cortometraggi. I corti precedenti venivano sempre piuttosto ignorati quando li mettevo in rete, Preti invece è esploso. Non ho mai capito perché. Tu hai qualche ipotesi?

G. Mah, forse perché della fatal quiete tu sei l’imago a me sì cara vieni o sera.

A. Non credi che magari sia anche dovuto al fatto che siamo stati bravissimi?

G. Parla per te. Io direi due parole su Fabrizio Odetto, il doppiatore del prete più anziano. Fabrizio è stato un apporto fondamentale. Intanto è un doppiatore vero. E poi è un grande attore. Sarebbe bello fare più serie web in tandem. Ma anche seduti in casa propria va benissimo.

A. A proposito, a me sembra che oggi ci sia un clima propizio alla realizzazione di una bella serie web sull’Islam. Pensavo a una ucronìa in cui l’arcangelo Gabriele, invece di annunciare la gravidanza a Maria e dettare il Corano a Maometto, si confonde e fa il contrario. Che ne pensi? Tu fai Gabriele e Fabrizio fa Maometto e la Madonna.

G. Non vedo l’ora. Fosse per me vivrei sempre nel ripostiglio di casa tua pronto all’uso, ogni volta che vuoi. Intendo come doppiatore.

A. Perché secondo te le religioni hanno tutto questo successo?

G. Non lo so, però mi sembra incredibile. Mi ha sempre stupito tantissimo che la gente sia così sospettosa quando deve comprare una macchina usata, mentre se si tratta di metafisica crede senza problemi alle cose più pazzesche: miracoli, resurrezioni, paradisi. Al di là del fatto che queste cose siano vere o false, tutti siamo d’accordo che siano pazzesche, no? Eppure vengono generalmente accettate senza fare domande. Prova a vendere una macchina invisibile se ci riesci, invece Dio si vende benissimo.

A. Mi hai tolto le parole di bocca.

G. Tu hai mai creduto in Dio?

A. Da giovane, sì. Ma quando uno non si fa trovare per vent’anni, cosa ti viene da pensare?

G. Mah, che è uno schivo. O che mi deve dei soldi. Però almeno una telefonata la poteva fare, ecco. Perché adesso non pubblicizzi un po’ tutte le tue altre animazioni fichissime?

A. “Fichissimo” è una parola grossa. La prima cosa da dire è che io, a differenza tua che hai studiato per fare il mestiere che stai facendo, non ho studiato per fare animazioni. Io avevo studiato per scoprire come si formano le stelle, non è una battuta, ma siccome dopo due anni di lavoro tutto quello che avevo scoperto era la mia infelicità, ho deciso di lasciarlo scoprire agli altri e così, dopo varie peripezie, nel 2008 mi sono messo a fare animazioni. Disegnare è l’unico modo che ho trovato per realizzare le mie storie, ma non è una cosa che faccio volentieri, anzi. A me piace scrivere, la parte visiva la lascerei volentieri ad altri. Per esempio l’ultimo corto, Homo homini bisonte, è stato disegnato da Emanuele Simonelli, in arte Emanuelesi, un bravissimo illustratore. Ho insistito tre anni per convincerlo a lavorare con me.

G. Alla fine come hai fatto a convincerlo?

A. Beh, ho tirato fuori tutta la mia classe e il mio fascino e l’ho implorato.

G. Sono molto belle anche le musiche di quel corto.

A. Sono di Vivaldi, Albinoni, Händel e Telemann e sono state composte appositamente per questo corto circa trecento anni fa.

G. Ma in generale c’è una gran cura nella scelta delle musiche per tutti i tuoi corti animati. Complimenti.

A. Da questo punto di vista ogni corto ha una storia a sé. Per esempio Il giorno del Jujitsu ha musiche originali, scritte da un compositore addirittura vivente che si chiama Stefano Galeone e che si è inventato una specie di musica barocco-giapponese; invece Il pianeta perfetto, che parla di un tizio condannato per aver storpiato Bach, ha quasi esclusivamente una sola musica, cioè la tredicesima variazione Goldberg di Bach, che mi sono premurato di suonare di persona senza nessuna vergogna; poi c’è Preti che in pratica è senza musica, c’è solo la canzone creative commons dei titoli di testa e di coda.

G. Due cose per chiudere. Meglio l’amarone o lo sfursat*?

A. L’amarone, poi?

G. Che vuol dire “ucronìa”?

[* Lo Sforzato o Sfursat di Valtellina è un vino passito prodotto a Sondrio (da Wikipedia).]

 

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