Calcinculo, una specie di sorellanza

Calcinculo film
Andrea Carpenzano e Gaia Di Pietro in "Calcinculo".

Già autrice del dramedy Palazzo di giustizia nel 2020, Chiara Bellosi è passata per la Berlinale anche quest’anno con la sua opera seconda, Calcinculo, in uscita domani in sala. Benedetta (Gaia Di Pietro), quindicenne timida e vessata dalla madre Anna perché in sovrappeso, trova rifugio nella roulotte della nuova amica Amanda (Andrea Carpenzano), un giovane dall’identità sessuale liquida, con una vita dissoluta e solitaria. Abbiamo incontrato la regista per parlare dei tanti fili che percorrono il film, e soprattutto dei sogni che sono il cuore di ognuno dei personaggi coinvolti.

Il tuo esordio, Palazzo di giustizia, veniva da una tua sceneggiatura con più personaggi e molti intrecci narrativi. Mentre per la tua opera seconda adotti una sceneggiatura di Luca De Bei e Maria Teresa Venditti decisamente più asciutta e intima. Com’è avvenuta questa scelta?

È stata una proposta della casa di produzione Tempesta: era una sceneggiatura già pronta, l’ho visto come un regalo. Il mio immaginario e il mio modo di scrivere sono del tutto diversi da quello degli sceneggiatori, ma ho subito cercato dei punti di contatto con la storia e quello più forte è stato accorgermi che a un certo punto ho cominciato a voler bene ad Amanda e Benedetta. Mi sarebbe dispiaciuto lasciarle a qualcun altro. Poi con gli sceneggiatori abbiamo fatto dei tagli e degli aggiustamenti, ma tutto è iniziato da quel moto di affetto.

Ad alcuni personaggi le ali per volare verso i sogni sono state spezzate nel passato, altri hanno la speranza che la magia prima o poi funzioni.

Non c’è nessuno veramente adulto nel film. Anche i genitori hanno conservato il nucleo del sogno che avevano da bambini e che nutrono costantemente, anche se sanno che non si realizzerà. I sogni di Benedetta invece sono ancora confusi perché è piccola, ha solo quindici anni. Sicuramente ciò che cerca è essere libera come si sente dentro, non come viene vista dagli altri, in particolare dalla madre.

Poi arriva l’Amanda di Andrea Carpenzano, che per Benedetta è una specie di Lucignolo. Non solo fuga dagli adulti opprimenti ma simbolo di trasformazione.  

Sì, con Andrea abbiamo lavorato proprio pensando a Lucignolo. Però lui faceva davvero male a Pinocchio, mentre Amanda fa male a Benedetta solo come sua pari. Amanda non prevale mai, casomai Benedetta che predomina. La loro relazione è una specie di sorellanza: tra loro c’è uno sguardo orizzontale, mentre la madre e la famiglia hanno uno sguardo “verticale” su Benedetta.

Come hai aiutato Carpenzano a raggiungere un livello di femminilità così profondo?

Abbiamo parlato molto di come immaginavamo Amanda. Una persona arrivata da una grande solitudine ma cresciuta in un contesto d’amore. Abbiamo immaginato una madre incapace di seguirla, al punto di farsela portare via, ma divertente e amorevole. Amanda infatti è empatica e calda, seppur precaria perché vive in un mondo che si smonta dalla sera alla mattina. Probabilmente trova in Benedetta un’ancora affettiva stabile. Hanno una necessità reciproca che le accomuna

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