Collettivo Enece

Foto: Masiar Pasquali.

ENECE è un collettivo composto da giovani cineasti milanesi che riunisce varie professionalità, dalla fotografia alla ripresa, dal montaggio alla fonica, e non disdegna di sfruttare tutte le proprie potenzialità mescolando costantemente i piani di realtà e finzione.

Enece, deformazione del latino index, è un uovo di marmo usato dalle contadine per stimolare le galline a fare le uova nel nido e non in giro per l’aia. Brillante artificio, finzione che ha lo scopo di dare un indirizzo alla realtà, influenzandola e plasmandola. «Con Atelier Colla e Il turno, i nostri primi due lavori, abbiamo sperimentato il cinema d’osservazione del reale tout court seguendo le orme di Frederick Wiseman, la nostra principale fonte d’ispirazione» ci racconta Pietro de Tilla, uno dei fondatori. «In Unità di Produzione Musicale abbiamo fatto la stessa cosa, ma calando un nutrito gruppo di musicisti/operai in un ambiente che non esiste, creato da noi. Un involucro fictional, ma ciò che accade all’interno è reale. Usare un uovo finto per stimolare reazioni vere: mettiamo in pratica l’insegnamento contenuto nel nome del collettivo».

Enece film nasce nel 2012. I fondatori sono Pietro de Tilla, Gugliemo Trupia, Tommaso Perfetti, Elvio Manuzzi e Chiara Tognoli, montatrice e prima donna del gruppo, a cui si aggiungono l’esperta di audio Giulia La Marca e Paolo Romano, che si occupa di post produzione delle immagini. «L’idea di fondare un vero e proprio collettivo» spiega Tommaso Perfetti «è nata dopo la realizzazione di Atelier Colla, documentario sulla storica compagnia milanese di marionette di Carlo Colla. Il lavoro successivo, Il turno, ha visto una regia a tre fatta da me, Pietro ed Elvio. Questa esperienza ci ha convinto a dar vita a un gruppo. È stato importante per l’identità di Enece trovare una sede, a Milano, divenuta un punto di riferimento anche per artisti esterni che collaborano con noi».

La collaborazione è una delle parole chiave che sottendono l’esperienza di Enece film. Aggiunge Guglielmo Trupia: «Ospitiamo in sede un musicista che ha lavorato con noi in Unità di Produzione Musicale, uno sceneggiatore e un esperto di grafica, tutte persone che collaborano con noi utilizzando i nostri spazi. In più Tommaso sta lavorando a un progetto di animazione con un’animatrice italiana che lavora in Francia. Siamo uniti da affinità artistiche, ma al nostro interno trovano spazio anime diverse e vari progetti individuali». Dietro una coerenza programmatica e stilistica, i membri di Enece film negano, però, qualsiasi dogmatismo e la natura differente dei lavori realizzati finora testimonia una duttilità e un’apertura verso varie forme espressive. Pietro de Tilla conferma questa tensione verso la sperimentazione: «Finora abbiamo realizzato lungometraggi, corti, documentari e webserie; spaziamo in modo agile tra i vari formati a seconda delle necessità. Ora Y, la webseries, si trasformerà in qualcos’altro. Il nostro obiettivo è esplorare le varie forme dell’audiovisivo veicolando una narrazione al pubblico. Il nostro è un cinema indipendente, ci piace sperimentare e testare le potenzialità del linguaggio spingendolo in determinate direzioni. Non so se riusciremmo ad adattarci al cinema mainstream, ma siamo cinefili a tutto tondo, guardiamo ogni tipo di film. I nostri modelli sono Wiseman ed Herzog, che lavora a cavallo tra finzione e realtà, ma Guglielmo ama molto anche la fantascienza e i suoi gusti influenzano il suo modo di montare. Tutto il cinema che vediamo ci ispira, non abbiamo preconcetti».

Nonostante la capacità di adattarsi a committenze e fonti di ispirazione diverse, una realtà di nicchia come Enece film non sottovaluta la difficoltà nel conciliare ambizioni artistiche ed esigenze commerciali e si preoccupa di trovare la forma di distribuzione più adatta per i vari lavori. «Tutti i film realizzati finora avevano un target preciso» spiega Guglielmo Trupia. «Atelier Colla è un’opera indirizzata a un pubblico di appassionati del circuito teatrale, perciò è stato distribuito in home video e su Skyarte dove ha avuto un buon riscontro. Il turno, che è un film d’autore, è andato al festival Visions Du Réel e poi è uscito in DVD. Unità di Produzione Musicale è un ibrido, un misto tra film e performance, perciò dovremo inventarci una forma di distribuzione alternativa attraverso una serie di eventi mirati, tra cui Biografilm. Il nostro nuovo lavoro, Unità di Sonorizzazione, si avvicina a Unità di Produzione Musicale ed è stato proposto alla Stazione Leopolda di Firenze nell’ambito di Fabbrica Europa. Per ogni lavoro dobbiamo inventarci una forma di distribuzione diversa, ogni volta è una sfida. Amiamo molto di più la fase creativa, ma da Unità di Produzione Musicale in poi abbiamo iniziato a occuparci anche della parte di promozione commerciale che è una necessità».

Tommaso Perfetti approfondisce la questione legata all’esigenza di conciliare forma artistica e contenuto divulgativo: «Molti di noi vengono dalla fotografia, perciò abbiamo un’attitudine alla ricerca estetica nell’immagine. Nelle nostre produzioni cerchiamo di combinare la ricerca formale con il tentativo di rendere fruibile al numero più ampio possibile di spettatori il contenuto. L’obiettivo è conciliare piano narrativo e piano estetico. Unità di Produzione Musicale è un film dotato di un impianto visivo cinematografico molto complesso, ma lo stile usato denuncia anche il tentativo di veicolarne il contenuto. Quasi tutti noi amiamo l’immagine un po’ sporca, autoriale, ma ci sta a cuore anche la narrazione. Un po’ Sokurov, un po’ cinema classico americano, per intenderci».

Ma quali sono, in fin dei conti, gli ambiti del reale che Enece film si propone programmaticamente di rappresentare? Dove si orienta la ricerca che caratterizza i lavori del gruppo, a cavallo tra documentario e finzione? «L’oggetto della nostra ricerca spesso viene scelto in modo inconsapevole» confessa Pietro de Tilla. «Ciò che realmente ci interessa è il rapporto dell’essere umano con l’ambiente che lo circonda; questa è la linea che caratterizza i nostri progetti, o meglio, che ha caratterizzato ciò che abbiamo realizzato finora. Adesso siamo in una fase di bilanci, stiamo cercando di dare una direzione alla nostra produzione futura e siamo aperti a ricevere nuovi input». In futuro, tra i progetti che vedranno impegnato il collettivo, potrebbe farsi strada anche la possibilità di dirigere un lungometraggio di finzione? «Non è un progetto che vediamo nel nostro prossimo futuro, ma un film come La pivellina è nelle nostre corde. Un’altra pellicola che ci ha colpito molto è Piccola patria, che racconta una determinata regione utilizzando attori giovani. A noi interesserebbe raccontare il Nordest inserendo elementi documentaristici in un contesto fictional e questo sarebbe un tipo di progetto in linea con il nostro background. Poi chissà, magari ci ritroveremo a fare un film di fantascienza».