Le storie in cerca di schermo si incontrano a Bologna

    Bio to B Industry Days Drama
    Bio to B Industry Days Drama, l'appuntamento che Biografilm dedica allo scambio fra produttori, sceneggiatori ed editori per scoprire e acquisire storie da trasportare sul piccolo e grande schermo.

    Anche quest’anno al Biografilm autori e produttori si sono confrontati sul futuro degli adattamenti cinematografici e televisivi. Tra speed dating, panel sui diritti di opzione e il Fiction Factory Showcase, emerge un settore in costruzione ma promettente. L’evento bolognese conferma quanto le storie vere – biografiche, sportive, storiche – siano sempre più centrali nel panorama audiovisivo italiano. Ma attenzione: dall’opzione all’acquisizione dei diritti il passo è lungo, e non sempre il matrimonio fra libro e schermo si celebra.

    Al suo quarto appuntamento, la sezione Drama di Bio to B – Industry Days (si è svolta il 9 giugno) conferma la sua ambizione di essere «il contenitore di chi da un lato cerca storie da realizzare e dall’altro di chi vuole proporne ed è rivolto a produttori cinetelevisivi, editori e autori», spiega la coordinatrice Caterina Mazzucato. «In Italia non ci sono luoghi strutturati per questo incontro. In effetti quello che gli esperti definiscono IP [Intellectual Property, in pratica le creazioni dell’ingegno, come le opere letterarie e artistiche, con tutti i diritti connessi] può svilupparsi in tante forme diverse, e perché non pensare fin da subito a una filiera, ad esempio, di romanzo-serie tv-podcast? Siamo ancora in progress, abbiamo visto anche con Bio to B – Doc che ci vuole qualche anno per arrivare all’obiettivo, diciamo che questa è la fase di mappatura dell’esistente».

    Durante la giornata si svolge un animato speed date fra autori e produttori. Molte le storie a carattere biografico, ma non solo, che possono diventare documentari o anche film/serie fiction. Valentina Testi è qui per 21lettere, casa editrice modenese indipendente fondata coraggiosamente in pieno Covid: «Mi piace definirci una casa editrice silenziosa: pubblichiamo solo sei titoli all’anno soprattutto di narrativa contemporanea straniera, per concentrarci sulla qualità, come il Premio Strega Europeo 2022 Mikhail Shishkin. Ma fra i nostri autori c’è l’italiano Raffaello Di Mauro, che sono venuta a presentare qua: uno scrittore siciliano alla sua opera prima, L’affare del Danso, che racconta in maniera originalissima il fenomeno dell’emigrazione. Quando l’abbiamo letto ci siamo subito detti “questo è un film”. Il romanzo è ambientato nel 1934 in Sicilia, a Piedimonte Etneo, un paesino che è rimasto com’era allora, ma ha un antefatto americano che mi sono accorta qui fa storcere un po’ il naso ai produttori, per via dei costi». Quindi la storia piace ancora tanto? «A livello letterario sicuramente, i lettori adorano i “mattonazzi” da centinaia e centinaia di pagine. Ad esempio abbiamo appena pubblicato la corposa trilogia Le dame del Faubourg di Jean Diwo, che va dal Cinquecento a oggi e che in Francia ha venduto un milione di copie solo grazie al passaparola. Ma tornando al nostro scrittore siciliano, personalmente credo che storie come la sua, che raccontano l’emigrazione italiana, siano particolarmente importanti da leggere ora: dovremmo ricordarcela quando guardiamo agli immigrati oggi. Se è vero che dobbiamo imparare dalla storia dobbiamo prima conoscerla».

    Bio to B Industry Days DramaGiampaolo Bigoli della casa di produzione Wendy Film è anche lui qui per gli incontri dell’Adaptation Market: «Che tipo di storie sto cercando? Storie brevi, preferibilmente racconti, anche perché più sostenibili produttivamente». E osserva: «Spazi di confronto come questo fra chi fa film e chi propone storie sono vitali. Soprattutto per chi si occupa di cinema del reale. Un tempo era consuetudine far seguire alle proiezioni dei documentari un Q&A che era fondamentale per avere un confronto, la gente poteva criticare il tuo film, fare domande scomode, perché il punto era creare dibattito e riflessione su quel tema, proprio in un circuito che dovrebbe continuare a essere alternativo, non dico anarchico o utopico, ma insomma libero. È importante preservare questo spazio perché se anche il doc diventa un prodotto usa e getta come un qualsiasi contenuto da influencer perde la sua ragion d’essere, la sua anima: in un certo senso il documentario è proprio l’antitesi del prodotto di consumo, perché richiede tempo per essere concepito, scritto, girato. Poi è ovvio che noi dobbiamo costruire narrazione e rendere la realtà bella, interessante e fruibile in funzione anche di quelli che sono gli scopi autoriali, ma dobbiamo avere in mente dei macrotemi e non restare attaccati al qui e ora».

    In ogni caso al cinema e in tv vanno molto le storie vere, sia nella forma di documentari che come biopic, soprattutto su sportivi o musicisti in cui si può contare già in partenza su una nutrita fanbase. Lo conferma Guido Mugavero di Minerva, editore specializzato proprio in biografie e storie di sport: da un loro libro è stato tratto il film su Lamborghini del 2022 di Bobby Moresco. «Siamo qui per trovare partner per portare i nostri progetti editoriali anche su altri canali, sto conoscendo anche nuove realtà giovani che hanno cominciato da poco, con budget magari piccoli ma che hanno molta voglia di scommettere. È incredibile l’interesse che le storie di sport riescono a generare: anche noi ad esempio siamo rimasti stupiti dall’accoglienza ricevuta da Jürgen Sparwasser, di cui abbiamo pubblicato la biografia e che abbiamo ospitato alla Fiera della Piccola e Media Editoria in dicembre. A molti il nome non dice granché, ma è il calciatore che segnò l’unico gol nella sola partita che DDR e Germania Ovest giocarono del campionato del mondo 1974, gol del decisivo 1-0 in favore dei tedeschi orientali sui tedeschi occidentali. Da eroe del regime divenne poi un oppositore e scappò all’Ovest. Ed è ancora ricordato dagli amanti del calcio di tutto il mondo per la sua storia».

    Agli incontri a due si aggiunge un panel sulla trattativa di opzione e acquisizione dei diritti per adattamenti cinematografici e televisivi, dal titolo ottimistico Quando editoria e audiovisivo parlano la stessa lingua. Kim Gualino di Cattleya spiega che «noi lavoriamo su IP che hanno una vita lunga, da cui cioè sappiamo da subito che si può trarre un film, poi una serie e così via. Il romanzo ci permette di avere sotto mano qualcosa di molto più avanzato rispetto a un pitch, può essere un successo già misurabile e in caso di storie vere (crime) rassicura anche in termini legali. Se si ha un rapporto solido con agenti ed editori si possono avere anticipazioni, talvolta anche bozze, perché quando un libro è in classifica può essere già tardi per comprarne i diritti. Una volta acquisito un romanzo le prime domande che un produttore deve porsi sono: è un film o una serie? Se è un film chi lo gira? Se è una serie chi la scrive? E vogliamo coinvolgere l’autore?». La questione dei rapporti fra autore di un’opera letteraria e film tratto da essa è un capitolo a parte: sempre Gualino commenta «se l’autore si fida del produttore dovrebbe lasciare andare la sua opera» e fa l’esempio di Niccolò Ammaniti che, co-firmando la sceneggiatura di Io non ho paura, ha concordato per un finale diverso rispetto al suo romanzo. Mentre Ken Kasey, ricorda sempre Gualino, autore di Qualcuno volò sul nido del cuculo, non volle mai vedere il film per controversie legali, nonostante i cinque Oscar vinti – fra l’altro nel film era stato scelto un punto di vista diverso, non più quello del nativo americano ma quello del personaggio interpretato da Jack Nicholson.

    Avvertenza per gli scrittori: la prima fase della contrattazione è l’opzione (il 10% del prezzo di acquisto, dura 12-18 mesi, si può prorogare) che non sempre, anzi raramente, conferma Valeria Zito responsabile Foreign & Film Rights di Einaudi, si trasforma in un’acquisizione: «Passano minimo due o tre anni e se succede è una festa». Ci sono produttori che opzionano un titolo solo per tenerlo fuori dal mercato, che è un danno enorme perché un romanzo opzionato che poi non diviene un film «rischia di essere bruciato, è difficile ricollocarlo».

    In chiusura della giornata dedicata a Drama c’è spazio anche per il Fiction Factory Showcase, pitch di soggetti originali per cinema, tv e editoria. La selezione finale dei 9 soggetti (su più di 150 arrivati) avviene in collaborazione con ScriptaBo, associazione delle scrittrici e degli scrittori bolognesi: sul palcoscenico dell’auditorium Enzo Biagi i finalisti salgono a presentare alla platea di editori e produttori idee pronte a trasformarsi in film, serie o altri formati multimediali. Molti i soggetti di serie: temi come le dinamiche di potere fra i generi, la “sorellanza” femminile e la memoria storica sono fra i più gettonati, spesso con venature crime e mistery. Il vincitore è Cagnaccio di Eduardo Bigazzi, che potrà piacere ai fan di M – Il figlio del secolo: è la storia di Cagnaccio di San Pietro, pseudonimo di Natalino Bentivoglio Scarpa, pittore ribelle del Ventennio, un “randagio” a cui benché fosse antifascista Mussolini commissionò il proprio ritratto, dopo che Hitler aveva inaspettatamente comprato un suo quadro a una mostra.

    Tutti i soggetti della Fiction Factory sono già molto sviluppati e dettagliati, ma Sofia Assirelli di ScriptaBo chiude dal palco con un’indicazione che forse può sollevare o forse no gli aspiranti autori di bestsellers, film e serie di successo: «Concentratevi sull’idea di base, sul suo nucleo distintivo, e non andate troppo nel dettaglio, perché rischiate di precludervi direzioni che ancora non conoscete».