Un’avventura, il musical sui pezzi di Battisti e Mogol

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A San Valentino i film sull’amore non mancano mai tra le uscite in sala, ma quest’anno Lucky Red vuole spiazzare tutti con un progetto ambizioso e molto originale. Un’avventura, nuovo film distribuito ma anche prodotto dalla factory di Andrea Occhipinti insieme a Los Hermanos e Rai Cinema, ci porta in un paese della Puglia negli anni ’60. Matteo e Francesca devono separarsi perché lei, ventenne con la voglia di scoprire il mondo, parte per l’Inghilterra. Invece lui, meccanico e un po’ provinciale, non riesce a slegarsi dalla famiglia e dalla sua piccola realtà. Tutto cambierà con gli anni e i lustri. Il ritorno di lei, la partenza insieme per Roma, il lavoro di entrambi e la fortuna musicale di lui. Costruito sui pezzi evergreen di Lucio Battisti e Mogol, questo lavoro unico nel panorama italiano amalgama il linguaggio del musical americano a quello del musicarello italiano anni sessanta.

Nei panni dei protagonisti abbiamo Michele Riondino e Laura Chiatti, che per l’occasione cantano pezzi indimenticabili riadattati da Pivio & Aldo De scalzi alle esigenze narrative di una storia d’amore lunga e piena di ribaltamenti. Ci mette il suo zampino anche Luca Tommassini, che con le sue coreografie e i suoi corpi di ballo più eterogenei che mai ricompone il linguaggio musicale su un livello molto dinamico. Così Acqua azzurra, acqua chiara diventa prima una danza dolorosa e triste sotto la pioggia, per poi sbocciare in un inevitabile reprise pieno di vitalità; mentre Non è Francesca si trasforma in un enigmatico tango della gelosia; e Uno in più anima una festa in spiaggia con un’energica sezione ritmica di percussioni e la messa in scena da figli dei fiori che strizza l’occhio a capostipiti del musical moderno come Hair.

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Alla regia abbiamo Marco Danieli, reduce da La ragazza del mondo, premiata opera prima di taglio ben più drammatico e coi piedi puntati sulla realtà. Per Un’avventura il cambio di registro risulta totale, repentino, sfida dietro la macchina da presa che il regista di Tivoli riesce a vincere con il minimo sforzo. La sua macchina da presa infatti non è dinamica come quelle di Rob Marshall per Chicago o di Damien Chazelle in La La Land, ma nella sua compostezza risulta sufficiente a raccontare la storia d’amore tormentata di Matteo e Francesca. Le complicità più preziose per questo traguardo gli arrivano dalle danze di Tommassini e soprattutto dalle musiche iconiche.

Invece il rapporto vocale tra i due attori a volte ricorda quasi i protagonisti di Grease, anche se Riondino, già rocker quando fuori dal set, ci mette del suo. A livello canoro quanto a esperienza d’attore. Proprio 10 anni fa usciva Dieci inverni, una love story più classica, non musicale, dove lui protagonista si lasciava e si riprendeva diverse volte con l’amore della sua vita. Gli abbiamo ricordato il film durante la conferenza stampa e lui ha aggiunto che era stato scritto proprio dalla stessa sceneggiatrice di questo musical, Isabella Aguilar. “Dieci inverni lo si ricorda sempre piacevolmente. In questa storia c’è qualcosa di quella narrazione, ma in più qui c’è il contributo delle canzoni di Mogol e Battisti, quindi tutto il materiale necessario per raccontare una storia d’amore vera, reale”. Ha spiegato l’attore. “Una storia d’amore che deve passare sui cadaveri e i residui di altre storie, quindi attraverso delusioni e tradimenti. È questo l’elemento importante di questo film”.

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Un’avventura non è però solo dramma sentimentale che vuole struggere. Porta anche i tratti della commedia romantica, con gli innesti spiritosi offerti dai due amici spalla di Matteo/Riondino: tracce di humor da musicarello come le parlate pugliesi col fare leggero e sempre pronto alla battuta che rinfresca il tutto. Una fortuna, altrimenti si sarebbe virato sul melodrammone alla Love Story.

Infine, la trovata inedita di coinvolgere Mogol con la sua discografia per un’operazione vagamente simile a quella di Across the Universe sui Beatles costituisce un’altra sperimentazione ardita di Lucky Red sul cinema italiano che guarda l’internazionale senza chinare il capo. Anzi, stavolta il capo ce lo ha fatto volgere pure verso l’alto facendoci domandare a Mogol cosa avrebbe pensato Lucio Battisti del film, che sempre in conferenza ha rivolto un pensiero al suo amico. “Lucio cercava di assimilare il contributo artistico di tutti i più grandi del mondo. Passava la vita ad ascoltare e analizzare. Secondo me gli sarebbe piaciuto perché è una storia moderna e attaccata alla vita”.