Figli come noi: cinque storie che hanno sconvolto l’Italia

Figli come noi
"Figli come noi", ogni riferimento a cose o a persone realmente esistite non è affatto casuale.

Sole e Baleno. Federico. Katiuscia. Giuseppe. Stefano. Figli come noi. Cinque drammatiche storie che dal 1998 a oggi hanno sconvolto l’Italia, facendo discutere e dividendo l’opinione pubblica. Se la vittima era sotto la custodia dello Stato, la ricerca di un colpevole si fa complessa, i dubbi si insinuano, prove e testimonianze sono difficili da reperire. Tutti ne parlano, tutti si schierano, e la verità sembra allontanarsi sempre più. Con sensibilità d’artista, Rosso Fiorentino quella verità ha voluto guardarla dritta negli occhi e ha sentito l’urgenza di comunicarla, senza filtri. Trascinando lo spettatore dentro i fatti e lasciando a lui il giudizio finale. Tra realismo e simbolismo, tra realtà e trasfigurazione, Figli come noi si colloca nel panorama cinematografico come un’opera necessaria e non più rimandabile, per dare voce a chi non può più raccontare la sua storia. Perché non c’è peggior assassino del silenzio.  

Sei vittime nelle mani dello Stato. Cinque storie di ordinaria indifferenza. Cinque storie ispirate ad altrettanti fatti reali, cinque storie di custodia da parte dello Stato. E di morte. Senza mai dichiarare apertamente i nomi, Rosso Fiorentino firma un film di denuncia sociale raccontando le storie vere di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi, ragazzo ferrarese fermato dalla polizia mentre tornava a casa e poi assassinato; Sole e Baleno, coppia d’anarchici che finì con il suicidarsi in carcere; Katiuscia Favero, arrestata per un piccolo furto e rinchiusa in un manicomio criminale, dove venne trovata morta dopo aver subito abusi e violenze: ne avevano inscenato il suicidio; Giuseppe Uva, fermato dalla polizia di Varese perché ubriaco, poi seviziato e ucciso.  

Figli come noiZone d’ombra della cronaca italiana, alcune rimaste insabbiate e altre risolte da casi giudiziari che hanno portato alla luce la verità, dopo anni. The Submarine ha definito Figli come noi «Cinema con la C maiuscola», Post.it «un film di denuncia civile, ancor più meritorio in quanto indipendente e auto-prodotto», girato tra Roma e un ex ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli, con un budget quasi nullo. Nocturno ne ha parlato come di «un duro atto di accusa contro gli abusi di potere della polizia» come non si vedeva «dai tempi dello scioccante Diaz di Daniele Vicari», trovando in Rosso Fiorentino «un regista dotato di un’impronta sempre personale», abile nell’evitare «ogni sorta di enfasi per restituire le storie in tutta la loro tragicità».  

Dopo aver ricevuto il sostegno di Ilaria Cucchi e Claudia Budroni, due sorelle simbolo della lotta per la giustizia, Figli come noi arriva da oggi su Amazon Prime Video, distribuito dalla società internazionale Direct to Digital. Un traguardo su più fronti: per il cinema indipendente, per quello di denuncia e per tutte le storie raccontate da Rosso Fiorentino.