Beatrice Grannò: Meglio la verità della perfezione

Beatrice Grannò
Beatrice Grannò, sulla copertina del nuovo numero di Fabrique du Cinéma, il 38esimo (ph: Roberta Krasnig)

Se Beatrice Grannò è il talento emergente sulla cover di Fabrique n. 38 è anche doveroso chiedersi dove e come stia emergendo, dopo anni di carriera: all’estero, intanto. E nella musica, presto. Perché in mezzo a tanta recitazione, datele un pianoforte, un microfono e un po’ di folk… e non è detto che si volti indietro a guardarvi.

Era sul set di Doc – Nelle tue mani 2 quando ha scoperto di aver vinto il provino per The White Lotus: Sicilia. In pochi giorni è scappata a Taormina per iniziare le riprese di una serie internazionale amatissima dalla critica, che di lì a poco avrebbe dominato gli Emmys in mondovisione. Viaggiando tra Italia e Stati Uniti, ovvero tra Rai ed HBO, ma anche tra un personaggio drammatico e tormentato (Carolina in Doc) e una nuova versione di sé impudente e maliziosa (Mia in The White Lotus), Beatrice Grannò si porta già dietro un bagaglio da mestierante: l’accademia di Londra, il teatro di strada, il film di Cristina Comencini in cui è co-protagonista accanto a Giovanna Mezzogiorno (Tornare, del 2019) e quello di Leonardo Guerra Seràgnoli tratto da Gli indifferenti di Moravia (con un paio di scene durissime, insieme ad Edoardo Pesce). E poi, certamente, Security di Peter Chelsom, la serie Netflix Zero e quel film di nicchia a cui lei resta sempre legata: Mi chiedo quando ti mancherò di Francesco Fei.

Quindi sei con un piede nella serie di punta Rai, e l’altro nella HBO: sogni o sei desta?

Pensa che ero sul set di Doc e mi sono ritrovata a fare il provino per The White Lotus, mi sembrava una realtà così lontana. Quando Mike White [nda: autore della serie] è venuto a Roma per l’audizione dal vivo, il tutto è durato dieci minuti… E dopo una settimana ero già sul loro set. Mi ci sono ritrovata catapultata.

Serialità mainstream e serialità di nicchia: parliamone.

La cosa interessante di White Lotus è che oggi è molto popolare in America, ma quando uscì la prima stagione rientrava nelle serie con una grande identità autoriale, osannata dalla critica. Quindi di primo impatto per me non aveva l’aria di essere una serie-evento tipo Euphoria o Succession. Il successo enorme è arrivato con gli Emmys: lì si è iniziato a capire che la nicchia poteva diventare popolare. Allo stesso tempo ricordo che mentre stavamo girando The White Lotus a Taormina era appena uscita Doc2 ed io ero in copertina su TuStyle. I miei colleghi americani pensavano che fossi chissà chi, e a me veniva da ridere.

Il contrasto tra i due personaggi è piuttosto forte: in Doc sei la fragile figlia di Argentero, in The White Lotus una giovane donna ammiccante e spregiudicata.

Quello che mi piace del personaggio di Mia, in contrapposizione a ciò che ho sempre fatto anche con Carolina in Doc, è che inizialmente lei è reticente ma quando poi prende il via non ha mai un momento di vulnerabilità. E invece tutto ciò che è dramma per me funziona. Io mi sento molto serena nel raccontare personaggi in difficoltà, mentre Mia in un certo senso non dubita mai di sé, è quasi comica quando ripete “I’m a great pianist, I can sing very well”. Non fa che dire: “Sono pazzesca, sono bravissima e mi merito tutto”.

Quindi una drama queen come lavora sull’anti-drama?

Spesso scherzavo con Mike: “Ma questa Mia non ha mai un momento di crollo? Perché io questa cosa la so fare benissimo, fammi versare una lacrima, dai!”. In realtà è stata una grande sfida per me raccontare un personaggio così pieno di sicurezza, con una forza femminile che tuttavia non rientra nello stereotipo, perché Mia è determinata quanto maldestra.

Hai vinto un provino ambitissimo: come è andata?

La verità è che a volte, quando ottieni questi ruoli, la vera fortuna sta nell’essere molto vicina all’idea che il regista ha di un personaggio in sceneggiatura. Mike stava cercando un’attrice italiana, che avesse un’energia innocente ma che fosse disposta a tutto per realizzare il sogno di cantare e suonare. Mi sono detta: “Ok Beatrice, questa è roba tua”. Mi sono presa vari giorni per allenarmi con il siciliano e una domenica ho convocato a casa un gruppo di persone che mi aiutassero a preparare il selftape. Io e Simona Tabasco eravamo sul set di Doc mentre studiavamo entrambe per i provini di Mia e Lucia, e ci siamo divertite così tanto che le dicevo: “Simo’, ma ci pensi se questa cosa succede davvero?”.

Mi piace l’idea di chiedere a un’attrice che debutta in una serie internazionale pluripremiata: quanto ti è tornata utile l’esperienza della lunga serialità italiana?

Il set di Doc mi ha insegnato a mantenere una concentrazione costante con dei ritmi sempre incalzanti, perciò quando sono arrivata a girare The White Lotus ero allenata. Però era un lavoro del tutto diverso, perché dal dramma sono passata alla commedia. Mi sembrava di essere tornata a Londra, con il mio direttore di accademia che ci ricordava di essere liberi e spontanei. Bisognava che trovassi delle cose mie da portare nel personaggio, per renderlo comico ma anche unico. L’obiettivo era che Mia e Lucia tenessero sempre un’energia molto alta nell’economia della storia. Io dico sempre che sono come due biglie che vengono lanciate in questo albergo di lusso per alterare gli equilibri delle famiglie…

E tu, guarda caso, sei una biglia che canta e suona il piano.

Tutto in live session. Per la prima volta mi stavo esibendo dal vivo con un pianoforte a coda, e lo stavo facendo davanti a tutti, su un set americano così importante. Ero preoccupata ma il regista voleva che la performance fosse reale, anche con dei piccoli errori e dei momenti di respiro. È stato liberatorio, mi ha fatto staccare dall’idea di dover sempre ottenere la performance perfetta: ho sacrificato la perfezione in cambio della verità.

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Foto di Roberta Krasnig; Stylist Stefania Sciortino; Makeup Ilaria di Lauro per IDLMakeup; Capelli Adriano Cocciarelli per Harumi; Prodotti per capelli: Body e Sun Schwarzkopf Professional