“Mila”: una bambina contro la guerra

immagine dal corto Mila
Lighting: Jose Vicente De Maria Martinez - Spain

Chiudete gli occhi: immaginate di essere un bambino. Immaginate di vivere la guerra attraverso gli occhi di qualcuno che non comprende davvero quello che sta accadendo, qualcuno che – se possibile – è ancora più in balia degli eventi di un adulto. Qualcuno in grado di adattarsi a tutte le situazioni, pur terrorizzato.

Ecco, Cinzia Angelini ha fatto esattamente questo: ripescando memorie e ricordi di famiglia, ha provato a costruire una storia che vada oltre principesse e favole romantiche. Mila, il cortometraggio che prende il nome dalla sua protagonista, racconta la storia di una bambina del 1943, durante il bombardamento che ha flagellato Trento nella Seconda Guerra Mondiale. Per farlo, ha scelto un mezzo non convenzionale: l’animazione.

Cinzia ci racconta di aver sempre amato l’animazione; è cresciuta con gli anime e se dovesse farsi un tatuaggio sarebbe Jeeg Robot. L’animazione giapponese è quella di fruizione quotidiana, spesso, quando si è piccoli – chi non ricorda i pomeriggi dopo pranzo passati ad aspettare i cartoni? – e il passo dagli anime ai lungometraggi del Sol Levante è breve. Miyazaki è l’idolo indiscusso di molti appassionati, non esclusa Cinzia, che tuttavia ha sempre guardato anche alla Disney per la tecnica ineccepibile. Il suo percorso di formazione è nato proprio grazie a questa passione e alla sua bravura nel disegno: grafica di giorno, scuola di animazione di sera. Erano gli anni ’90, il ruggente Rinascimento Disney, e l’animazione era in grande fermento. Cinzia ha subito capito, tuttavia, che l’Italia le stava troppo stretta e che il desiderio di lavorare a lungometraggi era troppo forte per non seguirlo.

E così ha fatto: da Londra in Amblimation, confluito poi nella DreamWorks di Spielberg, Katzenberg e Geffen, a imparare da James Baxter; da Balto al Principe d’Egitto, passando per El Dorado, Spirit, Sinbad. La storia di Cinzia segue i personaggi dei suoi schizzi e la sua voglia di migliorarsi sempre. Quando nel 1995 la Pixar fece uscire Toy Story, l’industria dell’animazione cambiò per sempre: ogni studio si è rivolto alla computer graphics e ha iniziato a formare i propri animatori tradizionali alla realizzazione in 3D. Cinzia si è voluta sperimentare anche in questo campo, prima di passare a Sony (per Spiderman 2 nel reparto visual effects e Open Season) e a Disney, in cui ha cambiato nuovamente: dai disegni al reparto “storie”, dalla matita all’immaginazione. Nel 2006, la Disney ha acquistato la Pixar di Lasseter, che ha iniziato immediatamente a dettar legge e ristrutturare l’ambiente. Workshop, corsi d’animazione, tutto ciò che poteva servire per migliorarsi ancora.

Ed è proprio qua che nasce l’idea di Mila, che da subito ha catturato l’attenzione di molti: in una settimana, Cinzia aveva già raccolto cento volontari disposti e volenterosi di rendere Mila una realtà. Col passare del tempo, il team ha raggiunto quota 350 volontari e 35 paesi per animare 12 minuti di film in CGI e 2minuti di end credits in grafica 2D. Un risultato strabiliante per un progetto d’animazione, che si è aiutato anche con una fruttuosa fundraising su Indiegogo.


Ma perché trattare proprio un argomento “scomodo” come la Guerra? «Ho voluto parlare dell’esperienza d’infanzia di mia madre, che mi ha raccontato che durante i bombardamenti le capitava di bloccarsi, completamente. Sono sempre stata molto sensibile all’argomento, anche quando è scoppiata la guerra nella ex Jugoslavia. Mi era rimasta l’idea di come si sente un bambino che non ha mai assistito a qualcosa di simile. E l’idea di parlarne è piaciuta a tutti». Cinzia, con Mila, ha voluto mettere in pratica una delle sue convinzioni: è possibile avvicinare le diversità culturali attraverso la magia dell’animazione.

Attualmente, Mila è più o meno al 70% dell’animazione; il prossimo passo sarà la vetrina del View Conference (Torino, dal 23 al 27 ottobre 2017), in cui verrà mostrata una prima sequenza del cortometraggio ad apertura della conferenza. Il desiderio di Cinzia è di far conoscere il suo progetto a quanta più gente possibile, così da poter anche sensibilizzare la gente al problema dei bambini nelle guerre e, perché no, trasformare la storia di Mila in qualcos’altro. Co-produttori sono Pixel Cartoons e Ibiscus Media in associazione con Unicef Italia, che sostiene il progetto. Anche Trentino Film Commission e Fondazione Cassa Rurale di Trento hanno dato il loro sostegno e View Conference, diventata recentemente sponsor, organizzerà una cena di raccolta fondi durante i giorni del festival. Il team di Mila è sempre alla ricerca di qualcuno che creda in questa storia. Del resto, come dice Cinzia, «se fosse un film con un altro soggetto, non avrebbe mosso mezzo mondo. Penso che gli artisti siano persone sensibili e spesso sono in grossi studi a lavorare a film bellissimi; quando arrivano a casa, tendono a voler dedicare il loro tempo a qualcosa che abbia significati più profondi. Credo che molte volte siano più avanti rispetto ai producer, che tendono a dare al pubblico quello che vogliono. Fare troppo business sulle storie li fa soffrire».

Tenete d’occhio sia Mila sia Cinzia Angelini, che è piena di progetti: oltre ai workshop che terrà a View Conference, sarà il 25 novembre a Trento e il 3 febbraio in Colorado per due TEDx. Ci svela inoltre che sta presentando un suo film ambientato a Venezia in vari studi e che Film Roman le ha chiesto di scrivere una storia su Malala con il sostegno del Malala Fund, dato che il fondatore Phil Roman ha visto il trailer di Mila e l’ha adorato. «Volevano una regista donna».

Insomma, non vediamo l’ora di vedere il lavoro di Cinzia e di tutto il team dietro Mila, che comprende anche la Haydn Orchestra di Bolzano, che a novembre registrerà pro bono la colonna sonora del cortometraggio. Non c’è che dire, la storia di Mila ha colpito davvero tutti. Noi compresi.