Il successo di Guadagnino? Una questione (anche) di suoni

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«La cosa più interessante del mio lavoro è il legame che riesci a creare tra suono e immagine. Per essere davvero realistici però bisogna fare sempre ricerca». A parlare è Davide Favargiotti, classe 1979, alessandrino di nascita che, da freelance, ha saputo affermarsi come sound e dialog editor in particolare del regista Luca Guadagnino, per il quale ha curato, fra gli altri, l’ultimo applauditissimo Chiamami col tuo nome.

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L’intervento di un professionista come Favargiotti implica competenze tecniche e allo stesso tempo fortemente creative, che gli permettono di intervenire su suoni e voci. Un lavoro capillare e defilato, oggi in Italia forse non ancora definito nella maniera corretta, ma impegnativo e cruciale.

«Vengo da un ambiente musicale attraversando varie fasi – racconta – dall’alternative anni ’90 all’elettronica, poi tanto rock e metal, da ragazzo ho suonato il pianoforte anche per dieci anni. Ho iniziato a lavorare in uno studio di post produzione a Torino, una gavetta importante, mi occupavo di pubblicità, advertising, documentari, cortometraggi. Poi dal 2007 mi sono trasferito a Roma e ancora sopravvivo [ride, ndr]».

Ed è così che oggi si gode i frutti della collaborazione con Luca Guadagnino e Walter Fasano, dopo il documentario Bertolucci on Bertolucci e il film A Bigger Splash, per Chiamami con il tuo nome, un trionfo di pubblico e critica in America e in pole position ai prossimi Oscar.

Guadagnino Chiamami col tuonome still

«I lavori sui quali mi muovo chiaramente sono diversi come approccio e in termini di budget. Ricevo tutto il materiale, i take sonori, il montaggio delle scene, e cerco di migliorare in tutti i sensi la qualità del dialogo. Cosa significa? Intervenire sulle intenzioni, la pronuncia, suggerendo, nel rispetto dell’idea del regista e del montatore di scena, la sostituzione di alcune parole o intere parti, al fine di migliorare la performance vocale. Inoltre si lavora per rendere uniforme, fluida e comprensibile la recitazione degli attori.

In altre parole, continua Favargiotti, «c’è bisogno di credibilità e pulizia nei suoni, eliminando tutti quelli che fanno parte del set, e che per natura della ripresa sonora inevitabilmente sono registrati assieme ai dialoghi, ma che non appartengono alla realtà narrativa del film. Il mio obiettivo è di offrire proposte e aiutare il regista sulla narrazione, l’ultima parola è sempre la sua».

Davide Favargiotti
Davide Favargiotti

Davide Favargiotti insomma incarna al meglio quel lato nascosto, affascinante e artigianale di molti professionisti, abili, appassionati, attenti, poco riconosciuti agli occhi (e alle orecchie) di tanti, e proprio per questo desiderosi di far sentire la propria voce.

«Fra gli ultimi film che considero importanti dal punto di vista del mio lavoro senz’altro c’è Arrival, straordinario per la fusione tra musica ed effetti, anche se rimango fedele a La conversazione di Coppola, geniale. Il cinema vive di collaborazioni, scambi di idee: forse non sempre si è d’accordo, ma di fondo il confronto-scontro è un motivo di crescita stimolante. E bisogna essere sempre molto duttili: capita di essere coinvolti a progetti già iniziati, anche se sarebbe utile iniziare a collaborare scambiando idee già in fase di scrittura e pre-produzione, magari visitando il set».