Montalbano, ancora un risultato record

Il Commissario Montalbano torna in TV e fa il pieno di ascolti confermandosi come “il Sanremo della fiction”. Il primo dei due nuovi episodi della storica serie televisiva, dal titolo Un covo di vipere, in onda lunedì 27 febbraio, ha registrato un altro risultato record: 10.673.940 di spettatori hanno seguito la nuova indagine del commissario più amato d’Italia, interpretato da Luca Zingaretti, con uno share del 40,8%, con curiose oscillazioni regionali che vanno dal 29% della Val D’Aosta, al 35,6% della Calabria per raggiungere i suoi picchi nel Lazio (49%), in Liguria (50,3%) e ovviamente in Sicilia (56,8%).

Il film, con Sonia Bergamasco, eterna fidanzata del commissario, Alessandro Haber, guest star, e una tematica forte come l’incesto, è il terzo episodio più visto da sempre per ascolti assoluti e il secondo per share, il che è ancora più sorprendente se si considera che gli ascolti delle tv generaliste hanno subito una progressiva erosione nell’era dell’offerta digitale multicanale. Il trio Montalbano, Camilleri, Zingaretti, non sembra per nulla risentire dei processi, in atto, di frammentazione e dispersione dell’audience.

Si tratta, al contrario, di un prodotto che, come il festival di Sanremo, aggrega pubblici diversi e rientra nel novero degli eventi più attesi della stagione televisiva, e ciò anche grazie a un’intelligente politica di dosaggio degli episodi prodotti (da due a non più di quattro per stagione). Dal 1999, quando debuttò con Il ladro di merendine su Raidue – per poi passare nel 2002, visti i risultati di ascolto, su Raiuno – a oggi, sono stati realizzati solo 30 episodi distribuiti in 11 stagioni. Più che una serie TV in senso classico si deve parlare di una preziosa collezione di film TV (durata 100 minuti), che non sembrano invecchiare nel tempo. È questo un aspetto originale di questa fiction che Aldo Grasso definì «un ibrido riuscito di film (girato in qualità a 35 mm come un lungometraggio) e con gli elementi dello storytelling seriale».

Il grande successo riscosso e il concetto di collezione di film TV hanno reso possibile un tipo di programmazione altrettanto originale. A sorprendere, infatti, non sono solo gli ascolti delle prime emissioni, ma anche quelli delle numerose repliche, che da anni vengono proposte al pubblico con accurati accostamenti di vecchi e nuovi episodi. La possibilità di poter comporre e alternare, secondo le esigenze, sequenze diverse di singoli episodi ha consentito a RAI1 di costruire efficaci e competitive operazioni di palinsesto, realizzando, nel contempo, un progressivo e rilevante ammortamento dei costi di produzione. L’elevata “replicabilità” è dunque un importante valore aggiunto di questa collezione, sia in termini economici, sia in termini di strategie editoriali.

La soluzione più classica, come in quest’occasione, è quella di trasmettere gli episodi in prima visione facendoli seguire da una sequenza di 10-11 repliche per coprire, così, un’intera stagione, di solito con ottimi risultati d’ascolto. Non sono mancate, però, in passato, programmazioni di sole repliche (anche di pochi episodi) utilizzate o in senso tattico, per contrastare il debutto di programmi importanti della concorrenza (come in occasione dell’esordio di Squadra antimafia 6 su Canale5 nel settembre 2014) o in un’ottica commerciale con l’offerta di pacchetti speciali come il “Montalbano classic” (10 episodi in replica), proposto agli investitori da RAI Pubblicità nell’estate 2013. Sotto questo profilo “Salvuccio da Vigàta” rappresenta per la RAI uno dei migliori investimenti dell’area fiction.

In questo circolo virtuoso s’innesta anche la produzione, dal 2012, della serie Il giovane Montalbano, interpretato da Michele Riondino, un prequel del Commissario, firmato da Andrea Camilleri e Francesco Bruni e prodotto sempre da Palomar.

Un circolo virtuoso che nasce 18 anni fa da un connubio fortunato tra 3 forti personalità artistiche: lo scrittore Andrea Camilleri, ormai un caso letterario, l’attore Luca Zingaretti che incarna alla perfezione il commissario di Vigàta, il regista Alberto Sironi formatosi alla scuola di arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano diretta da Giorgio Strelher.