Saverio Raimondo: con “Luca” inizio una nuova carriera al cinema

Saverio Raimondo
Saverio Raimondo, dalla stand-up all'ultimo film Disney Pixar "Luca".

Il 18 giugno arriva sulla piattaforma Disney+ Luca, il nuovo film Pixar con cui Saverio Raimondo arriva invece al cinema. Dopo la satira, la televisione, la radio e dopo Netflix, il comico presta infatti la voce a Ercole Visconti, il cattivo della prima storia ambientata in Italia della celebre casa d’animazione. Inoltre il 22 giugno Saverio Raimondo riceverà  il Premio Cinema e Parole all’11esima edizione del Figari Film Fest, kermesse tradizionalmente dedicata ai corti cinematografici e al mercato audiovisivo, in programma a Olbia dal 19 al 24 giugno.

«Luca racconta un’estate di crescita, esattamente ciò che è stata per me l’estate scorsa da un punto di vista professionale» afferma Raimondo parlando della sua esperienza, un’esperienza che ben presto alimenterà i suoi spettacoli di stand-up comedy, ma che nel frattempo ha raccontato in quest’intervista.

Il 18 giugno esce Luca, al quale hai partecipato prestando la voce a Ercole Visconti, il cattivo della storia. Come sei stato coinvolto nel progetto?

Sono stato contattato direttamente dalla Disney Pixar, un anno fa circa, nell’agosto del 2020. Volevano farmi un provino proprio per Ercole Visconti, il personaggio che alla fine ho interpretato. Questo perché il regista, Enrico Casarosa, dopo avermi sentito ne Il satiro parlante, il mio spettacolo di stand-up comedy su Netflix, ha pensato potessi essere la voce giusta per lui. E si è rivelato essere così.

Parlami del tuo personaggio.

Ercole Visconti è il bullo del paese. Un prevaricatore, ma anche un cialtrone in verità, sicuramente molto vanitoso. È un cattivo, ma come molti cattivi è anche divertente, perché è ridicolo. Per certi aspetti mi ha ricordato il Geometra Calboni, l’antagonista di Fantozzi, e infatti è una reference che ho condiviso con Casarosa. Date le somiglianze che avevo riscontrato tra i due mi sono anche un po’ ispirato a lui per dare la voce a Ercole Visconti.  

Nonostante tu abbia già lavorato esclusivamente con la voce in radio, l’esperienza del doppiaggio è ben diversa. Come l’hai affrontata?

Con grande curiosità, proprio perché era la prima volta per me. Tra l’altro è stata una duplice esperienza, perché ho dovuto doppiarmi sia in italiano che dare la voce al personaggio nella versione originale. E se mentre mi doppiavo in italiano avevo davanti agli occhi il film, quando ho recitato nell’originale invece, il film ancora non c’era. Questo perché prima arriva la voce e poi le immagini, infatti le animazioni vengono fatte a posteriori, proprio sulla voce. Ho quindi dovuto tirare fuori il personaggio da dentro. In questo ovviamente le indicazioni del regista sono state necessarie per potermi muovere al buio.

Questa è la tua prima esperienza con il cinema. Vorresti continuare in quest’ambito?

Io sono sempre stato un cinefilo, infatti mi iscrissi al DAMS proprio perché il mio interesse per lo spettacolo era prevalentemente cinematografico, tanto che sono laureato in Analisi del film. Poi il talento comico ha preso il sopravvento e già a diciotto anni ho cominciato a lavorare in televisione. Alla fine mi sono concentrato sulla comicità e sulle possibilità televisive, radiofoniche, live. Ma adesso è arrivato il momento di approfondire quelle cinematografiche. Luca è la mia prima esperienza ma non sarà l’unica: ho preso parte ad altri progetti che presto vedranno la luce. Mi piacerebbe continuare sia per la mia antica passione, ma anche perché il mio personaggio comico è cresciuto e vorrei esplorarlo anche dal punto di vista cinematografico.

Saverio Raimondo doppiatore in Luca
Saverio Raimondo è la voce del cattivo in “Luca”, Ercole Visconti.

Tu ti occupi principalmente di satira politica. Secondo te a che punto è il genere in Italia?

Sicuramente prima della pandemia si era affacciata finalmente in Italia una scena comica nuova, una vera e propria new wave, che aveva nella stand-up comedy il suo sbocco principale. La pandemia è stata poi una botta d’arresto per molti, senz’altro per lo spettacolo dal vivo. Ritengo però che attualmente la satira in Italia non stia né molto meglio né molto peggio che in altri paesi. Credo sia evidente a tutti che la satira politica non basti a fare critica alla società, perché molti degli aspetti sociali sono extra politici. La satira dunque dovrebbe esercitarsi su altri aspetti, però in Italia si è abituati a fare battute sui politici e meno su altro. Ma anche noi stiamo cominciando ad accorgerci che dell’altro c’è e ci stiamo attrezzando.

La Disney è stata più volte al centro di polemiche legate al politically correct, argomento che riguarda spesso anche l’ambito della comedy e in particolar modo proprio la satira, dietro la quale a volte ci si nasconde. Qual è la tua posizione in merito?

Innanzitutto penso che ormai il politicamente corretto non riguardi più solo i film o la satira, ma davvero qualunque aspetto della vita. Questo rischia di trasformarlo in qualcosa di banale però, perché quando riconsideri tutto non riconsideri nulla in realtà. La satira certo non deve essere una foglia di fico dietro la quale nascondere qualunque eccesso, perché anche se prevede l’eccesso, lo fa quando è motivato da un uso artistico ed espressivo. L’eccesso insomma non dovrebbe essere usato come giustificazione. È il motivo per il quale ho sempre ritenuto che le battute online, ad esempio su Twitter, non possano essere considerate satira. Perché qualunque battuta, a maggior ragione quella satirica, ha bisogno di un contesto che le dia un senso. Dunque una battuta su internet, dove il contesto non esiste, non potrà mai essere una battuta satirica.

A breve riprenderai a calcare i palchi con i tuoi spettacoli. Questo è un buon momento per la stand-up comedy in Italia. A cosa pensi sia dovuto?

Penso che sia dovuto principalmente al fatto che da molto tempo mancava, dal punto di vista comico, una novità. I comici erano uguali tra loro e facevano cose vecchie, mentre nel frattempo c’era un pubblico più giovane che grazie a internet cominciava ad avere riferimenti anche internazionali. La stand-up si è trovata quindi a dover andare incontro a un nuovo gusto, se vuoi anche un po’ più interessato alla sfera personale. D’altronde la stand-up comedy fa ironia sulle persone a cominciare dal comico stesso, è un genere egocentrico e narcisista, perché il comico mettendosi alla berlina si mette in mostra. E anche se rischia di essere una comicità un po’ ombelicale a volte, quando il comico attraverso sé riesce a raccontare gli altri, ecco che fa il salto e diventa grande intrattenimento.

La stand-up comedy ha giocato un ruolo importante nel tuo arrivo al cinema, dal momento che sei stato contattato dopo Il satiro parlante. Invece quanto pensi che il lavoro fatto per il film influenzerà i tuoi futuri spettacoli?

Io sono abituato ad elaborare le mie esperienze e a raccontarle durante i miei spettacoli: quando mi sono esibito in Arabia Saudita poi ne ho tratto un pezzo, la mia esibizione per il Papa è diventata a sua volta materiale per i miei spettacoli, lo stesso è successo quando mi sono esibito a Porta a porta e ho incontrato Bruno Vespa. Quindi sono certo che negli spettacoli che porterò in giro quest’estate comincerò a raccontare la mia esperienza con la Pixar, ovviamente privilegiando gli aspetti più buffi a discapito della parte gratificante, che però debbo ammettere è stata quella predominante.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Riprenderò a collaborare con Caterpillar su Radio 2. Massimo Cirri si prende una meritata vacanza estiva e lo sostituirò al fianco di Sara Zambotti. Poi in autunno vedrà la luce un mio podcast. È un progetto al quale lavoro da un anno, una cosa nuova sia per me, sia all’interno del panorama podcast. Non anticipo molto, ma credo che sarà piuttosto divertente da ascoltare…