Make up artist: i trucchi del mestiere

Valentina Ianuccilli

 

 Sono i make up artist (MUA) a creare la magia dei visi e dei corpi che ammiriamo sul piccolo e grande schermo. Grazie alla loro visione artistica, uomini e donne nel cinema, nel teatro, nella moda, si vestono di qualcosa che prima non avevano.

Quella del make up artist è una professione creativa e indipendente, in grado di imprimere personalità e carattere ai protagonisti del mondo dello spettacolo, rendendoli qualcosa di diverso. Nonostante l’essenza di questo mestiere risieda in una personale capacità di vedere e forgiare immagini che non esistevano, attraverso un talento che si nutre molto dell’intuizione, l’arte del trucco si basa in realtà su nozioni precise e tecniche specifiche, ad esempio la conoscenza rigorosa della morfologia del volto, dove poco è lo spazio lasciato all’improvvisazione. Una professione che richiede versatilità, empatia e sensibilità poiché tocca immagini sulle quali vengono costruite intere carriere.

Abbiamo rivolto alcune domande sui “trucchi del mestiere” a tre bravissime make up artist: Enza Lamparelli, Eva Nestori e Valentina Iannuccilli.

HAI FREQUENTATO UNA SCUOLA PER IMPARARE A FARE IL TRUCCATORE?

ENZA:  Ho frequentato la scuola di Gil Cagnè per imparare il trucco beauty, ma poi, facendo anni di gavetta, ho acquisito le tecniche per fare cinema perfezionando il trucco d’epoca e gli effetti speciali.

EVA: Ho frequentato il corso di trucco estetico e cine-teatrale presso l’Accademia Altieri di Roma. Era il 2001 quando mi sono diplomata e ho iniziato quasi subito a lavorare.

VALENTINA: Ho frequentato il corso di trucco presso l’Accademia Nazionale del Cinema di Bologna nel 2004/5. Successivamente ho partecipato a vari corsi di specializzazione in Special Make Up sia a Londra che a Roma. Il lavoro del truccatore è però in continua evoluzione: vengono perfezionate le tecniche, escono nuovi prodotti, perciò ogni anno cerco di frequentare workshop per tenermi aggiornata.

QUALI SONO LE TRE QUALITÀ INDISPENSABILI NEL TUO LAVORO?

ENZA:  Ci vogliono passione, creatività e professionalità, oltre a una salute di ferro e nervi d’acciaio.

EVA: Umiltà, puntualità, spirito di osservazione.

VALENTINA: Quando lavori al trucco di un personaggio, fai parte di una squadra e sei al servizio di un’idea, di una visione, che è quella del regista, del costumista e dell’attore che lo interpreta: un truccatore deve avere la capacità di comprenderla e riuscire a interpretarla e realizzarla, mantenendo una coerenza con il proprio stile e punto di vista. Poi la delicatezza, poiché si interviene su viso e corpo degli attori, va fatto con cura. Una terza qualità è saper creare nella sala trucco una bella atmosfera, che protegga l’attore da pressioni e frenesie del set… e in questo, grande merito a Spotify!

I FERRI DEL MESTIERE: DI QUALI STRUMENTI NON POTRESTI FARE A MENO?

ENZA: Nella mia Balilla non possono mancare mai pennelli, ferri Marcel e le mie tavolozze.

EVA: Direi che i pennelli sono un prolungamento del corpo per un truccatore, per il resto l’esperienza mi ha insegnato che non serve avere a disposizione mille prodotti per fare un buon lavoro.

VALENTINA: Sono tanti gli strumenti importanti per il mio lavoro, come ad esempio i miei pennelli, le forbici, i ferri… ma l’unica cosa di cui davvero non potrei fare a meno, trucchi a parte, sono i kleenex!

QUANTO È DURATA LA SESSIONE DI TRUCCO PIÙ IMPEGNATIVA CHE HAI AFFRONTATO E DI COSA SI TRATTAVA?

ENZA:  Il trucco più lungo? Ci sono stati invecchiamenti con protesi durati anche quattro o cinque ore e sicuramente cadaveri in obitorio con tagli autoptici su corpi in stato di decomposizione.

EVA:  Non me ne viene in mente una in particolare, in realtà capita spesso di stare anche quattro o cinque ore di seguito al trucco perché ci sono tante figurazioni da preparare, oppure quando in un giorno solo di shooting bisogna cambiare il trucco a tre modelle perché si passa dagli anni ’20 ai ’50, ’70 e così via! Era un videoclip, comunque, uno dei più impegnativi che ricordo.

VALENTINA: Mi sono capitate diverse preparazioni molto laboriose.
Proprio quest’anno per il musical di Roberta Torre tutti i personaggi avevano trucchi particolarmente  elaborati, a partire dal protagonista con la sua cicatrice e i suoi tatuaggi, poi un altro al quale applicavamo prostetici, fino alle attrici e ai ballerini sommersi da colori, glitter e ciglia finte.

UN LAVORO, PER DARTI SODDISFAZIONE DEVE…

ENZA: Mi deve emozionare e devo sentirmi coinvolta.

EVA: Lasciarmi addosso la sensazione di aver dato tutto quello che potevo come professionista. Ogni lavoro, per quanto breve o low budget possa essere, ha bisogno della collaborazione e la professionalità di tutte le maestranze che lo compongono per vedere la luce. La soddisfazione più grande è scoprire che il tuo lavoro ha contribuito a rendere grande e importante qualcosa che non c’era, qualcosa che si poteva solo leggere… solo immaginare.

VALENTINA: Deve avere una sceneggiatura che mi coinvolga e una messa in scena che riesca a rappresentarla a pieno. Ma a volte basta anche semplicemente  vedere al monitor un trucco che ho fatto, valorizzato da una bella fotografia.

HAI UN MAESTRO, UN PUNTO DI RIFERIMENTO NELLA TUA PROFESSIONE?

ENZA: Il mio maestro Gino Zamprioli, un grande truccatore e un uomo meraviglioso che mi ha insegnato tutto, ma soprattutto ad amare e rispettare questo lavoro.

EVA: Sicuramente Kabuki Magic occupa un posto importante nel mio cuore, la sua visione è un’ispirazione continua: è un artista incredibile, con una capacità comunicativa commovente. Poi ho avuto la fortuna di incontrare nel mio cammino dei professionisti straordinari che sono diventati punti di riferimento come David Bracci (mago degli effetti speciali) e Alessandro D’Anna che, nonostante la sua giovane età, è uno dei make up artist più bravi e preparati che abbia mai incontrato.

VALENTINA: In realtà non sento di avere un unico maestro ma diversi truccatori che stimo, dai quali traggo ispirazione.

QUAL È IL PIÙ BEL TRUCCO CHE TI È CAPITATO DI VEDERE AL CINEMA?

ENZA: Questa è una domanda alla quale riesco a rispondere con grossa difficoltà, perché quando sono spettatrice di film che mi portano a un coinvolgimento emotivo molto intenso non vedo più l’attore truccato. Ed è lì che il truccatore ha vinto.

EVA: Secondo me i make up più interessanti sono quelli dei film fantasy, perché è lì che viene data la possibilità di creare e di dimostrare davvero le proprie capacità. Potrei citarne tantissimi, ma nella top three sicuramente ci sono: il Grinch nell’interpretazione fondamentale di Jim Carrey, il personaggio di Mistyque in X-Man e “l’uomo pallidoˮ de Il labirinto del fauno.

VALENTINA: Non è possibile per me dirne uno su tutti. Hanno grandi trucchi film come Mad Max, Grand Budapest Hotel, Lemony Snicket, Monster… e potrei andare avanti per ore!

UN ATTORE O ATTRICE CHE TI PIACEREBBE TRUCCARE (E PERCHÉ)?

ENZA: Anthony Hopkins, perché è il mio attore preferito.

EVA: Credo che in ogni volto ci sia qualcosa di nuovo da imparare (uno dei motivi che mi fa amare così tanto il mio lavoro è che si scopre qualcosa ogni singola volta!) e vorrei farlo con il viso di Tilda Swinton.

VALENTINA: Piuttosto che un nome in particolare, mi piacerebbe truccare e trasformare un attore che magari siamo abituati a vedere sempre nello stesso modo. Oppure Tom Hardy.

NELLA TUA PROFESSIONE IL GENERE CONTA? UOMINI E DONNE SONO TRATTATI UGUALMENTE?

ENZA: Le donne fanno più fatica ad affermarsi in tutti gli ambiti, tuttavia il cinema italiano vanta grandi professionisti senza distinzione di genere.

EVA: Sinceramente non mi è mai capitato di assistere a situazioni di discriminazione sul lavoro. Credo che in questo mestiere contino soprattutto i fatti, il talento, le capacità e non le parole. Ho conosciuto truccatrici straordinarie e truccatori eccezionali.

VALENTINA: Io personalmente non ho mai vissuto situazioni che mi abbiano portato a credere di essere in qualche modo svantaggiata o avvantaggiata perché donna.

IL TUO FILM DEL CUORE

ENZA: Quel che resta del giorno con Anthony Hopkins.

EVA: È difficile sceglierne uno solo, ma d’istinto direi Il colore viola di Steven Spielberg. Sarà che è stato uno dei primi film che ho visto con mia madre e che, ancora oggi che non viviamo più insieme, non riusciamo a non guardare quando passa in TV e a non chiamarci il giorno dopo per domandarci «L’hai rivisto?»; sarà per le atmosfere anni ’20, per il blues, per i costumi strepitosi ma nel mio cuore c’è questo film meraviglioso che consiglio di guardare con la propria mamma e una scatola di fazzoletti di carta!

VALENTINA: Indivisibili di Edoardo de Angelis.