Drive Me Home, l’opera prima di Simone Catania

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Un po’ come i due protagonisti di Drive Me Home, in passato il trentottenne Simone Catania ha girato molto e avuto varie esperienze all’estero. Nato a Cantù nel 1980, origini siciliane, Simone ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Torino e poi ha lavorato nel mondo della produzione cinematografica sia a Roma, dove ha realizzato i suoi primi cortometraggi, che fuori dall’Italia, soprattutto a Londra. Proprio nella capitale britannica, in cui ha vissuto per diversi anni fino al 2011, è nata l’idea embrionale per il suo primo film da regista, sceneggiato a quattro mani insieme a Fabio Natale. A Torino, dove tuttora vive e lavora, Simone ha anche fondato la casa di produzione indipendente Indyca, con cui finora ha prodotto prevalentemente documentari, i più noti dei quali sono Ibrahimovic – Diventare leggenda, che racconta gli inizi della carriera del campione di calcio svedese, e Happy Winter, spaccato di vita dei bagnanti della spiaggia palermitana di Mondello, presentato fuori concorso a Venezia nel 2017.

[questionIcon] Da dove nasce l’idea del film?

[answerIcon] Tutto parte un po’ dalla mia esperienza personale. Ho vissuto per diverso tempo fuori dall’Italia e a un certo punto, superati i trent’anni, ho deciso di tornare nel nostro paese. Avevo l’esigenza di raccontare quel particolare sentimento proprio di chi si rimette in discussione a un’età in cui i giochi della vita sono stati quasi fatti, ma non ancora del tutto, dopo aver avuto modo di conoscere altre culture ed essere per questo in grado di entrare davvero in contatto con le sue origini, apprezzando di nuovo ciò che aveva abbandonato. In Drive Me Home tutto ciò viene narrato attraverso una storia d’amicizia e il racconto di un confronto tra due persone che per ragioni diverse hanno voluto lasciare l’Italia seguendo percorsi differenti. Una storia, fra l’altro, ispirata a eventi realmente accaduti, anche se non a me.

[questionIcon] Tra Marco D’Amore e Vinicio Marchioni c’è un’evidente alchimia sullo schermo. Che tipo di lavoro hai svolto con loro?

[answerIcon] Collaborare con Marco e Vinicio è stato stupendo e direi che si tratta di una delle più belle esperienze che abbia mai fatto. Già durante i provini, ho rivolto a entrambi delle domande molto personali per capire quali fossero stati i reali conflitti nella loro vita. Su queste basi, come regista, ho poi deciso di concentrarmi non tanto su quello che c’era scritto nel copione, ma piuttosto sulle emozioni che ne scaturivano, emozioni che in qualche modo già appartenevano loro. Marco e Vinicio sono persone splendide ed estremamente umane, oltre che professionisti dotati di grande talento, e hanno vissuto in maniera molto intensa l’esperienza del set. Tutte le sfumature e i diversi livelli di lettura che ho cercato di comunicare loro, li hanno raccolti immediatamente e restituiti in maniera superba.

[questionIcon] Qual è stato invece il tuo approccio al videoclip di Così sbagliato, brano de Le Vibrazioni in collaborazione con Skin?

[answerIcon] Quando Francesco Sarcina de Le Vibrazioni mi ha chiesto di occuparmi della regia, ciò che mi interessava era realizzare in quel contesto una sorta di prequel del film utilizzando il girato che in fase di montaggio avevamo deciso di escludere. In questo modo potevo infatti raccontare ciò che accade prima di quanto si veda nel film. Drive Me Home parla di due uomini, in passato amici molto stretti, che non si vedono da quindici anni poiché qualcosa ha portato alla rottura del loro rapporto e inizia con uno dei due, Antonio, che ritrova l’altro, Agostino. Nel videoclip viene invece mostrata la vita all’estero di Antonio, intento a sbarcare il lunario, e la sua ricerca dell’amico. In seguito, abbiamo deciso di espandere il racconto sviluppato nel video musicale in quattro clip diffuse online prima della distribuzione del film.

[questionIcon] Ci spieghi meglio che cosa sono queste clip?

[answerIcon] In pratica in esse è approfondito ciò che già nel video musicale si intuisce. Quest’ultimo racconta una storia legata a un’emozione che ha molto a che fare con la canzone, mentre le clip sono più narrative e conterranno anche delle scene inedite. Vediamo Antonio che a trent’anni passati ha difficoltà economiche e, per un problema legato alla sua terra di origine, decide di andare a ritrovare l’amico, l’unico che sente possa realmente aiutarlo. Con le clip in qualche modo il film inizia sul web e il pubblico ha già un’idea del mood di Drive Me Home, che comunque sarà autonomo sul piano narrativo.