Fino all’inferno o The End? Ad agosto il cinema italiano è di genere

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Sono solamente due i film italiani in sala ad agosto. Diretti da giovani registi autoriali dediti al cinema di genere. Cominciamo con l’uscita del 2 agosto. Fino all’inferno è l’opera di Roberto D’Antona. Attore, sceneggiatore e regista, tira le fila di un crime, o di un gangster movie ad esser più classicheggianti, ammicca alle Iene tarantiniane quanto alla serie tv Breaking Bad. Il suo nuovo lavoro si piomba di proiettili anche per mano di killer glaciali e implacabili in stile Terminator e Matrix e condisce le mirabolanti disavventure di questa banda di rapinatori scapestrati fino a scovare tracce di sci-fi. D’Antona, tentato da sirene d’oltreoceano, americanizza pure i nomi dei suoi rapinatori facendo il protagonista, Rusty, criminale di periferia che con una batteria di mezze tacche si ritrova a vendicare un amico fronteggiando boss di zona e strani esperimenti genetici.

Il gusto del cinema americano, della battutaccia grassa e delle pistolettate facili rende molle il ventre di questo film a tante tentazioni. Ci si allunga in un inseguimento/fuga dove i risvolti e i supponibili climax si susseguono copiosi, per questo non ci troviamo di fronte a una piena maturità autoriale né a esecuzioni impeccabili. Però la voglia di mettersi in gioco e di buttarsi nella macchina cinema divertendosi fa di questo lavoro uno strano animale abbastanza apprezzabile. Tanti i momenti ilari, anche se a volte il buon gusto corre via senza troppo senso, caricando anche il lato trash. In conclusione, pur con attori che non brillano e nonostante i troppi sogni di rock’n’roll che zavorrano il pastiche, Fino all’Inferno tira fuori tanti di quei conigli dal cilindro, e pure se non perfetti non si riesce a non volergli un po’ di bene. Forse le molteplici idee narrative sarebbero bastate per un’intera trilogia con narrazioni più asciutte. Peccati di gioventù? Il tempo ci risponderà.

Esce invece il 14 agosto, praticamente a Ferragosto, uno dei film più fuori dagli schemi che sia mai stato adottato da 01 Distribution negli ultimi anni. Ve la immaginate Roma decimata da un’epidemia zombie? Lo ha fatto Daniele Misischia, filmaker di genere, nello specifico horror. Per il suo The End? L’inferno fuori prende Alessandro Roja e ce lo riconsegna inamidato businessman fedifrago e senza scrupoli. Poco prima di un importante incontro di lavoro, nel palazzo della sua company, l’ascensore si blocca e da lì inizia un calvario di ammazzamenti e claustrofobia denso di adrenalina, morti viventi e sangue infetto. Tutto accadrà esclusivamente all’interno e intorno a questa trappola invalicabile. Solo uno spiraglio per le porte bloccate lo collega all’esterno: un corridoio che gli mostrerà l’orrore di scelte estreme per sopravvivere.

Compagno di viaggio negli inferi sarà il poliziotto impersonato da Claudio Camilli, caratterista faccia nuova che troverà sempre più spazi nel cinema italiano. Altre presenze nel cast Euridice Axen e anche se solo in voce Carolina Crescentini. Progetto prodotto dalla Mompracem dei Manetti Bros e Rai Cinema, The End? approfitta del deserto ferragostano per mettersi alla prova in un grande circuito distributivo. Il Dna da horror anni ’70-’80 c’è, quindi anche quelle imperfezioni che lo sporcano rendendolo già vintage nella sua confezione. Di riferimenti estetici ai grandi registi del genere di quegli anni ce ne sono molti, ma il tocco italiano di ambientare un’apocalisse a Roma rappresenta la vera cifra della sua singolarità. Per due ore sembrerà di essere tornati ai tempi precedenti anche lo Zio Tibia, quando l’horror era un giocattolo tagliente, più smaliziato e meno mainstream, che alle sensazioni forti ci puntava dritto e senza troppi orpelli.